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Vincenzo Cantatore: «Ho discusso la tesi di dottorato da casa»

Giuseppe Tedone
​Il dottore ruvese: «Non avrei mai immaginato di dovermi laureare in pantofole e pigiama, e invece è accaduto»
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Oggi , raccontiamo la storia di Vincenzo Cantatore, di 27 anni, laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari, che ha discusso la tesi di dottorato da casa.

Quali sensazioni hai provato nel discutere la tesi online e non come avviene normalmente in aula?

«Svolgere la seduta di Dottorato a casa è stato innanzitutto comodo. Vuoi mettere la comodità di un paio di pantofole e di un pigiama con camicia a mezzo busto rispetto al presentarsi tutti impupati in facoltà? Scherzi a parte, è stata una seduta accompagnata delle emozioni e dall’ansia classiche di queste situazioni. C’era entusiasmo per l’esposizione dei risultati di tre anni di lavoro e la curiosità per quali sarebbero state le reazioni dei commissari valutatori. Alla fine è andata benone».

Non appena è stato emanato il decreto ministeriale con cui sono state chiuse le università, hai pensato che la seduta potesse essere posticipata?

«Sinceramente ho avuto il dubbio potesse essere posticipata ma al contempo speravo che questo non accadesse. Certo, una seduta accompagnata dall’affetto di parenti e amici sarebbe stata diversa, ma in questo momento in cui tutti noi siamo costretti a fermarci o rallentare, chi ne ha la possibilità deve andare avanti e continuare a lavorare, per dovere morale verso sé stessi e verso la nazione.

Noi potevamo e dovevamo conseguire il dottorato secondo i piani. Penso anche che da questa situazione si possa imparare. Lo Smart Working, le sedute e le lezioni via Skype: magari domani in alcuni ambiti potrebbero anche non essere solo la risposta a una situazione di emergenza».

Adesso cosa prevedi per il tuo futuro?

«Per il futuro mi piacerebbe continuare a fare ricerca trovandone applicazioni sul territorio. La mia attività di ricerca è stata incentrata sulla fermentazione lattica di frutta e ortaggi. I vegetali fermentati sono alimenti radicati nella tradizione alimentari dei paesi orientali ma anche del nord Europa. Ci sono tracce di fermentazione anche nell’Antica Roma. Gli esempi più vicini a noi sono le olive in salamoia e i crauti.

La fermentazione è una tecnologia che conserva gli alimenti e contemporaneamente ne potenzia le proprietà nutrizionali e farmacologiche. Sono una tecnologia che consente di recuperare e valorizzare sottoprodotti di produzione vegetale. E se i fermentati piacessero anche agli esigenti palati dei ruvesi? Chi lo sa».

Vuoi rivolgere dei ringraziamenti a qualcuno?

«I ringraziamenti vanno a tutto il Gruppo di Ricerca, ai tutor e ai colleghi per aver dato valore a questo bel percorso. Ci aggiungiamo ringraziamenti a famiglia, fidanzata e amici vari, che mi hanno fatto sentire affetto e vicinanza anche se lontani.

Ci tengo a chiudere l’intervista ribadendo il messaggio: mi raccomando, restate a casa».

sabato 28 Marzo 2020

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