Cultura

A lezione dal “maestro” cestaio

La Redazione
​Oggi pomeriggio alle 19.30, nella piazzetta antistante l'infopoint turistico, si terrà un laboratorio dedicato alle tecniche dell'intreccio​ con Antimo Calò, che svelerà i segreti della sua arte
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Fare cesti e realizzare “panari” erano attività frutto dell’ingegno e della capacità manuale che per intere generazioni hanno sorretto l’economia agricola locale, interessando in maniera trasversale la quasi totalità della popolazione e coinvolgendo con i tempi di lavorazione la vita di tante comunità.

Nel tentativo di trasmettere questo “saper fare” alle generazioni future, la Pro Loco di Ruvo di Puglia in collaborazione con l’associazione “C’era una volta l’arte” di Uggiano Montefusco, in provincia di Taranto, ha organizzato per questo pomeriggio alle 19.30 nella piazzetta antistante l’infopoint turistico un laboratorio dedicato alle tecniche dell’intreccio.

È rivolto a tutti coloro che desidereranno avvicinarsi a questa attività tipica dell’artigianato tradizionale usando i materiali naturali presenti nell’agro locale, sino a realizzare un cestino o un paniere che ognuno porterà a casa come ricordo.

Quella dell’intreccio è un’arte antica: le prime testimonianze della produzione di cesti risalgono al Neolitico, se non anche prima. Oggi i cesti realizzati a mano sono dei veri e propri oggetti da collezione. Se, infatti, inizialmente sono nati con una funzione unicamente pratica, ora si tende ad attribuire loro quella prettamente estetica.

Il “maestro” cestaio Antimo Calò, uno dei pochissimi in grado di realizzare “panari” e cesti con grande disinvoltura, trasferirà i segreti dell’arte dell’intreccio non solo a ragazzi, ma anche a gente adulta affascinata da quest’arte che rischia di andare dispersa. Egli ha appreso le tecniche dal caro papà Cosimo e, nel corso degli anni, con grande umiltà e tanta saggezza e anche per diletto, le ha perfezionate continuando a realizzare cesti.

Una pratica conosciuta da tutti i contadini fino a circa mezzo secolo fa, utilizzata in particolare nei periodi di minore impegno nelle campagne. Non esisteva ancora la plastica (grandissima fonte di inquinamento nei nostri giorni) e, comunque, si preferiva utilizzare le risorse che madre Natura donava e dona ancora agli uomini.

La materia prima era costituita dal giunco; dalle canne sezionate per il lungo; dai vinchi, polloni cresciuti in estate sui tronchi degli ulivi, sottili, resistenti e flessibili; e dal lentisco, arbusto sempreverde dall’intenso profumo resinoso e aromatico, tipico della macchia mediterranea e resistente alla siccità. Come attrezzi si usavano forbici, cesoie, falcetto e coltello. Nascevano così contenitori che hanno caratterizzato a lungo la civiltà contadina: “panari”, cesti e graticci di canne sui quali si mettevano a seccare i fichi e gli ortaggi durante l’estate.

La Pro Loco si augura che attraverso il laboratorio si possa mantenere viva la memoria di un’antica arte popolare, riprendere la tradizione e salvaguardare un importante patrimonio della cultura contadina.

L’iniziativa rientra nell’ambito degli interventi a sostegno della qualificazione e del potenziamento del servizio degli infopoint turistici, finanziati dall’Assessorato al Turismo della Regione per il Piano strategico Puglia 365, in sinergia con l’Assessorato al Turismo della Città di Ruvo di Puglia.

Il laboratorio è gratuito, consentito fino a 25 persone; la prenotazione è obbligatoria in via V. Veneto 44/48, telefonando allo 080.3615419 o allo 080.3628428.

sabato 7 Luglio 2018

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