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Enjoy your drawing, a ognuno il suo campo da gioco

Elena Albanese
L'applicazione, realizzata durante i laboratori di rigenerazione urbana, consente di mescolare colori, forme e simboli della città. La Capagrossa: «È una palestra contro l'abitudine»
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Enjoy your drawing è un progetto nato dalle necessità misurate durante il laboratorio di rigenerazione urbana Nóvǝ nóvǝ nóvǝ, in cui i bambini hanno espresso il desiderio di avere più spazi per il gioco e lo sport.

«Durante la mappatura dell’abbandono – ci spiega Ivan Iosca de La Capagrossa, associazione che ha organizzato gli incontri – abbiamo individuato diversi spazi liberi in attesa di essere mutati. Con loro (i bambini, ndr) abbiamo sempre definito i punti in cui avrebbero gradito sviluppare queste attività. Con il Lab dei grandi, poi, abbiamo preso in carico le loro necessità».

Ed è così che nasce la versione beta del sistema, un modo per immaginare spazi ludici sempre differenti. Rispondendo a dieci curiose domande, infatti, ognuno può creare il proprio personalissimo campo da gioco, fatto di colori e forme, ma anche di simboli ricavati dalla città: il frontone della Cattedrale, la sezione delle sue colonne, le luminarie, la focaccia, l’oliva, gli antichi vasi greci, addirittura i Santi… Un’immagine che potenzialmente potrebbe apparire su una qualunque distesa di asfalto, permettendo di divertirsi e interagire creando sempre nuovi scambi e nuove regole.

Perché «nei laboratori era chiaro questo: che sì, c’è bisogno di più spazi per il gioco; che no, i campi da gioco non devono essere solo da calcio e che si può giocare ovunque, qualche ora al giorno, mantenendo un principio diventato caro ai piccoli, quello della multifunzionalità».

Al momento «non ci sono ancora applicazioni pratiche, ma sperimentazioni possibili. Enjoy your drawing è un bellissimo lavoro iniziato con i bambini e terminato con i grandi di Nóvǝ nóvǝ nóvǝ. È una palestra contro l’abitudine, contro l’inerzia, contro la sottomissione. Serve ad allenare cittadini consapevoli, costruttori di cambiamento. Soprattutto serve a colorare le periferie, a rendere i luoghi che indaghiamo più felici. Ecco, in questo periodo in cui le strategie del terrore son sempre più emergenti, della felicità non possiamo privarci.

Il messaggio è che è possibile giocare con la città senza lamentarsi, un po’ come facevamo noi da piccoli: quando i campi di calcio non c’erano, ce li disegnavamo!», conclude Iosca.

martedì 14 Agosto 2018

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