Cultura

I tesori di Ruvo in mostra a Vicenza. Foto e video

Elena Albanese
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Le ambre della principessa
L'esposizione "Le ambre della principessa", quarto appuntamento della rassegna Il tempo dell'antico, propone alcune delle ceramiche più rappresentative della collezione della famiglia Caputi, oggi nella raccolta di Intesa Sanpaolo
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E' stata presentata ieri alla stampa e sarà inaugurata oggi a Vicenza, a palazzo Leoni Montanari, la mostra dal titolo "Le ambre della principessa. Storie e archeologia dall’antica terra di Puglia", quarto appuntamento de "Il tempo dell’antico", la rassegna espositiva dedicata alla valorizzazione della raccolta di ceramiche attiche e magnogreche di Intesa Sanpaolo.

L'origine della collezione

Durante il governo dei Borboni e l’intermezzo del regno francese negli anni tra il 1806 e il1815, nel sud d’Italia affiorarono le vestigia di un glorioso passato. E' il periodo in cui emersero Paestum e i suoi templi e in cui vennero ritrovate sepolture risalenti dal VI al III secolo avanti Cristo, con splendidi corredi costituiti da oggetti preziosi, armature, bronzi e ceramiche. Queste ultime, in particolare i vasi figurati, destarono l’interesse di studiosi e collezionisti, colpiti dalla bellezza delle scene dipinte che rimandavano a un universo mitico affascinante.

Anche a Ruvo di Puglia si sviluppò una frenetica attività di scavo che vide impegnati, oltre al governo, persone appartenenti alle più disparate categorie: sacerdoti, medici, farmacisti, contadini e commercianti. Recuperavano il contenuto delle tombe e lo rivendevano ai privati e ai musei internazionali con la conseguente disgregazione dei corredi antichi.

Fu l’arcidiacono Giuseppe Caputi, intorno al 1830, a iniziare la raccolta di famiglia selezionando i soli vasi messi in luce nei suoi fondi, mosso dalla volontà di salvaguardare e non disperdere importanti testimonianze patrie. Continuò questo recupero il nipote Francesco, che si adoperò a incrementare e a ordinare l’intera collezione, conservata all’interno di palazzo Caputi. Oggi questo tesoro, composto da circa 500 vasi rinvenuti nelle antiche sepolture della nostra città e realizzati nelle officine dell’Apulia e della Lucania o importati da Atene per essere collocati nelle tombe come beni di prestigio o oggetti funzionali al rituale funerario, compone la collezione di Intesa Sanpaolo.

La mostra

La rassegna "Il tempo dell’antico" propone periodicamente esposizioni tematiche che presentano, a rotazione, nuclei di opere selezionate dalla raccolta. Attingendo dal ricco patrimonio di immagini dipinte sui vasi, si costruiscono percorsi che illustrano vari aspetti della società, della cultura e dell’arte in Grecia e nella Magna Grecia tra V e IV secolo avanti Cristo.

"Le ambre della principessa" è curata da Federica Giacobello e si compone di alcune delle ceramiche più rappresentative della collezione. Con la collaborazione del museo Archeologico nazionale di Napoli, infatti, sono esposte importanti testimonianze provenienti da Ruvo, tra cui uno degli affreschi della decorazione parietale della misteriosa Tomba delle danzatrici. Affrescata sulle pareti di una tomba ipogeica a semicamera appartenuta a un personaggio ruvese di spicco di inizio IV secolo avanti Cristo, fu ritrovata nel 1833. Fu poi staccata dalle pareti e venduta nel 1838 in blocchi separati al Real museo borbonico di Napoli (oggi museo Archeologico), dove ancor oggi è conservata. Una delle lastre è eccezionalmente esposta per
incantare con la sua bellezza e con i suoi colori e per condurre il visitatore, attraverso il suo labirintico intreccio, nei suoi segreti. All'opera è affiancato un video ricostruttivo 3D della tomba, realizzato appositamente per la mostra da Aitair, spin-off dell’Università degli Studi di Bari. L’esposizione si avvale infatti della collaborazione scientifica dell’ateneo pugliese, che da tempo si dedica allo studio e alla ricostruzione archeologica di Ruvo e del suo territorio.

Pezzo forte è naturalmente il ricco corredo funerario di una principessa apula, anch'esso rinvenuto nei fondi Caputi nel 1876, composto da ambre e preziosi ornamenti, da cui il nome dell'esposizione.

In mostra anche illustrazioni ottocentesche, tra cui i fogli dipinti prestati dal Pontificio seminario regionale pugliese di Molfetta “Pio XI”, che documentano come ai reperti provenienti dal nostro paese furono subito riconosciute eccezionale qualità e straordinaria bellezza. A testimonianza di ciò, il percorso propone anche una copia del primo catalogo dell’intera collezione, èdito nel 1877, a cura di un altro concittadino eccellente, Giovanni Jatta, dal titolo "I vasi italo-greci del signor Caputi di Ruvo descritti, dichiarati e nella miglior parte ancora inediti".

Oltre ad elementi sensoriali e olfattivi, è stato allestito lo studiolo di un collezionista di vasi, ispirato alle dimore e della nobiltà del XVIII-XIX secolo, in cui altri esemplari sono collocati in un armadio-libreria secondo la consuetudine ottocentesca.

Tre video, infine, concludono la visita con l’approfondimento del mito delle ambre, degli scavi di Ruvo di Puglia e del collezionismo delle nobildonne dell’Ottocento. La mostra sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18 fino al prossimo 7 gennaio.

sabato 4 Febbraio 2017

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