Cultura

Dal palco di “Michelangelo” Sgarbi cita il museo Jatta

Raffaella Anna Dell'Aere
Il famoso critico d'arte, paladino della comunicazione, provocatore d'eccellenza, è approdato al teatro Palazzo di Bari. Dopo il suo spettacolo didattico, ha cenato a Ruvo nell'Hostaria Pomponio
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In un tour dialettico sul Rinascimento, intriso di storia dell’arte, letteratura, approfondite escursioni verbali e parallelismi tra la tecnica pittorica e scultorea, Vittorio Sgarbi, famoso critico d’arte, paladino della comunicazione, provocatore d’eccellenza, è approdato sabato scorso al teatro Palazzo di Bari col suo “Michelangelo”.

Una platea gremita accoglie l’illustre oratore sfrontato e sagace nella sua veste più eccelsa, quella di studioso e critico d’arte.

Banditi e lasciati nell’angolo gli appellativi pittoreschi di cui fa uso nelle sue note scorribande televisive, Vittorio Sgarbi sciorina, parola dopo parola, la sua ricca cultura artistica galoppando tra i mostri sacri dell’arte: Donatello, Leon Battista Alberti, Masaccio, Mantegna, Botticelli, Brunelleschi, Picasso, Moore, Munch, Marini, Giacometti, partendo e ritornando al perno della serata, Michelangelo Buonarroti.

Slide e gigantografie del visual artist Tommaso Arosio, proiettate alle sue spalle, creano un approccio realistico tra il pubblico e la materia pittorica e scultorea di Michelangelo, tutto intervallato dagli arpeggi del violino suonato ad arte dal compositore pugliese Valentino Corvino. Suggestioni musicali che si intersecano perfettamente nelle immagini cromatiche e plastiche create dalle parole di Sgarbi.

Il tocco delle mani tra il ciuffo brizzolato dei capelli, il passo cadenzato e lento che calca il palco, i colpi di tosse per rischiararsi la voce, rendono il monologo intenso e umano, duttile e caldo, rivelatore realistico del linguaggio chiaro e fluido, tipico di Sgarbi, fuso con maestria con la tematica fortemente specialistica.

Immancabili, come dei lampi nella quiete, esplodono brevi ma piccanti toccate ironiche e satiriche su tematiche politiche e sociali che si trasformano poi in riflessioni appassionate di attualità.

Nel bel mezzo della sua performance dialettica, Sgarbi cita il museo Jatta di Ruvo, mentre piroetta tra le analisi critiche sulla Pietà e il David di Michelangelo, il simbolismo di Picasso e L’urlo di Munch.

Sgarbi prosegue e conclude il suo viaggio spettacolare tra gli affreschi della Cappella Sistina, portando alla memoria le note critiche legate al suo restauro che, a causa della rimozione della fuliggine, ha portato con sé anche i ritocchi eseguiti a secco dal Maestro, i quali donavano maggior volume e plasticità all’immane dipinto.

Il critico si diletta con Dante sia nel prologo, con il 33esimo Canto del Paradiso, sia nell’epilogo, mentre zooma sui visi dipinti e le movenze di santi e demoni, pregni di simbologia e mitologia.

Uno strascico di applausi conclude lo spettacolo didattico di Vittorio Sgarbi, che si intrattiene nel foyer del teatro con gli spettatori, per rilasciare autografi e selfie, prima di raggiungere, a notte inoltrata, la nostra Ruvo per una cena privata nell’Hostaria Pomponio.

martedì 23 Gennaio 2018

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biagio anselmi
biagio anselmi
6 anni fa

certo per il prof vittorio, non sarà stato nè un buon aperitivo nè un buon dopocena vedere piazza matteotti come è stata combinata adesso…speriamo che abbiano parcheggiato su corso carafa e che siano venuti ed andati da via rigliosa…

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