Cultura

“La storia di Taborre e Maddalena”, tra mito e realtà

Francesca Elicio
close
La storia di Taborre e Maddalena
Ironia arguta, elementi colloquiali e toni solenni: questo il mix portato in scena da Enrico Messina e Mirko Lododeo
scrivi un commento 344

La bellezza del teatro sta nel trasportare lo spettatore in altri mondi, lontani e vicini, semplicemente stando fermi. Una sorta di viaggio nel tempo, attraverso dimensioni altre ma non per questo immaginarie e improponibili.

Il ruolo di Kuziba in tutto ciò è abbastanza chiaro: prendere l’uomo e unirlo al teatro. Far amare tra loro queste due entità e attuare una trasformazione. Sì, perché il teatro ti trasforma: ti rende attento, sensibile, ipnotizzato. Per un momento ha il potere di allontanarti dai tuoi vizi per stare solo alle sue dipendenze, senza che neanche ce ne accorgiamo.

Per la rassegna “Vedo il mare laggiù”, ieri sera protagonisti sono stati Enrico Messina e Mirko Lododeo. Una narrazione davvero particolare la loro, che ha saputo ben mescolare elementi reali ed elementi fantastici senza far notare lo stacco tra i due momenti.

La loro abilità è stata sicuramente quella di passare da un tono colloquiale, durante il quale non sono mancati sicuramente elementi di identità locale che vanno dal cibo alla situazione politica, a un tono solenne, dove il mito ha fatto da padrone.

L’utilizzo di una ironia arguta, non così elementare ma ricercata, ha elevato ai massimi livelli lo spettacolo; è semplice far ridere utilizzando parole scontate e già risentite, non lo è invece far riferimenti in modo velato, non così palese, in modo da attivare la mente dello spettatore che diventa attivo e partecipe in prima persona.

La musica poi. Un elemento sicuramente che incanta e che accompagna il racconto di Enrico, il quale si trasforma in un abile menestrello. La sua voce diventa musicale, si lega indissolubilmente alla fisarmonica di Mirko diventando parte di essa e non riuscendo più a distinguere le due parti in sé. Il coinvolgimento dello spettatore, il fatto di non farlo sentire separato dalla scena, ha catturato ancora di più i presenti: la magia di tutto ciò risiede nel fatto che l’uomo non comprende più dove sia finzione e dove realtà, ma diventa parte di un grande colloquio in cui tutti partecipano.

La storia di Taborre e Maddalena tocca punti cruciali partendo da un mito: una storia d’amore di due ragazzi, impossibile per loro in quanto di diversa estrazione sociale. C’era un antico re con tre figli e un pereto al quale lui era particolarmente affezionato, un albero che dava frutti magici in grado di riportare il senno a chi ne mangiava. Un giorno i frutti vengono rubati e ai tre figli tocca l’incarico di trovare il colpevole. I primi due falliscono, mentre il piccolo riesce nell’impresa e trova in un’aquila il colpevole del reato. Piuttosto che imprigionarla, la lascia libera in quanto gli promette l’amore della bella Maddalena. Inizia il lungo viaggio del giovane alla ricerca della sua amata, che trova in una casa su di un pero. Con un piccolo inganno sale e si compie quello che era stato predetto: i due giovani si amano; si amano contro tutto e tutti, soprattutto contro la madre della bella che lancia un incantesimo: il giovane avrebbe dimenticato tutto non appena avesse messo piede nel suo castello. E così fu: la bella Maddalena fu costretta a lavorare come sguattera pur di non allontanarsi dal suo amato, consapevole che un giorno lo avrebbe riconquistato. E passarono anni. Ma durante il banchetto di nozze del principe con una principessa, Maddalena sfodera la sua ultima carta: stimola la memoria del suo amato attraverso uno spettacolo di burattini, ricordando quanto è stato grande il loro amore. E subito il principe sembra ricordare tutto, perché “l’amore non si cerca, si trova”. Il prezioso ultimo seme del pero, conservato gelosamente da Maddalena, riporta in vita il pereto che dava senno a tutti coloro che ne mangiavano. Quel seme, il seme della memoria, del ricordo, che rappresenta la fonte di maggiore potenza e importanza nella vita dell’uomo. Il ricordo non deve mai essere abbandonato perché esso è il motore della nostra esistenza.

venerdì 28 Luglio 2017

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Paolo Malerba
Paolo Malerba
6 anni fa

Spettacolo bellissimo, gli attori sono riusciti a coinvolgere in pieno il pubblico diventando un corpo unico. Queste sono belle iniziative che andrebbe incrementate, anche al fine di avvicinare sempre più gente alla magia del teatro. Anche la location è stata indovinata, un modo come un altro per valorizzare tutte le bellezze cittadine anche le più nascoste.

Le più commentate della settimana