Cultura

Università della terza età: anno nuovo, sede nuova

La Redazione
L'Amministrazione comunale ha concesso l'uso dell'ex sede dell'Enaip di via Scarlatti, , ripristinando anche l'uso dell'ascensore. Gli iscritti sono circa 160, di età compresa tra i 60 e gli 80 anni
scrivi un commento 1038

L’Università della terza età – Centro Studi e Ricerca “Nicola Cassano” di Ruvo di Puglia ha rischiato di chiudere i battenti per mancanza di sede. Ma il tanto atteso miracolo è avvenuto: l’Amministrazione comunale,a seguito di reiterate richieste da parte del Presidente e del Direttivo, ha consentito l’utilizzo dell’ex sede dell’Enaip in via Scarlatti per svolgere le lezioni e le attività programmate, ripristinando anche l’uso dell’ascensore, indispensabile per gli spostamenti sui tre piani. Notevoli le difficoltà da affrontare, dalla distribuzione degli spazi al trasporto degli arredi e ai nuovi acquisti per rendere gli ambienti accoglienti per un’utenza avanti negli anni. Ma l’esigenza impellente, l’assoluta determinazione del Direttivo, dei docenti e dei corsisti hanno reso possibile l’impresa: in tempi strettissimi sono state allestite aule e laboratori di pittura, scultura, ceramica, teatro, cucito creativo, cucina… All’apertura dell’anno accademico i corsisti hanno potuto apprezzare gli ampi spazi, la razionale distribuzione degli stessi, la possibilità di incontrarsi anche solo per confrontare opinioni o per trascorrere il tempo libero giocando a burraco.

Gli iscritti quest’anno sono circa 160, di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, forniti di licenza media, diploma o laurea. Molti prediligono attività pratico-manuali, ma notevole interesse suscitano anche le discipline teoriche.

L’anno accademico 2018-19 si è aperto con la rappresentazione dello spettacolo del dottor Nicola De Leo dal titolo “L’ombrello”. Alla presenza della vicesindaco Monica Montaruli, il gruppo teatrale dell’Università si è esibito il 14 e 15 dicembre nell’Auditorium Pio XII nell’esilarante commedia dedicata ad antiche credenze e superstizioni, espressione di una cultura popolare ingenua e credulona, non del tutto scomparsa nei nostri paesi. In un dialetto italianizzato, perciò facilmente comprensibile, la pièce esprime la mentalità semplice di una famiglia modesta che considera l’ombrello una sorta di amuleto, un portafortuna in grado di allontanare influssi malefici e negatività dal contesto familiare.

I riti scaramantici della rapprentazione richiamano inevitabilmente quelli della letteratura e del teatro napoletani. Celebre ad esempio la formula antimalocchio pronunciata da Peppino De Filippo nel personaggio di Pappagone: «Aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglio, corna bicorna, capa r’alice e capa r’aglio».

Aprire il nuovo anno accademico con un’iniziativa scaramantica della serie “non è vero ma ci credo” ha un vago sapore propiziatorio che il pubblico divertito ha mostrato di apprezzare. Molto applauditi gli interpreti Pinuccio Altamura, Anna Fracchiolla, Franco Jurilli, Matteo Zanni e Lorenzo Di Terlizzi. Apprezzamenti sono stati rivolti all’autore, anche regista, all’aiuto regia Franca Vendola, allo scenografo Mimmo Scarongella, agli organizzatori e ai collaboratori che si sono impegnati nella realizzazione.

Anna Fracchiolla,una delle attrici, si è espressa in maniera molto positiva nei confronti dell’attività teatrale, dalla forte valenza aggregante. «Ora che sono terminati – ha detto -, mi mancano quei momenti di aggregazione che annullano la stanchezza; mi manca quel rapporto umano, sincero che consolida i legami di amicizia. Chi interpreta un ruolo, sia pure marginale, cresce nel rapporto con gli altri». Una grande verità in qualsiasi contesto.

giovedì 17 Gennaio 2019

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti