Cultura

«Con Mimmo Mastrorilli, fra le pagine di Tolstoj, Leopardi, Marniti»: il ricordo del prof. Iurilli

La Redazione
​«Partivamo da versanti diversi: una condizione che non ha mai frenato il nostro dialogo. Una parola "antica" evocatrice di una civiltà della parola che prima il "dibattito", poi ancor più i social hanno oggi devastato»
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«Con Mimmo Mastrorilli, fra le pagine di Tolstoj, Leopardi, Marniti» è il titolo del commosso racconto del professor Antonio Iurilli in ricordo del professor Domenico Mastrorilli, uno dei protagonisti più autorevoli nel mondo della politica e della cultura.

«Ci siamo incrociati – scrive -, seguendo le rette spesso artificiosamente sghembe della politica, nei difficili anni Settanta: gli anni della società e della politica trafitte dal piombo del terrorismo. Partivamo da versanti decisamente diversi: una condizione che non ha mai frenato il nostro dialogo, anzi lo ha catalizzato. Già: il dialogo. Una parola "antica" (elegante eufemismo) evocatrice di una civiltà della parola che prima il "dibattito", poi ancor più i ‘social’ hanno oggi devastato. Si dialogava proprio mentre, paradossalmente, le divisioni fra i partiti (fra i partiti, non fra le liste) erano assai più acute di oggi, e riflettevano un patrimonio di idee e di cultura che la storia aveva generato e si ingegnava in tutti i modi di alimentare.

Non è, questo, il "coccodrillo" di un caro, indimenticabile amico, ma una rapsodica testimonianza di quel che la sensibilità e il rispetto reciproco ci hanno consentito di vivere e condividere.

Abbiamo condiviso le ore che seguirono immediatamente la notizia dell’assassinio di Aldo Moro. La sezione cittadina della Democrazia Cristiana fu aperta come si apre la casa di un defunto di famiglia. La prima a farci visita fu la delegazione del Partito Comunista, e Mimmo c’era, mentre un altro esponente della nomenklatura comunista cittadina piangeva. Emozioni forti, incancellabili dalla memoria, che riaffiorano proprio quando la politica si incancrenisce offrendo scenari di tutt’altra suggestione.

Allontanatosi per tempo dalla politica attiva, Mimmo mi cercò nel segno del comune amore per la letteratura. Incoronato "fine dicitore" dal Dams di Bologna, escogitò una felice forma di divulgazione cittadina della grande letteratura attraverso la lettura pubblica di alcuni autori a forte impatto emotivo. E mi volle introduttore critico di quelle sue performance. Amabilmente gli ricordai che aveva rispolverato la lettura "audiotattile" degli antichi prima che il libro a stampa rivoluzionasse la cultura dell’Occidente: quella lettura che i maestri eseguivano ad alta voce per una comunità, impedita nella lettura diretta dei testi dagli alti costi del libro manoscritto.

Una volta toccò a Tolstoj, del quale Mimmo lesse le pagine più drammatiche della tragedia tutta femminile di Anna Karenina. Un’altra volta toccò ai versi dedicati alle donne da Leopardi, in particolare a quella Saffo, il cui Ultimo canto risuonò nella sua voce ferma e gentile fino a prorompere nel verso che sancisce la crudeltà della natura verso una sua fragile figlia: “virtù non luce in disadorno ammanto”.

Ma il picco di questa felice sinergia fu quando lo volli, complici l’Aede cittadina e la sua indimenticata presidente (Pia Olivieri, ndr), lettore dei versi di una grande ruvestina: di Biagia Marniti. Un evento che avevo in animo di ripetere in quest’anno centenario della poetessa di Ruvo.

Addio, caro Mimmo, da oggi ancor più compagno di Calliope e di Euterpe nel Paradiso laico dell’arte».

 

 

giovedì 14 Ottobre 2021

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