Cultura

Talos festival, arrivederci al 2017. Pino Minafra: «Questa è la nostra ultima chance»

Francesca Elicio
E' stata fatta chiarezza finalmente sul futuro della manifestazione. L'amministrazione e il direttore artistico decidono di saltare l'edizione di quest'anno per poter progettare la prossima con maggiore serenità
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“Ora o mai più”. Tono severo, duro, deluso e a tratti rassegnato quello usato da Pino Minafra. Un festival decennale che purtroppo non ha ricevuto la giusta gratificazione nel corso degli anni fino ad arrivare all’edizione del 2015, che lui stesso ha definito “di salvataggio”.

Ma che sorte attende questa realtà? Come in molti già immaginavano, quest’anno il Talos festival non si terrà. Le scelte possibili erano due: realizzare una nuova edizione “salva- festival”, e quindi aumentare la sua disgrazia, oppure rimandare. Rimandare ad un momento di maggiore luce, maggiore lavoro, maggiore dignità, maggiore voglia di far rivivere il proprio territorio e maggior voglia di far vivere la cultura. Cultura, questa sconosciuta ai molti che non hanno mai saputo coltivare la vera essenza del Talos.

Minafra racconta cosa lo ha spinto fino ad ora a lottare ancora per un nuovo progetto: «Sono più di 30 anni che milito in Puglia, raggiungendo risultati storici. Mi sono ribellato ad accettare una terra mafiosa, sporca, nichilista; mi sono rimboccato le maniche per cambiare questa visione qui, occorre farlo quando non c’è qualcuno capace di cogliere questo grido. Si, perché il Talos è un grido. Il grido delle persone di colore, il grido di gioia e di dolore, il grido di chi si ribella. Girando il mondo ho capito la bellezza del nostro territorio e il suo potenziale. Il problema essenziale? Una chiusura politico-culturale che si è registrata e per questo ho dovuto compiere un’impresa sovra-umana. All’inizio ho fatto nascere il Talos come strumento di provocazione, provocazione buona si intende; col tempo mi sono reso conto che il problema non era solo del sud, ma di tutta la nazione. Un esempio? Le ore riservate a scuola per la musica sono davvero riduttive. Bisogna sporcarsi le mani, entrare nell’agone: quando le perle le si dà ai maiali non si fa mai nulla. Avevo già tutto chiaro in mente, su cosa fare e dove colpire: ma come potevo farlo capire agli altri? Col tempo sono riuscito a creare il laboratorio Talos, che rappresenta una modalità diversa di fare musica, presenta una nuova visione di essa. E per farlo non potevo che ispirarmi al jazz, il linguaggio attraverso cui possono davvero comunicare tutti. Bene, immaginate tutto questo a Ruvo di Puglia: nell’idea, il Talos doveva accomunare tutto ciò che il territorio partorisce per poterlo proteggere dalla precarietà, la stessa che stava colpendo me purtroppo negli ultimi anni».

Ecco che nelle sue parole appare un barlume di speranza: «So bene che questa è la nostra ultima chance; organizzare un festival comporta uno sforzo enorme, è come una macchina da guerra che potrei organizzare in anche un solo giorno. Ma ho abbandonato, ho lasciato la palla al centro e ho denunciato e protestato attraverso la solitudine, quella in cui ci hanno fatto rimanere. Do fiducia a questa nuova amministrazione, alla quale sono vicino per stima e amicizia, ma soprattutto perché so che è l’ultima carta in gioco. Abbiamo due sfide da superare: dare al laboratorio maggiore serenità e sfidare le autorità. Cosa c’è in cantiere? Sicuramente vogliamo proteggere quell’oggetto nobile, che è la banda, spesso ridotto in condizioni disastrose».

Più tecniche e pacate le informazioni date da Monica Filograno, la quale ha rassicurato tutti i presenti dell’intenso lavoro e soprattutto dalla voglia smisurata di far rinascere il Talos e tutto il territorio: «Siamo già a lavoro per ridisegnare la governance del Talos Festival il quale ha bisogno di maggiore stabilità, sicurezza, cura politica e amministrativa che possa garantire non la sopravvivenza, ma la vita di questa realtà. Ci fermiamo per questa edizione che non si terrà nella sua tradizione, ma lavoriamo per concepire una sua gestione più solida, stabile e soprattutto curata. La scelta di posticipare al prossimo anno consente di metterci nella tranquillità di poter ripartire da zero; questo è un marchio che contraddistingue la nostra amministrazione e dobbiamo ben ragionare sull’opportunità di creare un qualcosa che sia di pari dignità artistica. Voglio affermare che non sarà un lavoro svolto soltanto da noi come amministrazione, ma c’è un dialogo con altre professionalità che ci aiuteranno in questo compito. Il tutto fa parte di un discorso di politiche culturali che stiamo portando avanti dal nostro insediamento».

Caro Pino, tu parli di ultima chance – ha concluso il sindaco Ninni Chieco -, io invece parlo di un nuovo inizio. Credo che lo sguardo dell’artista è in grado di cambiare il mondo. Chi meglio di lui può incoraggiare un progetto così? Un progetto che non coinvolge soltanto Ruvo, ma anche altri territori circostanti. Dal nostro primo incontro siamo subito entrati in sintonia, siamo legati da una grande voglia di metterci al lavoro e realizzare già entro dicembre un quadro piuttosto chiaro di ciò che sarà del Talos il prossimo anno. E’ un percorso il nostro in cui non puoi permetterti di fermarti, di distrarti, altrimenti affondi. Siamo pronti a dare maggiore identità, a dare un altro e alto respiro a questo progetto. Il tutto poi aiutato dalle risorse triennali date dalla Regione. Siamo una bellissima squadra. Siamo tutti molto motivati».

mercoledì 14 Settembre 2016

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