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Roberto Colella: «Ho fatto diventare un lavoro il mio amore incondizionato per la musica»

Elena Albanese
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La Vulnerabilità della Bellezza teaser
Nato a Ruvo, 36enne, vive a Roma dal 2009. È un tecnico del suono free lance specializzato in presa diretta. A giugno ha partecipato a 10 HeartZ, progetto svoltosi nelle città marchigiane colpite dal sisma
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Roberto Colella è nato a Ruvo e ha 36 anni. Dopo la maturità classica conseguita nel 2000 a Corato è andato via dalla Puglia.

Si è laureato all’Università degli Studi di Siena in Scienze della comunicazione e quindi in Radiofonia e linguaggi dello spettacolo e del multimediale. Ha poi fatto parte di redazioni radiofoniche per ben 15 anni, prima a Radio Facoltà di Frequenza, la prima emittente universitaria nata a Siena nel 2000, e poi a Radio Popolare Roma, dove ha condotto per quasi un decennio, fino al 2015, “La cantina del rock”, una trasmissione legata ai suoni del rock underground.

Dal 2009 vive a Roma. Di mestiere fa il tecnico del suono. È un free lance specializzato in presa diretta, opera in produzioni audiovisive legate al mondo del cinema, della tv e del web, sia fiction che documentari. Ma non solo, come ci racconta lui stesso: «Sono anche musicista, bassista della formazione Big mountain county e lavoro come tecnico del suono in ambito musicale, di registrazione e missaggio di dischi e nell’ambito dell’arte sonora».

Una passione, la sua, nata durante l’adolescenza. «Sono sempre stato appassionato al suono e alla musica, ho fatto parte di moltissime formazioni musicali, lavorato in comunicazione e in altri ambiti. Alla fine ho provato a far diventare un lavoro il mio amore incondizionato per la musica e per la registrazione. Ad oggi posso dire di esserci riuscito».

Dal 15 al 22 giugno scorsi, ha partecipato a “10 HeartZ – suono del battito del cuore e della terra”, un’idea di Arci Macerata e Arci Ancona realizzata in collaborazione con Kindustria di Matelica e finanziata da Mibact e Siae nell’ambito del bando “Sillumina – copia privata per i giovani, per la cultura”. Attraverso una call nazionale, che ha raccolto 26 candidature da tutta Italia, sono stati selezionati cinque tra formazioni e artisti, i quali hanno prodotto le loro creazioni inedite vivendo nelle città dell’entroterra maceratese colpite dal sisma del 2016, ospiti nelle aziende agricole e nelle case dei residenti.

Un’esperienza più unica che rara, che il nostro ha sperimentato collaborando per Persian pelican, il progetto musicale di Andrea Pulcini da San Benedetto del Tronto. Insieme a loro, anche Paola Mirabella di Catania. «Siamo legati da una profonda amicizia e da grande stima. Adoro il progetto e il songwriting di Andrea e in questa settimana di residenza artistica sono stato il fonico che ha registrato le canzoni arrangiate durante la permanenza. Persian pelican unisce alla forma canzone un’attitudine sonora senza tempo. I suoi brani sono gemme che a mio parere ridanno ossigeno a una scena musicale asfittica, plastificata e con poco o nulla da dire, come quella contemporanea».

Il tema della residenza era legato alla figura di Rosa Balistrieri, cantautrice di vere e proprie riot songs ante litteram nella Sicilia di mezzo secolo fa.

«10 HeartZ – prosegue Roberto – ha costituito per me un’esperienza importante. Lavoravamo nell’azienda agricola Scolastici, presso Macereto. Registravamo dentro una yurta, una tenda mongola divenuta simbolo di resistenza e di lotta sul territorio, perché il proprietario dell’azienda, Marco Scolastici, vi ha vissuto a lungo dopo il terremoto, superando un inverno durissimo e continuando a lavorare tra mille difficoltà. A tal proposito uscirà un libro per Einaudi nel prossimo mese di settembre.

Eravamo con strumenti e microfoni in questo luogo chiuso che suonava particolarmente bene e ha reso le registrazioni molto belle e con un suono unico. Eravamo circondati di bellezza: i monti Sibillini e prati e pascoli con tantissimi animali. Il proprietario dell’azienda arrivava nel bel mezzo delle registrazioni con formaggi appena fatti o stagionati in grotta e ricotta ancora calda. Insomma, cosa si può volere di più?

Non conoscevo il territorio – prosegue Roberto – e per una pura coincidenza mi sono trovato nell’ultimo mese a lavorare nella zona dei Sibillini per progetti diversi, ma legati entrambi alla rinascita della zona e delle comunità dopo il terremoto del 2016.

Oltre alla residenza, sono stato il fonico in presa diretta di un documentario che si intitola “La vulnerabilità della bellezza”, per la regia di Manuele Mandolesi», di cui è già disponibile il suggestivo teaser .

Sono posti bellissimi – conclude -, che hanno conosciuto una tragedia terribile, ma popolati da persone con una grande dignità e voglia di rinascita».

mercoledì 11 Luglio 2018

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