Cultura

Metti una sera con gli “artisti delle luci”

Elena Albanese
​Campane interattive, animali marini, personaggi danzanti, sedute luminose e silhouette metalliche sono alcuni degli elementi che i ruvesi stanno costruendo sotto la direzione di Vittorio Palumbo
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Sono le 20 del primo, piovoso, venerdì di dicembre. Complice il freddo, gran parte della città sembra essersi già rintanata in casa.

Nei palazzoni colorati di via Martiri delle Foibe, invece, c’è una piccola comunità di periferia ancora in piena attività. Lo si capisce dalle luci che attraversano le vetrate, ma ancora meglio quando si entra nelle stanze ingombre di materiali e attrezzi.

L’assessore Monica Filograno è il mio appassionato Cicerone in questa passeggiata alla scoperta delle Luci d’artista 2017. Mi racconta genesi e storia di ogni singolo pezzo che comporrà il percorso luminoso, cercando di rendere palpabile l’atmosfera senza svelare troppo per non rovinare la sorpresa ai ruvesi.

In un locale de La Capagrossa Coworking, sommerso da fili elettrici, lampadine e altro materiale elettrico, Angelo Di Gioia, giovane studente di ingegneria meccanica, mi spiega come funzioneranno le misteriose “campane lampanti”, una delle novità di quest’anno. Le ha progettate e realizzate in circa due settimane insieme a Niccolò Serafino e a un piccolo gruppo di altri “cervelloni”.

Si tratta di addobbi interattivi che saranno collocati in piazzetta Fiume, ognuno dei quali contiene un piccolo computer collegato a un sensore a ultrasuoni che rileva la distanza. Nel momento in cui ci si passa sotto, la campana da bianca cambia colore e produce una nota. Così le altre intorno a lei. Se “suonate” tutte insieme, generano un accordo. Grazie al contributo artistico di Livio Minafra, i suoni saranno cambiati periodicamente, consentendo ai passanti di creare sempre nuova e originale musica, solo con la propria presenza e i propri movimenti.

Dopo questa infarinatura di informatica applicata al Natale, basta attraversare la strada per ritrovarsi in un altro laboratorio ricco di idee e di varia umanità. I primi che incontro sono due ragazzi alti e sorridenti. Sono ospiti del Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di Calentano e sembrano contenti del lavoro che stanno svolgendo, ma anche dell’interesse e della curiosità che esso suscita. «Il loro contributo è stato fondamentale», spiega l’assessore Filograno.

Addentrandosi, poi, ci sono giovani, nonni, gruppi di adolescenti. Nella confusione di semilavorati sparsi qua e là c’è molto ordine. Ognuno fa la sua parte con dedizione e precisione, come dei novelli amanuensi della costruzione di luminarie.

Tutto è partito dalle idee ambiziose di Vittorio Palumbo, che da buon direttore (artistico) ha dato il La, «pensando alla città come una tela da dipingere. Per creare le basi degli elementi ci siamo affidati a esperti e imprese del territorio. Dei fabbri, ad esempio, hanno realizzato gli scheletri in ferro». Il resto l’hanno fatto persone comuni. «Alcuni hanno rispolverato delle competenze imparate in passato e poi accantonate, altri sono stati guidati e hanno imparato. C’è stato uno scambio continuo, quotidiano e molto proficuo tra chi sa fare, chi sapeva fare e se n’era scordato e chi non sapeva fare niente».

Sono stati recuperati quasi tutti gli elementi dell’anno scorso, come gli strumenti musicali che hanno subito un restyling, passando da colorati a bianchi. Ma stavolta c’è molto altro ancora. Le zone illuminate della città saranno di più, alcune faranno rivivere ancora l’ambientazione acquatica, ma stavolta alzando lo sguardo non si vedranno solo gli uccelli marini, ma si potrà anche immaginare lo scorrere di un fiume, grazie alla fauna che normalmente lo abita. Ancora animali, dunque, tanti animali, realizzati con attività laboriosa e paziente, generata solo dalla passione. La stessa che ci si mette per addobbare l’albero e costruire il presepe, per poi mostrarli con orgoglio a parenti e amici. Ma stavolta è la città la casa comune da abbellire. «È una cosa che funziona», dice quasi incredula l’assessore. Come se questa gente avesse capito quello che stormi di volatili e branchi di pesci ci insegnano da una vita, e che molti umani fanno fatica a comprendere: «seguire insieme un percorso per raggiungere un obiettivo».

L’altro fulcro delle Luci d’artista resterà – naturalmente – piazza Matteotti. Messa da parte la dibattuta barca, «sarà molto più piena e più viva dell’anno scorso. La ripopoleremo, ci saranno molte più sedute. Diventerà il luogo d’incontro per eccellenza». Addirittura ci si potrà “accomodare sulla luce”, avendo sopra di sé un personaggio danzante. Si tratta dei nuovi protagonisti che sta realizzando con calchi in terra cruda (terra, paglia e acqua) la giovane designer Beatrice Mazzone. Ma non saranno i soli abitanti della grande piazza ruvese. Gli altri sono leggerissime silhouette modellate in rete metallica («ho ancora le mani che mi fanno male», si lamenta blandamente qualcuno). Fluttuando sospese da terra, promettono di rendere viva e reale la sensazione di equilibrio e di vertigine. Per sapere se ci riusciranno, basta aspettare ancora qualche giorno e non perdere l’appuntamento del 7 dicembre.

lunedì 4 Dicembre 2017

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