La siccità e i picchi di calore che si stanno verificando ormai da giorni in Puglia e in tutto il Mezzogiorno determinano la necessità di un urgente intervento da parte delle Istituzioni per affrontare una situazione che, a detta degli esperti e secondo l’esperienza diretta degli agricoltori, sta perdendo velocemente i connotati della contingenza. È questo il grido di allarme di Confragricoltura Puglia contenuto in una nota.
Per ritrovare una situazione di uguale gravità – prosegue il comunicato -, è necessario risalire a più di vent’anni fa. Le temperature stanno registrando picchi fuori dal normale, con punte di 35 gradi nelle ore notturne, per superare i 40 gradi di giorno nelle campagne.
«Siamo di fronte a un problema gravissimo – afferma Donato Rossi, presidente di Confagricoltura Puglia – che non può essere affrontato soltanto con soluzioni tampone. È necessario mettere in campo azioni strutturali ed efficaci sul lungo periodo, perché il problema non sembra destinato a risolversi, ma ad aggravarsi».
La richiesta dello stato di calamità – Il primo e urgente intervento che Confagricoltura Puglia richiede è la dichiarazione dello stato di calamità. «Il fatto che gli invasi pugliesi continuino a essere relativamente pieni – dice Rossi – non è garanzia di salvezza delle colture. Il calore eccessivo sta letteralmente cuocendo i prodotti direttamente in campo. Penso agli ortaggi, alla frutta, all’uva da tavola».
Confagricoltura Puglia chiede inoltre che sia avviato un confronto fra le istituzioni, le organizzazioni e tutti i soggetti interessati perché si addivenga a un piano complessivo per affrontare in maniera mirata gli evidenti effetti sul territorio dei drastici cambiamenti climatici in corso.
«Bisogna intervenire con strumenti integrati – conclude Donato Rossi – che vanno dall’adeguamento dei Piani irrigui regionali a una revisione complessiva di forme d’incentivazione specifica in aggiunta a commisurate coperture assicurative. Persino gli strumenti previsti dal Psr 2014-202, rispetto al quale peraltro non si può fare a meno di stigmatizzare il ritardo nell’attuazione, risultano inadeguati alle esigenze che stanno sorgendo in questa particolare fase. Interventi studiati in modo compiuto e concertato: questo serve. E non c’è più tempo da perdere”.