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Tropicalizzazione del clima, invasione di pappagalli

La Redazione
Savino Muraglia: «Si sono moltiplicate le segnalazioni da parte degli agricoltori, colpiti dalla presenza sempre più evidente di stormi che attirano l'attenzione con suoni acuti persistenti»
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Con la tropicalizzazione del clima si sta
verificando un’invasione di pappagalli nelle campagne che, dal primo
insediamento a Molfetta, hanno preso possesso di città e campagne a Bisceglie,
Giovinazzo, Palese, Santo Spirito, Bitonto, Bitetto, Palo del Colle, Binetto e
Grumo Appula, fino a spingersi sull’Alta Murgia. È l’allarme lanciato da
Coldiretti Puglia per la proliferazione esponenziale dei pappagalli verdi che
si nutrono in campagna di frutta, con una predilezione per le mandorle.

«Le campagne sono divenute l’Eldorado per i
pappagalli che evidentemente si sono adattati perfettamente al microclima
pugliese. Prediligono soprattutto le mandorle, dimostrando una straordinaria
abilità nel beccare e rompere il guscio, estraendo il frutto e lasciando il
mallo attaccato all’albero. Si sono moltiplicate le segnalazioni da parte degli
agricoltori, colpiti dalla presenza sempre più evidente di stormi di
pappagalli, che ricreano una atmosfera tropicale, attirando l’attenzione con
suoni acuti persistenti», è la denuncia di Savino Muraglia, presidente di
Coldiretti Puglia.

Si tratta dei parrocchetti monaci della specie
Myiopsitta Bonaparte, apparsi con un primo insediamento su un eucalipto nella
contrada molfettese “Madonna delle Rose”, passati poi a stabilirsi,
costruendo nidi “multifamiliari”.

Fanno il paio con i pappagalli gli storni che
colpiscono particolarmente il settore olivicolo, con un danno a carico degli
olivi coltivati soprattutto nelle zone a ridosso del mare, da un lato
sull’Adriatico, dall’altro sullo Jonio, dove gli agricoltori non hanno
strumenti per arginare la presenza eccessiva e in progressivo aumento degli
storni divenuti stanziali.

«Il caldo anomalo degli ultimi anni ha fatto
convertire la specie protetta da migratoria a stanziale. Si sta sottovalutando
un problema che in alcune aree è veramente grave e ingestibile. Oltre al danno
diretto, non vanno sottovalutati i danni indiretti. Gli storni distruggono le
piazzole adibite alla raccolta delle olive – conclude il presidente Muraglia –
e gli olivicoltori sono costretti a contrastare una calamità senza averne gli
strumenti, condannati, quasi, a riprogrammare la propria attività agraria per
scongiurare la distruzione della produzione. Tra l’altro, non è soltanto
l’olivicoltura a risultare colpita, dato che il passaggio degli stormi lascia
sugli ortaggi quantitativi di escrementi tali da rendere impresentabile il
prodotto sul mercato. Gli storni trovano ristoro notturno nelle aree protette,
come Torre Guaceto, per riprendere le scorribande alimentari diurne».

venerdì 14 Giugno 2019

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