Il rapporto

L’ombra della criminalità organizzata si allunga anche su Ruvo di Puglia

La Redazione
La conferma arriva dalla relazione elaborata dalla Dia (Direzione Investigativa Antimafia) - con riferimento al primo semestre del 2020 - e trasmessa dalla Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, al Parlamento
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Su Ruvo di Puglia si allunga l'ombra della criminalità organizzata che arriva da Bari.

La conferma arriva dalla relazione della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nei primi sei mesi del 2020 (gennaio-giugno), in Italia.

«In provincia di Bari – si legge nel rapporto – la stretta contiguità territoriale e la comunanza di interessi con le grandi consorterie mafiose del capoluogo continuano a caratterizzare le vicende criminali dei gruppi operanti in provincia, dove il controllo, a cura delle maggiori strutture mafiose del capoluogo, si esercita attraverso fidati referenti e veri e propri riti di affiliazione. Al pari dei sodalizi cittadini, anche i clan locali dimostrano una particolare propensione a rigenerarsi continuamente nonostante l’incessante azione repressiva dello Stato. I sodalizi del capoluogo, benché fortemente colpiti dalle loro alterne vicende storiche e giudiziarie, cercano di riorganizzarsi nella provincia per assumere il predominio nel controllo del territorio, dimostrando di avere ampie capacità di inquinare taluni apparati istituzionali. 

In particolare – si spiega nella relazione della Dia – nei Comuni a nord di Bari come Molfetta, Giovinazzo, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Triggiano, Corato e Palo del Colle – si rileva la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede, proiettati anche nelle aree a sud della città».

A livello regionale, il trend di crescita delle mafie «è confermato dai dati presentati nelle Relazioni sull’Amministrazione della giustizia, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2020: si registra un progressivo aumento del numero di iscrizioni dei procedimenti penali per i delitti di associazione di tipo mafioso, conseguente al potenziamento dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata in tutta la regione con il sensibile aumento degli organici delle Forze di polizia e della Magistratura» si legge ancora.

Nei primi mesi dell’anno 2020, ci sono stati attentati incendiari, danneggiamenti, nonché condotte minatorie ai danni di dipendenti della Pubblica Amministrazione e delle Forze di Polizia

Il comparto del gaming (giochi on line), nel semestre esaminato, è stato al centro di più attività investigative, dimostrandosi, per le possibilità di riciclaggio e in quanto moltiplicatore di capitale, uno dei campi in cui confluiscono i maggiori interessi criminali. 

Nelle province pugliesi, si legge sempre nel rapporto, si registrano sodalizi nel traffico delle sostanze stupefacenti e in quello parallelo delle armi, anche da guerra. Il porto e la detenzione di armi servono soprattutto a ridefinire gli equilibri nelle cosche

Si assiste, poi, alla recrudescenza del fenomeno estorsivo cui si connettono le prevaricanti strategie intimidatorie ai danni di attività imprenditoriali e commerciali.

I consistenti capitali illeciti provenienti dal narcotraffico e dall’estorsione, reinvestiti e riciclati nell’economia legale, sono alla base della forte crescita in ambito economico-finanziario delle consorterie pugliesi che ricorrono ad avanzate strategie di investimento – con un click si spostano e occultano ingenti capitali – , condizionano flussi finanziari e del libero mercato cercando di cogliere, specie nel particolare periodo emergenziale da pandemia, le opportunità offerte dai finanziamenti dell’Unione europea. 

La crisi economica da Covid, come evidenziato dal Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, ha promosso il  «welfare mafioso di prossimità» a “favore” delle imprese in crisi, finalizzato a cogliere opportunità per “future connivenze” o a togliere ogni autorità e potere decisionale ai titolari delle aziende. 

In questo contesto, le mafie immettono nei circuiti legali di piccole fabbriche, negozi, ristoranti e bar, il denaro contante procacciato con lo spaccio, le estorsioni e l’usura. I piccoli imprenditori chiudono per decreto e iniziano ad accumulare debiti, non pagando i fornitori, il personale dipendente o l’affitto commerciale. Per questi i “prestiti” delle mafie, accompagnati magari dalla richiesta più o meno esplicita di subentrare nella gestione dell’azienda, possono essere l’unica ancora di salvezza per non cessare l’attività. E i prestiti, come evidenziato dalla prefetta di Bari, Antonia Bellomo, vengono praticati anche «per piccole somme di denaro».

Oggi in Puglia i maggiori rischi di infiltrazione criminale potrebbero riguardare il settore sanitario – nella produzione e distribuzione di dispositivi medici -, nello smaltimento di rifiuti speciali o nella sanificazione ambientale. Non vanno esclusi, i settori del turismo e della ristorazione, in crisi di liquidità per il prolungato blocco delle attività dell’agroalimentare e della mitilicoltura (ricomprendendo l’intera filiera dal trasporto, alla distribuzione e vendita), tra i pochi comparti non indeboliti dal blocco, ma particolarmente appetibili ai fini del riciclaggio e dell’intercettazione delle erogazioni pubbliche. 

 

domenica 28 Febbraio 2021

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