Cronaca

L’avvocato Vito Ippedico: «Rocco Castagna non può essere ritenuto colpevole»

La Redazione
La vicenda giudiziaria che vede contrapposto il geometra ruvese all'ex onorevole Gabriella Carlucci non è ancora conclusa. «Siamo sicuri e fiduciosi che la giustizia trionferà»
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Lo scorso luglio abbiamo dato notizia della sentenza di primo grado del giudizio penale nei confronti di Rocco Castagna, che ha condannato il geometra ruvese a una pena di 40 giorni, in cui è parte civile l'onorevole Gabriella Carlucci.

A tornare ora sulla vicenda è l'avvocato di Castagna Vito Angelo Ippedico, dopo che la Carlucci ha fatto affiggere in città numerosi manifesti nei quali si legge a caratteri cubitali della condanna. «La nostra fiducia nella giustizia è massima – scrive -, al contrario dell'ex onorevole Carlucci, la quale senza attendere che i due giudizi fossero conclusi e i pronunciamenti quindi divenissero definitivi e inoppugnabili, si è arrogata il compito di diffondere sui muri di Ruvo di Puglia un manifesto "a sua firma" in cui maliziosamente fa sembrare che il Castagna sia stato condannato, senza specificare – come solo dopo e in piccolo sarà stampato nel manifesto – che invece si tratta di una sentenza di primo grado sia per l'ambito penale che lavoristico.

Così si fa solo strumentalizzazione becera e contingente. Dove è finito il giustizialismo di cui l'ex onorevole si diceva paladina ai tempi della sua militanza forzista? – si chiede il legale -. Una sentenza va diffusa solo quando definitiva!».

Castagna «è stato chiamato a rispondere del reato di "uso arbitrario delle proprie ragioni" e la sentenza di primo grado – non ancora depositata nelle motivazioni – vedrà sicuramente il vaglio dell'appello, in quanto ritenuta ingiusta e abnorme, seppure ha provvisoriamente deciso una pena lievissima», spiega Ippedico. «Le ragioni civilistiche del Castagna e quindi la richiesta delle somme per le prestazioni svolte quale assistente parlamentare – supportate da consulenza elaborata da professionista del settore di primissimo ordine – sono oggetto di altro giudizio, di appello, in quanto in sede di primo grado il Tribunale di Roma, pur ravvedendo il profilo dell'opera del Castagna, ha inquadrato la stessa diversamente dal lavoro subordinato, come invece dovrebbe essere allo stato».

Inoltre, «le schermaglie tra la Carlucci e la redazione de "Le Iene", cui invero è stata improntata questa vicenda e la stessa strategia processuale della medesima, sono del tutto estranee alla vicenda del Castagna, il quale è fiducioso che alla fine verrà chiarita non solo l'estraneità sua alla vicenda penale, ma pure il suo buon diritto anche in sede civile; certo, il processo non riguarda altri soggetti, che peraltro risultano ampiamente prosciolti da ogni profilo per la trasmissione televisiva. Del resto il Castagna, subito dopo aver appreso delle azioni penali della Carlucci, ha prontamente attivato nei suoi confronti una denuncia per diffamazione che sta facendo il suo corso.

Giammai il Castagna può essere ritenuto colpevole di procedimenti che stanno avendo il loro corso e che non sono assolutamente definiti.

Siamo sicuri e fiduciosi che la giustizia trionferà e l'ex onorevole sarà costretta a risarcire di quanto dovuto e propinato anche con quest'ultima "farsa". Tutti sanno cosa ha fatto durante gli anni in cui il Castagna era a Roma al suo servizio – e non come autista – e potranno farsi una idea di chi è lei…», conclude l'avvocato.

giovedì 13 Ottobre 2016

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Biagio Pellegrini
Biagio Pellegrini
7 anni fa

Condivido pienamente quanto affermato dall’avv. Ippedico a proposito dei proclami a conclusione di un processo di primo grado: “maliziosamente fa sembrare che xxxx sia stato condannato, senza specificare ….. che invece si tratta di una sentenza di primo grado …Così si fa solo strumentalizzazione becera e contingente”. Peccato che questa osservazione così importante è stata completamente dimenticata in altro procedimento, a lui ben noto, in cui il sottoscritto fu messo alla gogna sula stampa locale, regionale, nazionale e di settore per più volte. La giustizia poi ha fatto chiarezza.