Attualità

Festa col Papa per i 50 anni del Ciofs

Elena Albanese
Il ​Centro italiano opere femminili salesiane​ inaugura negli anni '70​ le attività a Ruvo, oggi una delle tre sedi attive in Puglia,​ con i primi corsi di sartoria sotto la direzione di suor Rina Sergi​
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Il Ciofs, Centro italiano opere femminili salesiane, nasce 50 anni fa in Italia e concretizza, anche un po’ precorrendo i tempi, la volontà di madre Maria Mazzarello di dare un futuro formativo e lavorativo alle donne, in un periodo in cui queste ultime erano spesso relegate in casa, senza troppe aspirazioni.

In Puglia, regione che ospita oggi tre sedi, Taranto, Martina Franca e Ruvo di Puglia, il Ciofs/Fp opera dal 1963, ma è nel 1967 che assume l’attuale denominazione. Negli anni ‘70, nello storico istituto Sacro Cuore, si sviluppano i primi corsi di sartoria, sotto la direzione di suor Rina Sergi.

Oggi il Ciofs/Fp è un’istituzione che, non perdendo lo spirito iniziale, è presente in 11 regioni italiane con ben 60 centri e forma annualmente a livello nazionale 16mila tra ragazze e ragazzi provenienti da 77 nazioni diverse, ai quali insegna un mestiere, immettendo con successo nel mondo del lavoro – anche attraverso numerosi stage, eventi ed esperienze dirette sul campo – idraulici, meccanici, amministrativi, cuochi, camerieri, addetti alle vendite, grafici, estetisti e molte altre figure ancora.

Un traguardo importante, quello del mezzo secolo di vita, che è stato festeggiato, lo scorso 3 aprile, insieme a Papa Francesco. 120 tra direttrici – in carica e non – e operatori si sono infatti incontrati a Roma per l’udienza col Pontefice. La delegazione pugliese era composta da una trentina di persone, di cui tre (con parte della famiglia al seguito) a rappresentare la sede di Ruvo di Puglia: la tutor Antonella Bruno, l’orientatrice Rosamaria Catalano e il segretario Luigi Di Franco.

«Il Papa ha detto che in questa società si parla spesso con aggettivi, invece dobbiamo pensare ai sostantivi che sono dietro, o meglio davanti a quegli aggettivi – ci ha raccontato Antonella, quando le abbiamo chiesto cosa l’avesse emozionata di più del discorso del Pontefice -. Piuttosto che parlare di migranti, parliamo di persone migranti. Così come ognuno di noi deve dare attenzione alla persona. Ed è proprio il messaggio che il Ciofs dà da sempre, e che proviene da don Bosco. Perché è vero che ci troviamo di fronte a programmi scolastici e difficoltà, ma pensiamo prima di tutto alla persona; ed è quello che facciamo ogni giorno nelle classi. Se vediamo il viso spento di qualche ragazzo, andiamo piano piano a capire qual è il problema. Quindi questo messaggio ci ha veramente colpiti molto».

Soprattutto nel primo anno, quello dell’orientamento rispetto a un lavoro fino ad allora più ideale che reale, i giovanissimi che si affacciano al grande portone di corso Antonio Jatta hanno bisogno di una mano nel capire cosa vogliono fare per realizzarsi davvero. Alcuni non reggono, ma la maggior parte «si rimotiva al lavoro e trova molto facile, ma anche appassionante stare qui», magari riscoprendosi – da aspirante parrucchiera – un’ottima cuoca.

La festa per i 50 anni del Ciofs si è poi conclusa nell’Istituto Santa Maria Bambina, nei pressi del Vaticano, con un momento conviviale e una cerimonia in cui si è ricordato l’excursus storico dell’associazione e sono state premiate le persone che l’hanno resa la solida realtà di oggi.

mercoledì 17 Aprile 2019

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