Cultura

Massimiliano di Gioia: «Ho sempre amato la pietra, la scolpisco e provo a sentirla»

Giuseppe Tedone
​Venerdì scorso è stata inaugurata in piazza Bovio, davanti al museo Jatta, la scultura "Il Dio stupore", realizzata con la tecnica dello stone balancing. Il suo creatore si è raccontato a RuvoLive.it​
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Venerdì sera è stata inaugurata in piazza Bovio la scultura realizzata dall’artista ruvese Massimiliano di Gioia intitolata “Il Dio stupore” e realizzata con la tecnica dello stone balancing, ossia l’equilibrio delle pietre poste l’una sull’altra. Quest’opera si lega ai temi dell’equilibrio e della vertigine che caratterizzano quest’anno l’iniziativa “Luci e suoni d’artista”.

Massimiliano si è concesso per un’intervista a RuvoLive.it.

Da dove è nata l’idea di realizzare l’opera del “Dio Stupore”?

«L’opera è nata dopo aver partecipato al Bawi Italy, un workshop su quest’arte, riscuotendo apprezzamenti da artisti internazionali. Quando sono tornato a casa, nella mia mente si palesava l’idea di rendere immobili queste opere e, visto che sono un arredatore d’interni, ho cominciato a fare i primi schizzi e studi vari. Ho sempre amato la pietra, la scolpisco e provo a sentirla, e pian piano è nata l’opera».

È la prima volta che progetti queste sculture o ne hai già create altre?

«No, non è la prima volta, ho già scolpito altre opere, ma questa è unica nel suo genere e sono stato anche contattato da due massimi esponenti dello stone balacing a livello internazionale, come Bill Dan e John Felice Ceprano. Posso ritenermi più che soddisfatto, perché si tratta della prima opera in Italia esposta fuori a un museo, a livello mondiale se non l’unica, una delle poche».

Oltre ad avere quest’abilità, sei anche un arciere, hai altre doti nascoste?

«Sì, oltre a essere un campione di tiro con l’arco e prima di essere un scultore, pittore e designer, sono un lavoratore autonomo, padre di due bambini stupendi e marito di una moglie che mi sopporta e supporta e che con molta pazienza mi lascia fare. Vivere insieme a me non è facile».

La nostra Ruvo è ricca di talenti, perché queste persone non hanno tantissima visibilità? Forse perché pochi credono in loro?

«Posso affermare che se a Ruvo ci sono i talenti, prima o poi emergono; basta mettersi in discussione. Colgo l’occasione di ringraziare ancora una volta l’Amministrazione comunale e i miei concittadini. Ad maiora ruvesi».

L’opera di Massimiliano ha ricevuto molti commenti sui social, alcuni anche negativi. A loro vuole l’artista rispondere con le parole di un altro nostro concittadino, il dottor Onofrio Caputi Iambrenghi. «Sto tornando in macchina posteggiata il largo Le Croci e mi imbatto in questa “cosa bella”: silenziosa, in disparte, lontana da luoghi di culto, quasi ossequiosa accanto a un portone che contiene come in uno scrigno “la Bellezza” ruvese – scrive riguardo al suo primo incontro con “Il Dio stupore” -. Che dire: mi sono emozionato prima ancora di leggere chi ne era l’autore. Quando l’ho letto mi sono commosso. Ho pensato a mio fratello che mi fece conoscere per caso il maestro Antonio Di Gioia: ricordo ancora quella mezz’ora passata nel suo angusto laboratorio, il suo orgoglio nell’illustrarmi le sue opere, il suo trasporto nel regalarmi una miniatura delicata di una tinozza istoriata.

Sapevo caro Massimo che il gene ti era stato trasmesso; non pensavo che fossi arrivato a tanto. Complimenti. Mi chiedo infine: perché tante critiche malevoli? Per il titolo, che chiama in causa la Divinità?

Suvvia, Signori, a me piace interpretarlo (ognuno è libero di farlo…!) come un richiamo alla capacità che tutti abbiamo dentro di “stupirci”: credo che a quello volesse alludere Massimo. E io sono rimasto “stupito” nel vedere l’equilibrio di quelle pietre. Pietre di mare e pietre di Murgia; pietre scolpite dall’Uomo e pietre solcate dalla Natura. In un equilibrio, precario come tutti gli equilibri, che tende verso l’alto, verso il Cielo, forse verso “Dio”».

giovedì 21 Dicembre 2017

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