Cultura

Clitorosso doppiamente in mostra

Elena Albanese
​L'artista ruvese presente con le sue opere a Palo del Colle, nella Masseria didattica dell'Oleificio cooperativo Paladino​, e a Laterza, in un evento che toccherà anche Marina di Ginosa e Matera
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Quando l’arte chiama, Daniela Raffaele Clitorosso risponde. Anche in due occasioni diverse e contemporanee, in una sorta di ubiquità culturale.

Olio è Arte

Fino al prossimo 30 luglio, la sua opera “Olio corinzio” è in mostra a Palo del Colle, nella Masseria didattica dell’Oleificio cooperativo Paladino, in cui è esposta una parte della collezione “Olio d’artista”, circa 70 pezzi, curata dal bitontino Francesco Sannicandro.

Produrre olio di qualità è arte. Questa l’affermazione, indiscutibile in un territorio vocato all’olivicoltura, che ha dato vita all’evento.

Una semplice latta, riempita del prezioso oro verde, racchiude un mondo di sapori e saperi che si disperde nel corso dei secoli, fino a giungere al giorno in cui la dea Minerva, in gara con Poseidone per la titolarità della città di Atene, piantò la sua lancia nella terra facendo nascere il primo albero di ulivo.

Quella stessa lattina può quindi palesarsi come forma d’arte. E nel 2017, che segna i 60 anni della cooperativa palese, diventa la protagonista della festa.

«L’oggetto perde il suo valore d’uso – spiega Sannicandro -: perde la funzione originale per acquisire altre proprietà, estetiche, simboliche, allusive, analogiche, allegoriche, in taluni casi persino anagogiche. Non siamo nel campo della riciclart, giacché non si tratta di oggetti che hanno già esaurito la loro funzione e attendono di essere abbandonati o riciclati: le lattine e le bottiglie utilizzate sono tutte nel pieno della loro potenziale azione, nuove e non ancora “unte” dall’olio. Potremmo dire che non hanno avuto modo neanche di espletare la funzione per la quale sono state realizzate: contenere l’olio».

All’allestimento hanno partecipato anche Massimo Nardi e la fotografa e performer Francesca Regina, con un’installazione creata a quattro mani. Il loro intervento sublima la vocazione della mostra, già votata a porre sul piedistallo un oggetto/non oggetto – poiché la latta esiste finché c’è l’olio, dopo perde il suo valore. Si tratta di un’Unitas che trova la sua funzionalità nella decomposizione e nella ricomposizione.

At full blast

Ma l’artista ruvese è presente, dal 17 giugno scorso, anche nella collettiva “At full blast – A tutto spiano”, curata dallo stesso Nardi, con il suo quadro in bianco e nero dal titolo “Moto perpetuo”, proveniente dall’omonima collezione recentemente esposta anche a Ruvo.

Un programma ricco di eventi, con una triplice location e un solo obiettivo: valorizzare luoghi, territori e comunità locali promuovendo cultura e turismo. Si parte da Laterza, per poi spostarsi a Marina di Ginosa e infine Matera; tappe di un articolato percorso espositivo che vede protagoniste produzioni artistiche contemporanee di indubbio profilo in spazi storici e contesti da riscoprire. Forme, spazi, elementi, segni, risonanze e frammenti. Tutti rigorosamente “narrati” dall’elegante curatèla quali singoli frame di un unico tessuto emozionale.

Pittura, scultura, installazioni, performance, nuove arti visive. I lavori in mostra non fanno sconti: richiedono una relazione, una (de)codifica, impongono un ruolo attivo da parte dello spettatore, pretendono un’interazione persistente fra produttore e fruitore di senso. Il bisogno, anzi l’urgenza, di un rapporto diretto con la dimensione fisica segna profondamente l’etica e l’estetica di un linguaggio mai esclusivamente rappresentativo, ma sempre marcatamente evocativo.

«Le opere selezionate parlano a chi le guarda e spianano il campo a un’introspezione mai banale, spesso inattesa, dichiaratamente dialettica: passato e presente, ombre e luci, pesantezza e lievità, materialità e spiritualità, quali poli di una dualità intrinseca alla complessità dell’agire umano, svelano il disorientamento sempre più caratterizzante la nostra contemporaneità». Con queste parole recensisce la mostra il sociologo Maurizio Brunialti.

«“At Full Blast” – prosegue – richiama in primo piano la sensibilità e l’emotività dell’osservatore, attivando, sin dal primo incontro, quel sofisticato complesso di relazioni che si instaura, attorno all’opera, fra autore, oggetto e campo della rappresentazione. Dettagli, espansioni, torsioni, stupore, memoria, segni di discontinuità spaziali e stilistiche che – paradossalmente – riescono a restituire efficacemente il senso del contesto storico-sociale e la misura della complessità in cui siamo chiamati a vivere.

L’arte contemporanea seduce inevitabilmente chi sa interpretare le metamorfosi del reale. Anche “At Full Blast” non sfugge a questa regola: è un caleidoscopio di linguaggi, forme espressive e sensoriali che sanno offrire spunti diversi a ciascun visitatore. E’ l’incantesimo inaspettato e inimmaginabile che ci dimostra quanto – anche nell’era dei social e dei digital device – la bellezza dell’arte senza limiti e dei luoghi ricchi di storia e identità sappiano sorprenderci ancora. A tutto spiano».

giovedì 29 Giugno 2017

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