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Bar e ristoranti chiusi alle 18, la parola a tre lavoratori ruvesi del settore

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
​Sono Fabio Iosca, Leonardo Adessi e Luca Cascione titolari, rispettivamente, di un pub, di una gelateria e di un ristorante
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Il Dpcm antiCovid-19 del 24 ottobre scorso ha sollevato un movimento di protesta da parte delle categorie di lavoratori più “penalizzate” dalle misure restrittive: chiedono, infatti, correttivi che possano agevolare lo svolgimento delle attività senza pregiudicare la tutela della salute pubblica.

Tra loro ci sono ristoratori, baristi, pasticceri e la maggior parte di coloro che operano nel settore della somministrazione di cibo e bevande.

Il nuovo Dpcm prevede, infatti, che rispettino orari di apertura e chiusura dalle 5 alle 18; massimo quattro persone sedute ai tavoli: un numero maggiore solo se persone conviventi. Il servizio di domicilio o di asporto è consentito fino alle 24. Per attività che per loro natura si svolgono, per la maggior parte dei casi, dal tardo pomeriggio sino a notte fonda si tratterebbe di un duro colpo, lamentano gli interessati.

Dovrebbe compensare le conseguenze delle misure restrittive dell’ultimo Dpcm il Decreto Ristori, complessivamente di oltre 5 miliardi, al via da ieri.

Si prevede un contributo a fondo perduto che dovrebbe arrivare sui conti correnti, attraverso l’Agenzia delle Entrate, per metà novembre: a ristoranti e pizzerie destinato il 200% in più rispetto a quanto ricevuto col decreto rilancio; a gelaterie e bar il 150%.

Proprio il contributo a fondo perduto è una delle misure richieste dai ristoratori aderenti alla Federazione Italiana Pubblici esercizi di tutta Italia che oggi ha organizzato #siamoaterra, una protesta in 18 piazze in altrettante città: a Bari, ieri mattina, in Largo Giannella a Bari, “sono stati disposti mille coperti a terra”.

E a Ruvo di Puglia? Abbiamo contattato tre titolari di attività dedite al servizio di ristorazione e somministrazione di cibo e bevande.

Fabio Iosca, titolare di un pub prospiciente il campanile della Cattedrale, consapevole che con questo dpcm «Cambia tutto», ha deciso di fare di necessità virtù. «Mi adeguerò alle esigenze della clientela». Per questo motivo è alla ricerca di una bicicletta vintage con cui fare, dalle 18 in poi, servizio a domicilio consegnando solo drink e birre e prevedendo il take away.

Gli aiuti previsti dal Decreto Rilancio a sostegno e come ristoro per la chiusura dovuta al lockdown di primavera sono stati sufficienti?

«No, non sono serviti tanto in quanto non hanno ridotto o abolito per quel determinato periodo le tasse».

Leonardo Adessi, titolare di una gelateria nei pressi della Pineta Comunale, ritiene che non tanto le restrizioni antiCovid-19 nei dpcm di Conte quanto l’attivazione delle aree blu, delle aree di sosta a pagamento abbia influito sull’andamento dei suoi affari.

«È il secondo anno che non metto la pedana». Durante il lockdown non ha aperto la gelateria ma i ristori del Decreto Rilancio gli hanno consentito di pagare le utenze. Lamenta la riottosità di alcuni clienti a osservare le misure di sicurezza all’interno del bar: «Alcuni vanno educati», commenta.

Luca Cascione, chef e titolare di un ristorante in Largo Sant’Arcangelo, nel centro antico di Ruvo di Puglia, sta studiando soluzioni per non fermarsi alle 18.

«Con questo dpcm cambia molto visto che abbiamo la possibilità di lavorare solo a pranzo – commenta -. La chiusura alle 18 non ci permette di effettuare un servizio serale, anche perché difficilmente si cena prima delle 20.

Per il momento svolgeremo solo il servizio a pranzo e valuteremo l’evolversi della situazione! Se ci sarà la possibilità svolgeremo il servizio di asporto e domicilio».

Facendo un passo indietro, come avete vissuto da ristoratori gli effetti del lockdown di primavera?

«Il lockdown è stato devastante, purtroppo abbiamo avuto un grossa perdita economica e ci vorranno parecchi anni per arginare il tutto! Per fortuna questa estate abbiamo lavorato molto bene, dando un po’ d’ossigeno all’impresa!».

E, aggiunge Cascione, gli aiuti del Decreto Rilancio che sono giunti sono stati sufficienti solo per coprire una minima parte delle spese.

Quali misure ritiene più adeguate per sostenere la categoria?

«Credo che sia importante innanzitutto sospendere la locazione dei locali, sospendere i vari tributi e pagare le utenze solo per il reale consumo».

Che tipo di atmosfera si respira, con tutte le misure di sicurezza all’interno del ristorante? I clienti come si comportano?

«Diciamo che è molto dura lavorare in queste condizioni: tenere la mascherina in una cucina per 12 ore al giorno, con tutte le attrezzature in funzione è veramente faticoso. Lo stesso vale per la sala: oltre a porre particolare attenzione per il distanziamento di un metro tra i coperti, suddividere gli ospiti in tavoli da sei prima e ora da quattro è un impresa ardua specialmente in un locale piccolo come il nostro. Per quanto riguarda i clienti la maggior parte rispetta le normative. Purtroppo c’è anche molta gente che ha paura: infatti in settimana abbiamo avuta la disdetta di svariate prenotazioni».

Il Dpcm del 24 ottobre sarà efficace sino al 24 novembre, a un mese dal Natale, uno dei periodi più fervidi per queste e altre attività. La speranza è che per allora ci sia una contrazione dei contagi: ma questo dipende anche dalle buone pratiche – uso della mascherina e pulizia delle mani – messe in atto da ognuno.

giovedì 29 Ottobre 2020

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