Cultura

“Il sogno di Benino” nella chiesa dell’Annunziata

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
Realizzato da Luciano Di ​Gioia, il presepe, che si ispira alle manifatture napoletane del Settecento, rimarrà esposto sino a domenica 12 gennaio
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Sarà esposto sino al prossimo 12 gennaio “Il sogno di Benino”, il presepe ispirato alle manifatture napoletane del Settecento, realizzato da Luciano Di Gioia nella chiesetta dell’Annunziata, piccolo gioiello architettonico costruito nel 1377 e restaurato nel 2016 per accogliere la sezione ruvese del Museo Diocesano.

Un pregevole lavoro di artigianato in uno scrigno d’arte e di storia: anche nel 2016 “Il sogno” fu allestito nell’ex convento dei Minori Osservanti, accanto alla chiesa di San Michele Arcangelo.

Lungo una parete della navata centrale si estende la rappresentazione della Natività che ripercorre, in “quadri”,il passo del Vangelo di Luca, dall’emanazione dell’editto di Cesare Augusto sul censimento della popolazione , attraverso l’incontro dei Magi con Erode il Grande, sino alla nascita del Bambinello accanto al rudere di un tempio pagano, accostamento simbolico della coesistenza di religioni diverse.

Il fulcro del presepe è la Natività, con Maria, Giuseppe e il Bambinello, adagiato in una mangiatoia e riscaldato dal fiato dell’asino e del bue, quest’ultimo adornato da trine e fiocchi in ossequio alle consuetudini diffuse tra i contadini campani. Sopra, angeli sontuosamente vestiti che annunciano la nascita del Cristo, sognata dal pastorello Benino, dormiente e illuminato da una luce azzurrina. Il sogno quale metafora del meraviglioso ineffabile, che si rivela ai puri e agli umili. Quegli umili così vividamente rappresentati da Di Gioia che ha ricreato bozzetti di quotidianità popolare, tra case semidirute – alcune come quelle dei centri antichi pugliesi -, botteghe di ciabattini, tessitori, venditori di pesce,musicisti viggianesi e altre figure alcune delle quali rappresentano i mesi dell’anno, utensili: opere da lui stesso costruite, plasmate con legno e cera.

Dell’artigiano ruvese anche le luci e gli scenari celesti animati che scandiscono la narrazione: una mise-en-scène teatrale arricchita dagli aneddoti, dalle spiegazioni, dai racconti di Di Gioia che narra di quando, nel 1534, San Gaetano da Thiene, dopo aver allestito il presepe a Santa Maria Maggiore a Roma, avesse introdotto anche a Napoli l’uso e la pratica di allestire le Natività nelle chiese e nelle case. Pare che il Santo avesse avuto una visione, mentre pregava davanti alla mangiatoia del presepe romano:“vide” la Madonna che gli porgeva il Bambinello. San Gaetano fece allestire anche un presepe nell’ospedale degli Incurabili e alcuni manichini hanno sul volto, sul corpo tracce di malattie, specchio di una vita di stenti.Alcuni di essi risalgono agli anni Cinquanta del Novecento, altri sono di fattura recente: tutti sono vestiti con abiti di stoffa, alcuni sontuosamente decorati secondo la foggia italiana e orientale del Settecento.Di Gioia racconta di alcuni presepi dove, al seguito dei Magi, c’è una donna che tentò di ammaliare uno di loro ma poi si pentì; di Stefania e tanti racconti che testimoniano passione e amore per l’arte e la tradizione.

mercoledì 8 Gennaio 2020

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