Cultura

Sant’Angelo, scrigno da scoprire e tesoro da custodire

Elena Albanese
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La chiesa di San Michele Arcangelo
Cleto Bucci, curatore del testo che raccoglie scritti storici sulla chiesa ruvese, ci ha parlato delle opere d'arte in essa custodite, del grandioso presepe e del misterioso ipogeo con il sepolcreto
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Una chiesa dedicata «all’angelo per eccellenza, a San Michele», per questo conosciuta da tutti semplicemente come Sant’Angelo. La sua facciata si staglia maestosa nella parte più alta della città da tempo immemore, quando intorno a lei praticamente Ruvo ancora non c’era, come si può vedere con stupore nelle cartoline d’epoca in bianco e nero.

È la parrocchia celebrata negli “Scritti di ieri e di oggi”, raccolti con dedizione e passione da Cleto Bucci e recentemente editi dall’Università della Terza età. Un’idea concepita circa dieci anni fa insieme a don Paolo Cappelluti il quale, amando l’arte e la bellezza, ma non l’autocelebrazione, chiese di aspettare a realizzarla fino al termine del suo mandato di parroco in quella chiesa. Morto prematuramente nel 2012, «don Paolo non ha però avuto il tempo di congedarsi, e io ho sentito di dover mantenere l’impegno nei confronti suoi e di questa parrocchia», dice Bucci ai microfoni di RuvoLive.it.

Un luogo sacro che qualcuno ha definito «una pinacoteca», come ci racconta l’attuale parroco don Michele Del Vecchio, che racchiude opere d’arte di immenso valore, come “L’adorazione dei Magi”, il capolavoro del pittore fiammingo Gaspar Hovic.

Oggi ve lo vogliamo raccontare, attraverso le parole di chi lo vive e lo custodisce quotidianamente e di chi lo ama talmente tanto da averci battezzato i suoi figli, pur risiedendo altrove. Ne è venuta fuori una panoramica affascinante, che spazia dall’imponente presepe e i suoi preziosi pupi; alla figura troppo poco conosciuta del Beato Bernardino da Ruvo e al frammento della sua lapide ritrovato per caso durante una partita di pallavolo.

Misterioso e anch’esso sconosciuto ai più è il sepolcreto sotterraneo sito nell’ipogeo che occupa l’intera pianta della chiesa, compreso il piazzale antistante. Vi si accede da una botola in pietra posizionata all’ingresso e in pochi l’hanno visitato. Cleto Bucci è tra questi. L’ha fatto negli anni ’70 e ci ha raccontato anche di questa esperienza nata dalla curiosità giovanile.

mercoledì 31 Gennaio 2018

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