Cultura

Ruvo celebra arte e paesaggio

Elena Albanese
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Spot Giornata del Paesaggio
Un affascinante excursus tra le raffigurazioni dei vasi apuli e i palazzi nobiliari cittadini e un viaggio lungo la via Traiana sulle orme dei rampolli romani
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Il paesaggio è "un territorio espressivo di identità". Così lo definisce il legislatore. Ed è tutelato dallo Stato, così come recita l'articolo 9 della nostra Costituzione.

Al paesaggio il Mibact ha dedicato ieri un'intera giornata, che è stata degnamente celebrata anche a Ruvo di Puglia, con un interessante incontro in una piccola sala del museo Jatta in ristrutturazione. Il professor Andrea Montanaro ha parlato di un tema che ci è molto vicino, ovvero le affascinanti raffigurazioni presenti sui vasi apuli della nostra città, ma non solo.

Dopo di lui, l'architetto Mario Di Puppo si è espresso sulla formazione e conformazione del territorio ruvese. «E' una virgola – ha detto – e si estende per 220 chilometri quadrati, pari a circa 830 campi da calcio; rappresentando una delle più ampie aree del nord barese, ricadente per un terzo nel Parco nazionale dell'Alta Murgia». Una città non nata per caso, ma costruita su una delle cosiddette "aree alte", ovvero un rilievo di circa 250 metri sul livello del mare, che corrisponde alla zona di San Michele Arcangelo.

Il paese dall'alto ha la forma di «un grande pentagono dai lati irregolari», ha proseguito Di Puppo, intersecato da due strade principali: via Cattedrale e la via Traiana (le attuali via De Gasperi e via Vittorio Veneto). Specie su quest'ultima, che sembra un vero e proprio "taglio" profondo tra i palazzi, è stata «innervata» l'area urbana.

Non potevano naturalmente mancare i riferimenti ai celebri edifici nobiliari. Palazzo Spada, commissionato dai Rocca di Trani, che «si rifà alle domus romane, seppur modificate», con i suoi bellissimi «bassorilievi, che urgono però di un restauro importante». Palazzo Caputi, i cui proprietari furono anche committenti di un altare ancora riconoscibile dallo stemma a tre teste nella chiesa di San Michele Arcangelo.

Ma la bellezza e l'arte, come auspicato anche dalla direttrice del museo Elena Saponaro nel suo breve intervento, non possono essere ristrette in confini geografici e – soprattutto – mentali. «Parliamo di tutto ciò che lo scibile ci permette di mettere in rete», ha detto, mettendo al bando qualsiasi tipo di campanilismo. «Siamo europei. Quello che viene dal passato è una buona base, ma ci dobbiamo proiettare al futuro. Stiamo cambiando il punto di vista mettendo il visitatore al centro, in modo che interagisca col bene culturale».

E proprio in questa direzione si è mosso il giovane architetto Alberto La Notte, che ha accompagnato i presenti in un ipotetico viaggio nella storia, sulle orme dei giovani rampolli romani verso Atene, dove andavano a studiare. Partendo dalla Capitale, si passava da Benevento e poi proprio dai nostri territori murgiani, ad esempio Gravina, fino a Taranto e al porto di Brindisi ad imbarcarsi per la Grecia. Non si seguivano le Lonely Planet o le guide del Touring club, ma gli Itineraria, libri del tempo a forma di rotolo che indicavano distanze e percorso. Ci si poteva fermare a mangiare e a riposare così come ora negli Autogrill, si attraversavano le Città dei defunti, ovvero le necropoli, ci si imbatteva in maestosi teatri, anfiteatri e terme di cui ancora adesso restano testimonianze straordinarie.

L'intento di un racconto così naturale come quello di ieri è insegnare a «frequentare i musei senza sentirsi ignoranti», senza dover leggere un'etichetta di cui poi non resta memoria, ma immedesimandosi nella vita e nel contesto di chi ci ha preceduto, partendo proprio dall'esistenza quotidiana, dagli oggetti di uso comune e dal loro significato. Anche – perchè no – dalle latrine, che i romani utilizzavano in compagnia e all'interno delle quali intraprendevano conversazioni e accordi commerciali.

«Basta musei chiusi», ha concluso la direttrice Saponaro. «Bisogna abbattere tutte le barriere. Fisiche e mentali».

mercoledì 15 Marzo 2017

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