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Legumi al glifosato dal Canada, Coldiretti: “Lenticchia di Altamura Igp esempio virtuoso”

La Redazione
Import in crescita del 16%. ​Nelle prossime settimane l'associazione di agricoltori organizzerà iniziative di comunicazione e sensibilizzazione anche nell'ambito della grande distribuzione organizzata​
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«In crescita di un ulteriore 16% l’import di legumi dal Canada, dove viene usato il glifosato in fase di preraccolta, secondo i dati Istat provvisori, con un pacco di lenticchie, ceci e piselli su tre in Italia che è straniero – denuncia Coldiretti Puglia -, ma il consumatore non lo sa.

Nel 2017 le importazioni dal Canada, secondo dati ancora parziali, hanno superato i 292.265 quintali, contro i 251.996 del 2016. L’Italia deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare e fare in modo che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino anche l’ingresso di prodotti stranieri trattati con modalità analoghe, come grano, lenticchie, piselli e ceci – spiega il presidente regionale dell’associazione Gianni Cantele -. In Italia resta il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione o da “gruppi vulnerabili” quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili e aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche in campagna in preraccolta».

Nelle prossime settimane Coldiretti organizzerà iniziative di comunicazione e sensibilizzazione anche nell’ambito della grande distribuzione organizzata, con la collaborazione del Consorzio di tutela e valorizzazione della lenticchia di Altamura Igp, che con lungimiranza ha messo in rete centinaia di agricoltori impegnati nella coltivazione di migliaia di ettari di terra, aziende di lavorazione delle sementi, grossisti, confezionatori, per offrire ai consumatori un prodotto di qualità certificato.

«Nel 2017 sono stati importati anche 24.223 quintali di lenticchie, piselli e ceci dalla Cina, oltre a un massiccio quantitativo dal Kazakhstan. Prodotti che una volta arrivati nel Bel Paese divengono “made in Italy”. Ogni giorno rischiano di finire nel nostro piatto alimenti di bassa qualità̀ o addirittura tossici provenienti da altri Paesi, come dimostrano i ripetuti allarmi e sequestri -aggiunge il direttore Angelo Corsetti -. Un’etichetta chiara che indichi l’origine degli ingredienti consente di prevenire e combattere gli scandali alimentari che mettono in pericolo la nostra salute».

Per Corsetti è necessario un cambio di passo anche dell’Europa, «per fermare le speculazioni sul cibo, difendere la nostra salute e tutelare il meglio del cibo italiano. Per questo abbiamo lanciato la petizione #stopcibofalso e la raccolta di migliaia di firme per l’etichettatura obbligatoria».

Secondo Coldiretti i nuovi regolamenti dell’Ue fanno un passo indietro dal punto di vista della trasparenza e delle tutele per i consumatori. L’etichetta di origine obbligatoria permette di contrastare le agromafie e le grandi multinazionali del cibo che hanno interesse a occultare l’origine delle materie prime. L’indicazione di origine degli ingredienti consentirebbe di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia.

La Puglia è patria di legumi alla base di note preparazioni gastronomiche. È un comparto che conta una produzione annua di 159mila quintali per un valore di oltre 13 milioni di euro di Produzione lorda vendibile (Plv).

martedì 15 Maggio 2018

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