Durante la festa per i 50 anni dell’istituzione delle regioni il Capo dello Stato ha ribadito l’a necessità di riconoscere pari dignità alle regioni del nord e del sud.
Un richiamo che, purtroppo, mette in evidenza l’enorme divario esistente tra il mezzogiorno d’Italia e il resto del paese.
Tra i tanti esempi che si potrebbero fare vi è quello del ponte “Morandi” e la ferrovia “Bari-Nord”. Entrambe le opere riportano alla mente vere e proprie stragi in cui hanno perso la vita numerose persone. Eppure, mentre il ponte di Genova è stato ricostruito in pochi mesi, la tratta ferroviaria su cui viaggiavano numerosi pendolari è ancora bloccata nonostante siano passati 4 anni da quel maledetto 12 luglio.
In più occasioni è stata rilanciata la possibilità di far tornare funzionanti quei binari ma, a tutt’oggi, tutto è fermo e oltre al danno anche la beffa di impiegare ore per raggiungere il capoluogo pugliese.
Nulla contro i genovesi e il nord Italia, però è doveroso chiedersi perché nel nostro paese ci siano due Italie che viaggiano a velocità diverse contro quelli che sono i principi costituzionali e gli art. 2 e 3 della Costituzione citati da Mattarella proprio durante i detti “festeggiamenti”.
Fino a quando continueranno ad esistere queste disparità di trattamento più che parlare di Italia unita dovremo parte di Italia del Nord che viaggia ad alta velocità su un’autostrada e Italia del Sud che viaggia lenta su un unico binario interrotto per un tempo indefinito.