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Tatuatori alla riscossa: Federico Minafra e Francesco Mastrorilli tornano nelle fucine di creatività

Vittoria Laura Leone
​Il fantasioso mondo dei tattoo non ha subito, poi, grossi cambiamenti in seguito alle ordinanze ministeriali, poiché è ormai prassi consolidata adottare rigide misure di sicurezza ​
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Dopo tanti indugi ed estenuanti attese, il 18 maggio riprenderanno le attività di tatuaggio e piercing, nonché dei centri per il benessere fisico.

Il governatore della regione Puglia, Michele Emiliano, ha emanato, infatti, nei giorni scorsi, l’ordinanza n. 234.

Gli esercizi commerciali potranno infatti riaprire nel pieno rispetto delle norme istituzionali in materia di prevenzione del contagio da Covid-19, adempiendo all’obbligo di distanziamento fisico, dell’igiene delle mani e della persona, della pulizia e della sanificazione degli ambienti di lavoro, dell’uso di dispositivi di protezione individuale (laddove il distanziamento fisico non possa avere luogo).

Ormai prossimi al riavvio della loro impeccabile professione, i tatuatori ruvesi Federico Minafra e Francesco Mastrorilli ci rivelano che il fantasioso mondo dei tattoo non ha subito grossi cambiamenti in seguito alle ordinanze ministeriali, poiché è ormai prassi consolidata adottare rigide misure di sicurezza per evitare contaminazioni crociate.

«Utilizziamo e cambiamo guanti in varie occasioni, a esempio per la preparazione del piano di lavoro, per il montaggio delle attrezzature e soprattutto per le operazioni sul cliente – spiega Federico- . Forse siamo sempre stati gli unici a effettuare disinfezioni ad alto livello con prodotti a base di cloro su tutte le superfici su cui lavoriamo. Abbiamo sempre indossato dpi (dispositivi di protezione individuale) e utilizzato materiale monouso lavorando con un solo cliente alla volta. Per queste ragioni, non mi spaventa riprendere a lavorare in quanto noi tatuatori operiamo osservando l’igiene sia personale sia del cliente».

Più malinconica la reazione di Francesco, ma non certo pronto a perdersi d’animo: «Mi dispiacerà molto non avere la stessa armonia di qualche mese fa. La mia agenda era colma di appuntamenti! Alcuni aspettavano da mesi il loro turno, ma sono stati costretti ad arrendersi alle regole imposte. Prima che accadesse tutto ciò, molti amici passavano dal mio studio anche solo per un saluto. Da ora in poi gli ingressi nel mio studio avverranno in modo contingentato e le prenotazioni saranno effettuate online».

Sebbene il lungo periodo di stasi li abbia tenuti lontani dalle loro officine di creatività, i nostri artisti hanno continuato senza sosta a impugnare gli attrezzi del mestiere: Federico si è dedicato alla sperimentazione di nuove tecniche di disegno, grazie all’impiego dell’arte digitale che gli ha permesso di affrontare con più leggerezza la quarantena, spronandolo alla realizzazione di nuovi prodotti ispirati alle tele dei grandi autori moderni e contemporanei, di cui a breve si potrà usufruire; Francesco, invece, ha trascorso le giornate in famiglia, conciliando l’attività fisica alla fervida passione per il disegno e per la pittura.

Sorprende la maestria con cui i due giovani parlano della propria passione, nata per entrambi fin dalla tenera età. Tatuarsi vuol dire raccontare la propria storia attraverso un linguaggio variegato di immagini e parole che si estendono sul corpo, proprio come riferisce Francesco rievocando con emozione il giorno del suo primo tattoo sulla gamba e successivamente quelli fatti per suo fratello e per la sua fidanzata.

Dunque, il tatuaggio in sé può essere considerato una forma d’arte o solo un effimero strumento di omologazione?

È Federico a gettar luce sulla controversia che attanaglia bigotti benpensanti e anticonformisti: «Ciò che si vede su pelle è il risultato finale di un lungo lavoro di preparazione, proprio come accade con un’opera d’arte. Nel caso dei tattoo, il primo step è uno sketch, cioè un disegno-base nel quale viene delineata l’idea del cliente. Una volta definita la parte sketch, si passa alla realizzazione del disegno completo in tutte le sue sfumature. Dopodiché, si passa alla realizzazione dello stencil su pelle in modo tale da avere delle linee guida da utilizzare durante la realizzazione del tatuaggio. Quindi il processo è analogo a quello di un dipinto o di una scultura, nei quali è necessario un progetto iniziale che poi prenderà forma. Ecco perché, a mio modesto parere, un tatuaggio ha tutte le carte in regola per essere definito una forma d’arte».

A chiosa dell’articolo la redazione di Ruvolive augura a Federico e Francesco una ripresa scoppiettante della loro attività, con l’auspicio che questa sia pervasa ininterrottamente da ondate di genialità ed entusiasmo, due ingredienti fondamentali per la buona riuscita delle opere.

domenica 17 Maggio 2020

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