Cultura

“Restituzioni”, all’Annunziata in mostra le opere d’arte sacra da salvare

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Santa Lucia; Madonna col Bambino e San Leonardo. Sullo sfondo l'Annunciazione di Gioacchino Quercia © RuvoLive.it
​Nell'ambito dell'esposizione, a cura del Capitolo della Cattedrale di Ruvo di Puglia, del Museo Diocesano e dell'Ufficio diocesano per i Beni culturali, attivo il progetto "Adotta un'opera d'arte"
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Ruvo “Città d’Arte” dai tesori nascosti che hanno l’urgenza di uscire da depositi e luoghi riposti per manifestarsi nella loro bellezza, anche quando toccata dal non sempre gentile trascorrere del tempo.

Tra questi i quadri e le statue di soggetto sacro esposti nella mostra “Restituzioni – Opere, storie di uomini e d’arte dai depositi della Concattedrale di Ruvo di Puglia”, fino al 10 ottobre allestita, in collaborazione con la cooperativa FeArt,  negli spazi della chiesetta della Annunziata, a Ruvo di Puglia, a pochi passi dalla Cattedrale.

Curatore della mostra è il cultore di storia e arte Francesco Di Palo, autore del saggio “Restituzioni” (edito da La Nuova Mezzina), disponibile nell’Annunziata e nel Museo diocesano di  Molfetta: tutti i proventi della vendita confluiranno nel progetto “Adotta un’opera d’arte”, a cura del Museo diocesano di Molfetta per gli ulteriori e necessari restauri delle opere in mostra, un tempo adornanti la Cattedrale di Ruvo di Puglia e altri enti ecclesiastici.

La mostra è promossa dal Capitolo della Concattedrale di Ruvo di Puglia, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano per i beni culturali e l’Arte sacra, il Museo diocesano ed è patrocinata dal Comune di Ruvo di Puglia.

“Restituzioni” dovrebbe essere il primo passo per la creazione della sezione ruvese del Museo diocesano, destinata ad accogliere una ricca collezione di opere appartenenti a enti ecclesiastici e allo stesso Capitolo della Concattedrale, ampliato dal vescovo Domenico Cornacchia nel 2019 e presieduto da don Vincenzo Speranza.

Con “Restituzioni”, «occasione di contemplazione e riflessione»  per il Vescovo nonché momento di rinascita per don Michele Amorosini, direttore del Museo diocesano e dell’Ufficio diocesano, si intende innalzare un ponte tra passato e futuro, si intendono recuperare le proprie radici storiche e artistiche e restituire loro dignità custodendo e ricostruendo il bello attraverso la partecipazione attiva di pubblico e privato. Come ricordato da don Speranza, questa attività di recupero, che rinvia alla citazione dostoevskjiana “La bellezza salverà il mondo”, «diventa momento qualificante per la nostra storia collettiva, del vissuto cristiano di una comunità che mai si è risparmiata nel rendere piena testimonianza della propria fede attraverso segni anche significativi».

Se per il sindaco Pasquale Chieco la mostra commuove perché espressione della Bellezza dell’arte,  l’assessora alla Cultura Monica Filograno vede una stretta connessione con le (ri)Aperture della programmazione culturale estiva nonché un arricchimento del patrimonio storico-artistico della città, capace di attrarre turisti “religiosi”, cultori di storia dell’arte: l’istituzione, poi, della sezione distaccata del Museo Diocesano arricchirebbe il “nascente” Polo museale locale che comprende il Museo Jatta,  la Pinacoteca comunale (entrambi in ristrutturazione) e il Museo del Libro.

Si consideri che in Italia gli enti ecclesiastici – chiese, conventi, monasteri, abbazie, biblioteche – sono essi stessi parte e raccolgono l’80% del patrimonio artistico e storico. Inoltre, lo stile, il materiale utilizzato per la costruzione e le decorazione, la preziosità degli arredi narrano  i rapporti di forza che, nei secoli, si sono creati tra potere temporale e potere spirituale. Per questo, come sottolineato da Di Palo, la mostra “Restituzioni” narra non solo la storia della Ruvo di Puglia religiosa ma anche quella dei rapporti con le famiglie nobili locali, spesso dispensatrici di laute donazioni ad pias causas; con le Confraternite e i Vescovi. Soprattutto, “Restituzioni” è l’esposizione del sentimento religioso popolare, coi suoi santi taumaturghi, le Madonne amorevoli, i Crocifissi simbolo della sofferenza umana.  

Il numero di opere esposte sarebbe stato più cospicuo se non fosse intervenuta, nei secoli scorsi, la «furia iconoclasta» dei restauri che hanno privato la Cattedrale di preziosi reperti. Furono smantellate le strutture cinquecentesche, frutto dei lavori di rinnovamento intrapresi, con il supporto della potente Confraternita del Sacro Cuore, dal vescovo Giovanni Francesco De Mirto. Si trattava di lavori che ridavano dignità al rito dell’Eucaristia in conformità ai principi tridentini perché anche a Ruvo di Puglia erano giunti i venti della riforma protestante. Fu distrutta una tela di Cesare Fracanzano, dal valore di 100 ducati, cifra elevata ma equa per la bellezza del dipinto.

Numerose le statue esposte nella chiesa dell’Annunziata, in legno policromato e indorato, risalenti al XVI e XVII secolo: spiccano il Sant’Antonio  e il San Pietro d’Alcantara della scuola altamurana di Altieri; il San Donato, il San Francesco da Paola e il San Michele Arcangelo di Antonio Brudaglio: quest’ultima troneggia al centro della cappella principale. Nello stesso spazio la Caduta sotto il peso della Croce, realizzata prima del 1678 e la Pala della Madonna dei sette dolori tra i santi Ignazio da Loyola e Francesco Saverio, del 1684, opera di Nicola Gliri da Bitonto e dal valore simbolico: rappresenta la chiesa locale trafitta dai capitolari, dal duca Fabrizio V Carafa e dalle Confraternite. Il restauro di un’area della pala dà l’idea della ricchezza dei colori che emergerà, qualora dovesse essere restaurata.

Esposti San Giuseppe col Bambinello; piccole statue di san Leonardo (Lonardo) e Santa Lucia sull’altare, sopra il quale è esposta  l’Annunciazione del terlizzese Gioacchino Quercia. Nella sacrestia  ex voto dedicati alla Madonna delle Grazie, di cui uno risalente alla fine dell’Ottocento in stile naïf; una tela  del Settecento ritraente San Gennaro, patrono di Napoli, tra san Rocco e Sant’Antonio da Padova, patroni di Ruvo. Nella cornice originaria un’Immacolata; una Crocifissione e un’Addolorata adornata da cornice rococò. In un angolo, una Santa Maria Goretti del maestro  ruvese Giuseppe Pellegrini.

Nella cappella di Santa Caterina, sono accolte statue in cartapesta: colpisce il modello di una Santa, ancora non adornata dai vestiti, sul cui petto si intravede la dedica dello scultore napoletano Agnello Milano (1834); il gruppo settecentesco del Battesimo di Gesù di ignoto; la statua di inizio Novecento di Santa Caterina di Giuseppe Caretta, lo “scultore” del gruppo statuario de “Gli Otto Santi – Trasporto di Cristo al Sepolcro”; del molfettese Corrado Binetti una Santa Rita e uno Stabat Mater con Crocifisso e San Giovanni; di Ferdinando Perathoner di Ortisei un’Addolorata in legno di Ortisei. 

Per aderire al progetto “Adotta un’opera d’arte” con cui sostiene il restauro delle opere in mostra, scrivere a info@museodiocesanomolfetta.it.

La mostra è visitabile sino al 10 ottobre, dal venerdì alla domenica, dalle 19.30 alle 21.30. L’ingresso è gratuito e, secondo le disposizioni antiCovid in materia di accesso a luoghi e a eventi culturali, è indispensabile esibire il Green pass.

lunedì 23 Agosto 2021

(modifica il 4 Giugno 2022, 21:49)

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Franco
Franco
2 anni fa

Restituiamoli al culto, alla devozione, non riduciamoli a pezzi da museo.