Attualità

Daniela: un anno per gli altri

Elena Albanese
La straordinaria e coraggiosa esperienza di una ragazza nel sud del Perù
scrivi un commento 1626

Il suo nome è stato fatto spesso ultimamente, su questo sito e durante il recente concerto dei BarMario a Ruvo. Lei si chiama Daniela Ciliberti e ad ottobre compirà 26 anni.

Lo scorso gennaio ha deciso di svolgere il Servizio Civile all’estero. Fino a settembre resterà ad Arequipa, nel sud del Perù, dove sta lavorando per una piccola ONG di recente formazione che si chiama “Niños Libres”. Ed è da lì che, via mail, Daniela mi racconta di sé e della sua straordinaria e coraggiosa esperienza.

Mi sembra di vederla mentre mi scrive, con lo stesso sorriso che ha nelle foto che mi ha inviato. Ottimista nonostante una situazione difficile, che dev’essere tutt’altro che agevole affrontare e vivere ogni giorno.

Ed è per questo che voglio lasciare la narrazione principalmente alle sue parole, perché quello che dice diventi per tutti meno “lontano” di come lo percepiamo dai TG e dai giornali e ognuno di noi lo possa “vedere” davvero, con gli occhi di Daniela, che ha deciso di rimboccarsi le maniche e dare veramente una mano.

Cosa facevi prima di decidere di partire?
Mi sono laureata a febbraio 2006 in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna. Il mio desiderio è sempre stato quello di entrare nel mondo della cooperazione internazionale, per questo mi sono specializzata sui Paesi in via di sviluppo, e per questo ho fatto domanda di Servizio Civile all’estero: si trattava di una prima importante esperienza per entrare in questo mondo!!

Di cosa si occupa la tua associazione?
È un’associazione che si occupa di attività ricreativa di ogni genere per bambini in carcere, che qui si chiamano "albergue". L’albergue è visto dallo Stato, ed è questa la prima cosa assurda, come il luogo "migliore" per proteggere i bambini da qualunque rischio possano correre per strada o in famiglia, privandoli però della propria libertà.

Ciò significa che in tali strutture ci finiscono bambini e adolescenti che hanno avuto problemi di droga (sia lo spaccio a favore di adulti senza scrupoli che li sfruttano, sia l’uso di una droga molto diffusa tra gli adolescenti peruviani che si chiama terokal) o prostituzione, ma anche coloro che sono stati abbandonati dalle famiglie o che hanno subito violenze. Assurdo pensarlo ma in entrambi i casi è l’unico luogo sicuro che resta. Molte bambine che sto conoscendo, per esempio, si sono ritrovate private della propria libertà dopo essersi recate in commissariato a denunciare il proprio padre, fratello o altro parente che le ha violentate. La soluzione??? La bambina finisce nell’albergue per essere protetta dal rischio, mentre chi ha commesso il reato resta fuori, libero e sereno. E magari continua pure tutte le mattine a guardarsi allo specchio.

Com’è la situazione nell’albergue dove lavori?
L’albergue dove sto lavorando è della Polizia Nazionale del Perù ed è "di passaggio", nel senso che i minori possono restarci da 1 giorno a 6 mesi. In questo periodo il Giudice compie le sue indagini per decidere il futuro di ognuno di loro. Nel frattempo si cercano le famiglie e se queste possono o vogliono vanno a riprendersi i figli (basta una semplice firma di uno dei genitori per render liberi i poveri ragazzi), altrimenti il Giudice decide se inviare il minore da un altro parente, dopo averne accertata la sicurezza delle condizioni o, nella peggiore delle ipotesi (e, ahimè, la più diffusa), se mandarlo in un albergue "permanente", dove il ragazzo resta almeno fino al compimento del 18° anno d’età e dove però può vivere in condizioni più dignitose dal punto di vista igienico-sanitario rispetto a quelle in cui vivono nel posto dove lavoro io e dove, soprattutto, può riprendere l’educazione abbandonata.

In cosa vengono tenuti impegnati i ragazzi durante la permanenza nell’albergue “di passaggio”?
Niños Libres cerca, con l’aiuto di volontari, di alleviare le sofferenze dei 750 bambini all’anno che passano per l’albergue della Polizia Nazionale attraverso attività ricreative (giochi, dinamiche di gruppo, lettura, scrittura, insegnamento dell’italiano, corsi di braccialetti in cui i ragazzi sono molto abili, ecc) o di semplice ascolto e tentando di mettere in contatto i minori con le proprie famiglie.

Cosa pensi di fare una volta tornata a Ruvo? Vuoi continuare a occuparti di bambini?
I bambini e i ragazzi con cui sto lavorando hanno dai 6 ai 17 anni, sono sia maschi che femmine. Ognuno di loro ha una storia assurda di infanzia negata da raccontare. A ognuno di loro mi sono affezionata e a volte è davvero straziante non poter far nulla per aiutarli!!! Il Perù è pieno di queste strutture: nella sola regione Sud sono circa 300 e accolgono un numero impressionante di bambini, bambine e adolescenti…
Mi piacerebbe molto quindi continuare a lavorare in questo ambito…ai ragazzi dell’albergue mi sono talmente affezionata che vorrei restare con loro e nella stessa Arequipa… chissà però come andranno le cose!!! Però sì…per il momento voglio sicuramente rimanere nel mondo della cooperazione.

Daniela racconta ancora che le condizioni del suo albergue, pur essendo di proprietà dello Stato, erano indecenti al suo arrivo.«E come se non bastasse, la Polizia invitava i minori a non sprecare troppa acqua».« Solo nell’ultimo periodo,grazie alle donazioni di due mie amiche italiane, la ONG è riuscita a migliorare la situazione dei ragazzi. Ora i bagni hanno luce e acqua e i ragazzi hanno ricevuto tutto il necessario per la propria igiene personale. C’è ancora molto da fare e “Niños Libres” è ancora troppo piccola per poter offrire ogni tipo di servizio (psicologico, legale, ecc) a questi bambini…
Vorrei tanto riuscire a sensibilizzare più gente possibile sul tema perché ce n’è davvero tanto bisogno».

mercoledì 1 Agosto 2007

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti

Le più commentate della settimana