Politica

Contrasto alla povertà, la mappa del ReD a Ruvo

Elena Albanese
A colloquio con l'assessora ai Servizi sociali Monica Montaruli per fare il punto sulla messa in atto della legge regionale
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A seguito della prima fase di presentazione delle istanze attraverso l'apposita piattaforma online, sono state 48 le persone residenti a Ruvo ammesse al ReD, il reddito di dignità pugliese istituito da un'apposita legge regionale nel 2016, la prima del genere in Italia. Come annunciato dal governatore Michele Emiliano, nelle scorse settimane gli interessati hanno ricevuto una comunicazione con la quale vengono invitati a recarsi nell'ufficio di Piano, in questo caso Corato, che gestisce le pratiche.

«In realtà per circa la metà di loro si sta ancora completando l'istruttoria», ci spiega in proposito l'assessora ai Servizi sociali e vicesindaco Monica Montaruli. Il ReD è infatti composto da una quota regionale e da una ministeriale, erogata attraverso il Sia (Sostegno per l'inclusione attiva). Gli ulteriori accertamenti stanno verificando se e chi potrà essere beneficiario di una o dell'altra parte o di entrambe». Inoltre, trattandosi di una misura che, in maniera lungimirante, interviene sull'intero nucleo familiare, avrebbe bisogno nelle intenzioni di un'equipe multidisciplinare con operatori assunti ad hoc. E per reperire le risorse finanziarie necessarie «è stato presentato un progetto nell'ambito del Pon Inclusione, i cui esiti, previsti per dicembre scorso, non sono ancora stati resi noti».

Insomma, un'azione in qualche modo rivoluzionaria di inclusione e di contrasto alla povertà, che però sembra scontrarsi con le solite lungaggini burocratiche italiane.

Perché a dispetto di ogni evidenza, commenta l'assessore, «la povertà economica non è la peggiore. Lo è invece quella relazionale, che depaupera non solo chi la vive, ma l'intera comunità». E nel tentare di combatterla, «il ReD propone anche progetti di inserimento lavorativo attraverso attività di utilità sociale da svolgere in associazioni, aziende e anche scuole». A presentare progetti di partnership che prevedono l'attivazione di tirocini si sono dette disponibili, per esempio, le realtà che gravitano intorno alla neonata rete di Ruvo solidale; ma per il resto c'è ancora molto da sensibilizzare sull'argomento. Cosa che l'assessora sta continuando a fare, cercando di spiegare che l'accoglienza – senza costi per gli imprenditori – può solo innescare un circolo virtuoso.

Nel frattempo, però, chi sa di poter accedere alla misura preme per un rapido evolversi della situazione. Si tratta di famiglie in reali condizioni di bisogno. Per quasi il 65% (31 su 48), le domande sono state presentate da donne, con un nucleo che consta di un minimo di due persone a un massimo di 11con una prevalenza di quattro componenti.

Solo quattro istanze, pari a poco più dell'8%sono di cittadini stranieriIl più anziano fra gli ammessi ha 60 anni, la più giovane appena 19; con una forte presenza di 40enni.

Per venire incontro alle loro esigenze e ai loro giustificati solleciti, nei giorni scorsi si è riunito il Coordinamento istituzionale, l'organo di indirizzo politico del Piano. Si è deciso «di accelerare al massimo le procedure e di prendere in carico almeno una parte dei richiedenti», spiega ancora la Montaruli. Si comincerebbe dunque da quelli già in carico ai Servizi sociali comunali, per i quali l'espletamento delle ulteriori pratiche dovrebbe risultare più rapido; consentendo poi di partire con i progetti di sostegno attraverso professionisti già in servizio senza disporre di ulteriori unità». Se questo non fosse possibile, e comunque per tutti gli altri, «dobbiamo sperare che arrivi presto l'esito del Pon», conclude con un sorriso ottimista l'assessore.

lunedì 23 Gennaio 2017

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