Attualità

Massimiliano Gadaleta, «artigiano digitale»

Elena Albanese
​Nato a Torino da genitori ruvesi, appassionato di informatica ma non di social network, utilizza «la tecnologia per migliorare la vita​». Ha inventato BioPass, che aiuta al corretto uso delle password​
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Massimiliano Gadaleta è nato a Torino da genitori di origine ruvese, che hanno deciso di rientrare nel loro paese quando lui era adolescente. Un luogo che poi è diventato la sua casa, ma la cui scelta, «crescendo, non ho sempre condiviso», mi confida all’inizio di questa intervista.

Ormai è «entrato negli “anta” da un po’, ma la smania di capire come funzionano le cose è rimasta la stessa di quando ero ragazzino», dice.

Ha frequentato l’istituto tecnico industriale, poi un professionale sempre con indirizzo informatica. Ma «la scuola, ai miei tempi, per chi sceglieva un indirizzo tecnologico, era abbastanza noiosa. Per esempio, al terzo anno dell’itis di Andria, chi sceglieva informatica non poteva nemmeno fare pratica, perché non c’erano computer funzionanti». Ma le difficoltà non sono riuscite a scalfire la sua passione, che lo rende un antesignano di quello che oggi definiremmo uno “smanettone”. «A 15 anni – racconta -, con il Commodore 64 (l’home computer dell’epoca) e l’aiuto di un libro, ho realizzato il mio primo programma in linguaggio Basic».

Col trascorrere degli anni, ha trasformato questa passione in un lavoro. Si definisce un «artigiano digitale, quello che gli anglofoni definiscono un maker. Mi capita spesso di lavorare sia sull’aspetto hardware che su quello software. A volte realizzo progetti sperimentali che divulgo attraverso un blog personale e un canale Youtube».

È un libero professionista che collabora con diverse aziende. Le sue idee «nascono da esigenze personali o da richieste specifiche. Capita spesso di sperimentare prodotti nuovi solo per comprenderne potenzialità e limiti. Di solito vende i suoi prodotti «a privati e liberi professionisti, ma è capitato anche che alcune mie creazioni siano diventate parte di progetti più grandi, sviluppati da aziende italiane in Turchia ed Egitto», e «seppur non sempre gli affari vanno come vorrei, sono fiducioso in un futuro più roseo».

L’intento di Massimiliano «è sempre quello di utilizzare la tecnologia per migliorare la vita, mi preoccupa invece quando questa condiziona e stravolge alcuni aspetti della nostra esistenza. Ad esempio, sono una delle poche persone appassionate di informatica “allergica” ai social network – ammette -. In questa rivoluzione ci sono più aspetti negativi che positivi; si dovrebbero modificare immediatamente alcuni meccanismi dannosi ma, come spesso accade, ci sono in ballo grossi interessi commerciali che non permettono di fare la cosa giusta».

Se gli si chiede quali sono i prototipi di cui va più fiero, risponde «tutti o nessuno in particolare. Chi si occupa di innovazione deve sempre tener conto che può riuscire a portare a termine un progetto bellissimo, innovativo, rivoluzionario, di cui andare veramente fiero, ma poi scontrarsi con un mercato pigro, disinformato, poco predisposto all’innovazione, che non ne permette il decollo. Oggi ci sono tante start-up italiane che lavorano su idee veramente geniali, ma restano ferme al palo; purtroppo si fa ancora troppo poco per incentivare l’innovazione».

E cosa interessa davvero la gente? «Ciò che è di moda, non sempre quello che è utile. Spesso risulta più facile far comprendere l’utilità di alcune innovazioni ai professionisti». Per rendere il senso di queste parole, fa un esempio legato a ciò su cui sta lavorando in questo periodo: BioPass, un modulo biometrico che aiuta le persone nella corretta gestione delle proprie password attraverso le impronte digitali. «Quando ho deciso di dedicare del tempo a questa idea, sapevo che poteva non essere un oggetto richiestissimo. Come si suol dire, “la gente installa un allarme solo quando ha subìto un furto in casa”. Allo stesso modo vige il cattivo costume nella gestione delle password dei vari account personali: se ne usano spesso di troppo semplici, addirittura la stessa per tanti siti diversi. Nonostante oramai tutti mettano in guardia gli utenti sulla pericolosità di queste cattive abitudini, non c’è la percezione del problema, di conseguenza non si cercano soluzioni».

Ma il progetto a cui tiene di più, «che ho veramente a cuore e a cui sto lavorando da qualche mese, è quello che permetterebbe di rendere più pulite le strade cittadine, risparmiando migliaia di alberi che ogni anno diventano carta inutilmente. Sto creando un gruppo di lavoro nazionale per riuscire ad avviarlo simultaneamente a breve in tutta Italia, affiancandolo al portale www.LoRegaloMaNonLoButto.it che ho creato sette anni fa».

martedì 24 Ottobre 2017

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