Cronaca

Il Vescovo ai ragazzi del Tannoia: «Vi auguro di essere come alberi con le radici in alto»

La Redazione
Monsignor Domenico Cornacchia in visita pastorale alla comunità scolastica ruvese. Agli studenti riuniti in auditorium ha detto: «Non sarà importante ciò che farete, ma la passione con cui lo farete!»
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«Oggi è una giornata importante per l’intera nostra comunità, a cui è stata offerta l’opportunità di vivere un’emozione intensa e particolare: quella di ricevere un ospite illustre come Lei. Ci siamo preparati a questo evento con gioia non disgiunta da una trepidante ansia, come quella che si vive quando si aspettano visite importanti e si tirano fuori dai cassetti e dalle vetrine le cose più belle, per dare tono e solennità al momento, cercando di rendere accogliente la nostra scuola. Cerchiamo, infatti, nonostante le poche risorse economiche a disposizione, di offrire ai nostri studenti tutte le opportunità di crescita umana e culturale, affinché possano trovare risposte ai propri bisogni e, finalmente, affacciarsi al mondo adulto con un bagaglio di esperienze e conoscenze in grado di renderli liberi e consapevoli nelle scelte che la vita porrà loro. Crediamo, infatti, nel ruolo di ascensore sociale che la scuola può e deve svolgere». Così la dirigente scolastico dell’itetTannoia”, Nunzia Tarantini, ha accolto il vescovo monsignor Domenico Cornacchia, in visita pastorale nella sede ruvese dell’istituto.

È stato davvero un giorno di festa, un evento atteso da tutti, soprattutto dagli studenti, entusiasti ed emozionati. Presenti all’incontro anche don Gianni Rafanelli, parroco della chiesa di San Giacomo di Ruvo, don Pietro Rubini, parroco di San Domenico a Giovinazzo, e la professoressa Rosanna Boccaccio, referente del progetto.

Sulle note di “Esseri umani” di Marco Mengoni, suonata e cantata dal vivo da talentuosi musicisti in erba, i ragazzi e le ragazze del Tannoia hanno salutato il pastore della loro comunità, dimostrando che, al di là dell’apparente superficialità di cui sono tacciati, i giovani, se opportunamente guidati, sono in grado di interrogarsi, di mettersi in discussione, di confrontarsi, di discutere costruttivamente. Anche il Vescovo è apparso visibilmente emozionato nell’intercettare la gioia e la bellezza della comunità scolastica.

A incontrare per primi monsignor Cornacchia sono stati gli studenti del biennio, che hanno dialogato sul tema “I giovani alla ricerca di…”. Tanti gli interrogativi posti, scaturiti dalla riflessione dei giorni precedenti. Dal perché della scelta vocazionale alla felicità, dalla famiglia all’amore, all’incontro con il trascendente: non hanno tralasciato nessun tema gli studenti, tangibilmente alla ricerca di risposte, avidi di punti di riferimento. Ed è proprio da qui che il vescovo è partito. «State vivendo un’età di turbolenza esistenziale – ha esordito -. A volte bisogna andare controvento e non è facile trovare punti fermi. Dovete partire da cosa ritenete essenziale ogni giorno. Ricordate che è essenziale solo ciò che, se non l’aveste, vi farebbe sentire perduti». I ragazzi hanno ascoltato in silenzio e sembravano chiamati a ripensare la loro scala di valori, ancora così scricchiolante e provvisoria. «Sono nato nel 1950 – ha continuato il vescovo -, e provengo da una famiglia di otto persone in cui c’era l’essenziale. Eravamo poveri ma dignitosi. Non sarà importante ciò che farete, ma la passione con cui lo farete!». È sembrato che gli studenti abbiano subito voluto mettere in pratica l’accorato invito, quando si sono esibiti in un passaggio chiave del loro ultimo spettacolo teatrale, dal titolo “Radicazioni”. «Vi auguro di essere come alberi con le radici in alto, in cielo, nei sogni», ha affermato, congratulandosi con i ragazzi.

Anche l’incontro con gli studenti del triennio ha toccato momenti di forte intensità. Sullo sfondo “La danza” di Matisse, dipinto che i ragazzi hanno scelto per sintetizzare ed esemplificare la loro condizione di persone autentiche, trascinate dall’edonistica danza della vita, indispensabili le une alle altre, alla ricerca profonda di senso. E cariche di senso sono state anche le loro domande. «La fede – ha chiesto Anna – non sarà troppo spesso il risultato di un’abitudine, di un retaggio familiare, piuttosto che il frutto di una scelta consapevole?». Per Cornacchia ciò che è abitudine non è necessariamente un’eresia. Ma questo non deve esimerci dal fare una scelta, non subendola, ma opzionandola, come le api che scelgono il meglio, volando di fiore in fiore. Non si può conoscere tutto Dio, ma cogliere la sua qualità. Il Vescovo ha affidato il congedo alle parole di Sant’Agostino, che ha definito “il grande convertito”: «Se sarete chiamati per ricoprire un ruolo, una responsabilità, e penserete di non essere idonei, sforzatevi di esserlo, di diventarlo». Un augurio e un monito che hanno vibrato nell’auditorium gremito, aprendo sicuramente una seria riflessione.

martedì 19 Marzo 2019

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