Attualità

Siringhe abbandonate in città, è emergenza droga?

Elena Albanese
​L'assessore alle Politiche sociali Monica Montaruli: «L'elemento più preoccupante è l'età sempre più bassa di chi fa uso di stupefacenti, seppur non possiamo dire che il fenomeno sia dilagante»
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La prima segnalazione è arrivata in redazione nel mese di agosto
tramite Whatsapp, insieme alle altre che riceviamo quasi quotidianamente su
situazioni di degrado e sporcizia in varie aree della città. A scriverci, una
signora residente in via Piero Gobetti, nei pressi della Pineta comunale. Una
zona non propriamente periferica, «dove giocano anche i bambini», ci dice,
contattata telefonicamente.

Le foto che ha inviato sono piuttosto eloquenti: nelle aiuole
adiacenti le case, fanno bella mostra di sé sacchetti di plastica ed escrementi
di cani. «Di lamentele ne facciamo tante», prosegue. Ciononostante «ci sentiamo
un po’ abbandonati. Qui è diventato un immondezzaio».

Ma non è tutto. Tra le immagini, ce n’è una che ritrae due
siringhe abbandonate sul terreno, probabile segno di un disagio più grave
rispetto al “semplice” rifiuto lasciato per strada. «Anche se le vie principali sono illuminate, le traverse
rimangono buie e c’è possibilità di nascondersi», spiega ancora la signora, la
quale ci confida che non si tratta di un caso isolato. Dopo qualche giorno e
diverse segnalazioni all’Asipu, le siringhe sono state tolte, eliminando
l’immediato pericolo, ma la circostanza è probabile segno di un problema persistente. Ne sono ulteriore dimostrazione altri “ritrovamenti” simili
fatti recentemente in zona Pilone e cimitero da altri cittadini, che li hanno
pubblicamente denunciati sui social.

Per questo ci è sembrato doveroso un approfondimento – che non
ha la pretesa di essere esaustivo, ma è sicuramente realistico – sull’attuale
situazione droga in città. Situazione i cui numeri sono difficili da stimare,
poiché, come ci racconta l’assessore alle Politiche sociali Monica Montaruli, «c’è un “buco nero” di persone che non si rivolgono al servizio sanitario per
le dipendenze patologiche della Asl. Chi lo fa, solitamente è obbligato perché è
incappato in qualche reato e ha l’obbligo di presentarsi quotidianamente per
beneficiare, ad esempio, di uno sconto di pena o dei domiciliari».

Ma – al di là dei dati, che risultano pressoché costanti – il problema più grave e più impellente
sembra essere quello legato alla drastica riduzione dell’età dei consumatori
di sostanze stupefacenti
. «I servizi sociali intervengono innanzitutto sui
minori che purtroppo sono coinvolti in vicende che riguardano l’utilizzo di droghe
in età sempre inferiore; parliamo di 13-14 anni – prosegue l’assessore -. Non
credo fosse mai successo prima che il nostro intervento, su disposizione
dell’Autorità giudiziaria minorile, fosse disposto non per inadempienza
genitoriale, bensì per l’uso di sostanze stupefacenti dei figli. E sono stati
diversi i casi nell’ultimo anno e mezzo. Ecco, è questo l’elemento
preoccupante, seppur non possiamo dire che il fenomeno sia dilagante». Una
situazione resa ancor più grave se associata ad altre forme di dipendenza,
quale quella, relativamente recente, legata all’uso smodato di apparecchiature
elettroniche, che spesso fa chiudere i ragazzini in casa fissi davanti a un pc
o a uno smartphone, a scapito della comunicazione con l’esterno e addirittura
della frequenza scolastica.

Sono state individuate presenze e giri “sospetti” anche nei pressi
delle scuole, che vengono costantemente monitorare in collaborazione con le
Forze dell’Ordine per stroncare eventuali attività di spaccio. A segnalare i
giovanissimi ai Servizi sociali, oltre all’Autorità giudiziaria quando si
macchiano di piccoli reati, spesso è proprio la scuola stessa. «Prima queste cose accadevano raramente. Adesso i ragazzi hanno
più facilmente accesso a tutto, anche alle droghe». Non a caso, il fenomeno
riguarda famiglie di ceto medio-alto a livello lavorativo ed economico.
«Abbiamo dovuto mettere in campo interventi di messa in protezione come quelli
che si sono sempre fatti in casi di fragilità genitoriale».

«Il fenomeno, in generale, c’è sempre stato e c’è. Purtroppo –
conclude Monica Montaruli -. Nell’ultimo periodo si sta tornando un po’ alle
vecchie sostanze, quindi la siringa non ci meraviglia da questo punto di vista.
Ciò che fa impressione è che si possa trovare anche in zone molto frequentate, anche dai più piccoli, come quella vicino alla
Pineta e alla Piscina comunale. Fortunatamente non capita spesso, se non in aree più “delicate”».

Dai Servizi territoriali confermano che non ci sono
variazioni sostanziali del fenomeno che si possono rilevare dall’utenza che vi
accede
. Una quindicina di anni fa, però, la cocaina, dato il suo costo, era
la droga “dei ricchi”, che se la potevano permettere, mentre l’eroina era
quella “dei poveri”, “degli sfigati”. Nel tempo, tale netta suddivisione è
andata annullandosi: prima c’è stato un boom nell’uso di cocaina a scapito
dell’eroina, che per un periodo non si è più vista, mentre ora la tendenza è
miscelare le due sostanze e iniettarsele, utilizzando la seconda per compensare
l’eccessiva eccitazione procurata dalla prima.

Ma in che modo ci si sta attrezzando per arginare o – meglio –
prevenire il fenomeno?

La risposta è la Comunità educante, una sinergia già
avviata tra l’Amministrazione, le scuole e le associazioni del territorio,
chiamate a giocare d’anticipo, a creare in rete fra loro un ambiente sano in cui i
bambini, gli adolescenti, i ragazzi possano crescere e formarsi come adulti di
domani.

martedì 24 Settembre 2019

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frank17
frank17
4 anni fa

e una cosa semplice anche i bambini sanno che dopo le ore 21 non esiste nessuna forza dell'ordine e si puo fare consumo di qualsiasi tipo di droga, la sera vico sant'agnese buio, via sant'agnese giovani che consumono pizze e bevande lasciando i rifiuti e bottiglie di vetro e altro le siringhe le buttano nel mio giardino sul muro storico di vico sant'agnese, il sindaco assume vigili per fare multe ma non per eseguire controlli dopo le ore 21.oo.

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