Cultura

“Attraversamenti” di arte, dolore e riscatto

Elena Albanese
Presentato ieri il calendario dei cinque appuntamenti, nei quali si affronteranno «temi globali che riguardano anche il locale»: migrazione, tortura, caporalato e violenza
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A sinistra un bambino con i piedi in acqua (o forse in un gommone sgonfio), al centro un uomo con in mano una cassetta di frutta (o più probabilmente di pomodori) e a destra una donna a testa china, di cui non si vede il volto. È l'immagine creata da Enzo Ruta, grafico del teatro Comunale, per il calendario di "Attraversamenti", che proporrà tre spettacoli e due incontri culturali nei cinque venerdì di marzo.

«Una rassegna molto dignitosa», l'ha definita ieri mattina l'assessore alla Cultura Monica Filograno, «nel mese che simboleggia l'arrivo della primavera». L'iniziativa consentirà di prolungare con una piccola appendice una stagione teatrale dai numeri molto buoni.

Il focus sarà incentrato su «tematiche che ci stanno a cuore, temi globali che riguardano anche il locale», ha sottolineato ancora l'assessore, prima di presentare nel dettaglio gli appuntamenti, insieme alle altre donne che hanno composto il parterre della conferenza stampa, in rappresentanza di chi ha collaborato attivamente perché tutto ciò fosse possibile. «Facciamo sempre i conti con risorse limitate, che cerchiamo di moltiplicare con l'impegno e la condivisione», ha specificato la Filograno.

In questo caso, la prima e più importante collaborazione è stata proprio quella col teatro Comunale e la compagnia La luna nel letto. «È la prima volta che l'assessorato si avvale dei nostri servizi, non solo artistici», ha detto la responsabile della comunicazione Rosagiulia Scarongella, riferendosi a tutto quel lavoro dietro le quinte, che spesso non si vede perché «non va in scena», ma è fondamentale per la buona riuscita di un evento. E ha poi parlato di ripartenza «per una nuova sfida. Ufficialmente non siamo più una residenza teatrale perché non c'è bando, quindi ci stiamo autosostenendo», ha spiegato ai presenti, definendo poi questa iniziativa «quasi una combinazione astrale che ha portato a un bellissimo risultato». 

Il calendario

Si comincia venerdì 3 marzo alle 20.30 nel teatro Comunale con lo spettacolo teatrale "Nel mare ci sono i coccodrilli", di e con Christian Di Domenico, ispirato all'omonimo libro di Fabio Geda. È la narrazione della storia vera e incredibile del giovane migrante afghano Enaiatollah Akbari.

Il 10 e l'11, rispettivamente alle 18 in pinacoteca e alle 11 nella sede del liceo "Tedone", è la volta della presentazione di "I segni addosso. Storie di ordinaria tortura", scritto da Andrea Antonazzo e illustrato da Elena Guidolin, che saranno entrambi presenti. Un excursus della violenza dal Fascismo al G8 di Genova, che sarà impreziosito dall'esposizione delle tavole della graphic novel e dall'introduzione storica, nella prima serata, del professor Michele Lotito.

Il 17 marzo, alle 18 a palazzo Caputi, si parla di lavoro e sfruttamento, con il libro della giornalista Enrica Simonetti "Morire come schiavi. La storia di Paola Clemente nell'inferno del caporalato". Con l'autrice, dialogheranno Dino Mangialardi di Amnesty International Bari e l'attrice Valeria Simone. Quest'ultima è l'autrice anche del quarto appuntamento, che ci porta nello stesso inferno paradossalmente chiamato "Paradise", in scena al teatro Comunale il 24 marzo alle 20.30.

Negli anni tra il 2003 e il 2008, migliaia di polacchi giunsero nel foggiano per la raccolta dei pomodori, con la speranza di un impiego dignitoso. Le condizioni in cui vivevano in realtà erano molto vicine alla schiavitù. E proprio da un blitz in una ex sala ricevimenti, "Paradise", appunto, nacque il primo grande processo che ha portato alla luce una piaga così vicina a noi e ancora tanto – troppo – attuale. «E' una storia di marginalità sociale – spiega la Simone -. Il caporalato ci riguarda. Esiste in Puglia e si è strutturato». L'intuizione è stata utilizzare il punto di vista dei caporali stessi, «che spesso sono vittime di un sistema molto più grande di loro». Sul palco Elisabetta Aloia e Luisa Zotti.

La rassegna si chiude il 31 marzo, sempre alle 20.30 in teatro, con "Rita", opera di e con Raffaella Giancipoli. Un «ritorno a casa» per l'attrice ruvese, che racconta come questo lavoro sia stato pensato a Napoli dieci anni fa, poi realizzato e prodotto nel nostro paese, nel quale però non viene rappresentato dal 2009. «Rita è una donna del Sud – spiega l'autrice -, che ha subìto violenza dal padre e che trova una sua personale strada di riscatto. E' uno spettacolo circolare, che però non si chiude, lasciando allo spettatore uno spiraglio aperto per portarsi a casa la propria interpretazione e le proprie domande».

mercoledì 15 Febbraio 2017

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