Una fiumana colorata e chiassosa, formata dai bambini dei centri estivi ruvesi, ha pacificamente invaso ieri le strade della città, al grido di “Restiamo umani!”, per convergere poi in una piazza Matteotti addobbata a festa per l’Ottavario, dove è stata degnamente celebrata, con momenti di brio alternati a meditazione, la “Giornata del rifugiato”.
Oggetti simbolo sono state delle barchette di carta, di colori e dimensioni diverse, regalate ai passanti, inserite nei tergicristalli delle auto, attaccate ai portoni e alle insegne dei negozi. Su ognuna di esse una frase, un augurio, un messaggio di benvenuto per chi giunge nei nostri territori lasciando dolorosamente casa e spesso famiglia per fuggire da una vita d’inferno.
A intrattenere i ragazzi, poi, ci hanno pensato le esibizioni dei giovani percussionisti della scuola Bembè e del coro di ragazze ospiti di un progetto per minori stranieri non accompagnati, ma anche una bella testimonianza di accoglienza “al contrario”, quella della coratina Antonella De Benedictis, che trent’anni fa ha approfondito la conoscenza dei primi marocchini giunti nel suo paese, recandosi nelle loro case, bevendo tè e fraternizzando con loro.
Anche noi «dobbiamo essere una comunità accogliente», ha ribadito l’assessore alle Politiche sociali e vicesindaco Monica Montaruli dall’altare diventato palco per gentile concessione del comitato Feste patronali. E con questa iniziativa, straordinariamente organizzata in circa dieci giorni, «stiamo dando un segno forte che fa molto rumore».
«Non possiamo girarci dall’altro lato quando qualcuno ha bisogno», le ha fatto eco il primo cittadino Pasquale Chieco, dopo aver assistito alla manifestazione mischiato tra la folla. Che poi ha citato la frase scritta col pennarello sulla maglietta di uno dei tanti animatori presenti: “Sono uomo. Nessun uomo mi è estraneo”.