Politica

Il comitato del No tira le somme del voto, dalla campagna referendaria alle prospettive future

Mariavaleria Stragapede
Ai ringraziamenti alla cittadinanza si accompagnano però alcune polemiche. Raffaele Pellegrini: «Siamo stati sfrattati da questa piazza, la stessa nella quale l'assessore Filograno ha portato la nave dell'accoglienza»
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Si è tenuto ieri in piazza Matteotti l’ultimo comizio del Comitato del No, in cui si sono tirate le somme del voto venuto fuori dalle urne dello scorso 4 dicembre. Ad avvicendarsi al microfono sono stati soprattutto gli esponenti delle forze politiche che hanno portato avanti, con determinazione, la campagna referendaria. Nonostante le marcate divergenze politiche e le conseguenti differenti letture dell’attuale situazione politico-sociale, unanime è stato il ringraziamento agli elettori ruvesi i quali hanno contribuito, a parere degli intervenuti, a raggiungere l’obiettivo comune di salvaguardia della Costituzione e dei suoi valori.

Gli interventi

Vincenzo Colaprice di Rifondazione Comunista nel suo intervento ha sottolineato l’importanza del No espresso dagli elettori, un No costituente e volto al «reale cambiamento» nel mondo del lavoro, della scuola, dell’economia e delle istituzioni. Non poteva mancare il richiamo alla necessità di una nuova legge elettorale che possa permettere a cittadini una concreta libertà di scelta dei propri rappresentanti.

Lo stesso richiamo lo ha fatto Vito Di Vittorio del Movimento 5 Stelle, sottolineando come il cittadino sia stato svuotato della propria sovranità e di come in quest’ottica possano spiegarsi le alte percentuali di astensione al voto emerse dalle recenti consultazioni elettorali. «Al contrario, la partecipazione di massa dello scorso 4 dicembre ha dimostrato che attraverso il referendum il cittadino ha potuto risentirsi sovrano e ha dimostrato anche di avere l’Italia nel cuore», ha sostenuto fervente.

Inevitabile il riferimento alle ultime polemiche locali, alle quali ha così risposto: «Abbiamo combattuto una battaglia cruenta in questo periodo e ancora oggi c’è chi ci definisce un’accozzaglia. Ma se questa accozzaglia riesce a ritrovarsi in quella bandiera – ha proseguito Di Vittorio indicando i tricolori sventolanti in piazza – essa va ammirata. Abbiamo deciso di andare oltre le ideologie partitiche che ci rappresentano riunendoci così come avvenne nel 1947, nonostante allora le divergenze fossero ancora più marcate».

Ed è dal frutto di quell’assemblea costituente che bisogna ripartire secondo l’avvocato Antonio Stragapede</strong>; in particolar modo dall’articolo 3 della nostra Costituzione, al cui fine programmatico di raggiungimento di un’uguaglianza sostanziale tra i cittadini è necessario guardare, « rimettendo al centro della nostra vita sociale e politica l’uomo, i suoi diritti e il lavoro quale strumento di libertà e dignità», ha affermato Stragapede, che ha poi così concluso: «Abbiamo bisogno di riprendere il cammino costituzionale interrotto già molti anni fa ora che siamo riusciti ad impedire lo stravolgimento della Carta fondamentale».

Per Vito Angelo Ippedico di Fratelli d’Italia, «lunedì mattina ci si è risvegliati con un sentimento popolare di rivolta, ma anche di soddisfazione e di giustizia». Ha proseguito dicendo che è «quest’ultimo il termine da cui partire. Non sarebbe stato giusto cancellare, da parte di chi non è mai stato legittimamente eletto da alcuno, la Costituzione in molti tratti, ma soprattutto subdolamente introdurre norme che ci avrebbero portato a essere un’appendice europea senza via di uscita. Votare il 4 dicembre, in situazioni difficili e in una sola giornata, non era una cosa scontata, e invece ai seggi lunghe sono state le code di gente che voleva affermare il proprio diritto e la propria volontà». Doverosi infine i ringraziamenti, da parte dello stesso, «alla cittadinanza ruvese così come a quella italiana, che ha dato un segnale chiaro domenica scorsa, che va al di là delle appartenenze partitiche».

«Siamo stati sfrattati da questa piazza»

Da ultimo l’intervento di Raffaele Pellegrini, anch’egli in prima linea nell’attività del Comitato, che non ha risparmiato dure critiche verso l’Amministrazione. In occasione dell’ultimo comizio pre elettorale e dell’inaugurazione dell’iniziativa "Luci d’artista", «noi siamo stati sfrattati da questa piazza, la stessa nella quale l’assessore Filograno ha portato la nave dell’accoglienza», ha denunciato infervorato.  «Proprio questa piazza ricorda il 10 giugno 1924 in cui Matteotti fu rapito e ucciso, ma da quelle morti è nata poi la Costituzione che oggi ci permette qui di dire la nostra in tutta libertà.» La polemica sorge dal fatto che, nel giorno di chiusura della campagna referendaria, la stessa piazza avrebbe dovuto ospitare, nello stesso momento, due manifestazioni: quella politica del comitato del No, come previamente richiesto in apposita autorizzazione, e quella culturale riguardante l’inaugurazione delle "Luci d’artista". La prima ha però dovuto cedere lo spazio alla seconda (che si è poi svolta in piazza Dante, ndr) e questo ieri sera è stato oggetto di contestazione.  A conclusione del suo intervento Pellegrini ha anch’egli ribadito l’urgenza di tornare al voto ma, sottolinea, «non sarà possibile con una legge elettorale che, guarda caso, con arroganza e protervia, ha previsto solo l’elezione dei deputati!». Bisognerebbe invece guardare «alla legge della Valle D’Aosta, che prevede un sistema uninominale maggioritario ad unico turno».

La risposta alla consigliera Rutigliani

Infine, al di fuori dei microfoni dell’iniziativa pubblica, Vincenzo Colaprice ha voluto esprimere a RuvoLive.it la propria posizione in merito alle dichiarazioni di Mariatiziana Rutigliani: «La polemica circa l’impossibilità, da quanto da lei affermato, di potersi sedere allo stesso tavolo con Movimento 5 Stelle e Rifondazione comunista, risulta essere alquanto pretestuosa e probabilmente nasconde semplicemente un riposizionamento della consigliera, dal momento che all’interno del Comitato era presente Fratelli d’Italia (che la Rutigliani rappresenta in consiglio comunale, ndr) nella persona di Vito Ippedico».

E quanto alla maggiore divisione ottenuta per mano del fronte del No, come sostenuto dalla Rutigliani, Colaprice replica che «a questo ci ha pensato il Governo da anni, prima con un conflitto tra generazioni e poi tra poveri. La vittoria del No è stata invece una grande vittoria popolare a cui chi governa deve rendere conto, mentre a noi che ci siamo battuti per difendere la Costituzione spetta l’incarico di costruire e capitalizzare questa opposizione sociale ampissima che si è costituita contro Renzi».

mercoledì 7 Dicembre 2016

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