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Luciano Lamonarca racconta l’emergenza Covid-19 a New York

Elena Albanese
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Covid-19 a New York - L'intervista a Luciano Lamonarca
​«Quello che vorrei vedere nel mondo sono delle nazioni più unite, non solo nel canto, ma soprattutto nella preghiera. Dobbiamo avere fede che questo prima o poi passerà, così com'è sempre accaduto»​
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Dopo cinque anni aveva programmato un viaggio a Ruvo di Puglia per godersi i riti della Settimana Santa insieme a parenti e amici. Un viaggio che – per il momento – ha dovuto cancellare a causa della pandemia di Covid-19 e che spera ancora di poter posticipare a luglio prossimo. Nel frattempo sta vivendo anche lui con la sua famiglia (moglie, figlio e suocera) le misure di isolamento imposte dal Governo americano.

È un’intervista a cuore aperto e ricca di sorrisi e di ottimismo quella che ci ha regalato in questi strani e lunghi giorni di quarantena Luciano Lamonarca, tenore di fama internazionale, raggiunto virtualmente nella sua casa nella Città Metropolitana di New York, zona che con circa 13 milioni di abitanti è stata fortemente colpita dalla malattia, contando in termini di contagi «quasi gli stessi numeri dell’intera Italia».

Lui non si è fatto trovare impreparato, acquistando i dispositivi di protezione individuale e un paio di appositi occhiali fin dal 15 febbraio scorso. Addirittura ha inviato a suo padre le mascherine dall’America, «perché a quanto pare a Ruvo era difficile trovarle».

Gli Usa non hanno attuato un vero e proprio lockdown totale, perché «ogni Stato sta adottando la propria quarantena. Ma questo genera nuovi focolai che si stanno espandendo fuori dalla città di New York», ci ha raccontato Lamonarca, che ha grande stima per come il nostro Paese sta reagendo e combattendo la pandemia. «L’America sta imparando dal’Italia e dalla Cina. L’Italia ha potuto imparare solo dalla Cina. Forse l’unico errore che si può fare è quello di non essere uniti nell’accettare le misure imposte. Perché il distanziamento sociale e l’isolamento sono al momento l’unica soluzione che può debellare questo nemico invisibile».

La solidarietà, il comune sentire e l’unità di intenti sono concetti a cui spesso il maestro fa riferimento nelle sue parole. «Quello che vorrei vedere nel mondo sono delle nazioni più unite, non solo nel canto, ma soprattutto nella preghiera. Dobbiamo avere fede che questo prima o poi passerà, così com’è sempre accaduto».

giovedì 9 Aprile 2020

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