Si intitola “Figli di Madre Terra” il cortometraggio di sensibilizzazione sulle conseguenze devastanti della Xylella fastidiosa, prodotto e realizzato dal Teatro delle molliche in collaborazione con la Morpheus Ego e con il patrocinio di Unipol nazionale e Legambiente Puglia.
Scritto e interpretato dall’artista Francesco Martinelli, direttore artistico del Teatro delle Molliche di Corato e diretto dal regista ruvese Michele Pinto, il film è girato in Salento, nel territorio circostante i comuni di Vernole (ad Acaya) e Gallipoli (Racale e Taviano), le aree più colpite dal batterio killer.
Il progetto si avvale esclusivamente di artisti baresi, con le musiche di Antonio Molinini, le interpretazioni di Libera Martignetti e Sara Matarrese, la presenza del piccolo Emauele Karol Martinelli e la partecipazione straordinaria di Alberto Rubini al fianco del direttore di produzione Francesca Lucia Perrone e dell’assistente alle riprese Michele Cuonzo, senza dimenticare le didascalie e composizioni poetiche di Alessandro De Benedittis, le traduzioni di Lara Maroccini e le grafiche di Danilo Macina.
Come recita l’Enciclica “Laudato Si’” di papa Francesco, “l’obiettivo non è quello di raccogliere informazioni o saziare la nostra curiosità, ma di prendere dolorosa coscienza, osare trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare”. Ed è da qui che Francesco Martinelli ha tratto ispirazione e sprono per la realizzazione del cortometraggio.
Partendo dai fatti di cronaca che hanno riempito pagine di giornali nazionali e internazionali, nonché relazioni e disseminazioni scientifiche di numerosi ricercatori in Italia e all’estero, interessando anche la magistratura, Martinelli ha iniziato, nel 2014, un percorso di ricerca e analisi della situazione, constatando personalmente sul posto lo stato di devastazione della vegetazione olivicola in Salento, fino a maturare la ferrea volontà di dare un contributo artistico di sensibilizzazione su un problema che affligge duramente i secolari e maestosi testimoni della storia della nostra terra. «Da artista, ho sentito il dolore degli alberi, degli agricoltori, e l’ho fatto diventare anche il mio dolore – spiega l’autore -. Così ho scritto il soggetto, in cui la mia vita e quella dell’albero si sono fuse in una storia».
«Da sempre faccio un cinema sociale e incentrato sulla mia terra – commenta Michele Pinto – e “Figli di Madre Terra” prosegue quel percorso di analisi della relazione fra uomo e ambiente, e fra uomo e uomo, intrapresa con “Mio figlio è l’albero”, il corto realizzato nel 2008».
Con pochi dialoghi, prettamente di ausilio alla comprensione della storia, un protagonista che parla poco e quando lo fa balbetta, poche scene silenziose che lasciano spazio ai suoni della natura e alla colonna sonora, osando con scene lente, nei suoi 17 quest’opera tocca i temi dell’amore e del dolore rappresentati in maniera iconografica, della problematica comunicazione generazionale, del dialogo con la sfera religiosa e della speranza nel cambiamento.
Selezionato ai Rome Web Awards 2018, gli Oscar italiani del Web, sezione Sociale, “Figli di Madre Terra” sarà presto presentato in varie città della Puglia e d’Italia e reso disponibile anche in supporto digitale.