Quella che oggi vi proponiamo costituisce una pagina di storia italiana poco conosciuta, inglobata dal turbinio degli eventi verificatisi sul finire del secondo conflitto mondiale.
Uno dei protagonisti di questa storia, narrata poeticamente dal periodico Araberara, è il ruvese Marino Lojodice.
Nella soleggiata domenica del 5 novembre 1944, il battello ‘Iseo’, con a bordo 112 passeggeri, era partito da Tavernola Bergamasca alla volta della dirimpettaia Monte Isola. A separare i due comuni un lago limpido e un cielo terso. Mancavano solo trecento metri dall’approdo quando due aerei britannici alleati, scesi a bassa quota, mitragliarono ripetutamente l’imbarcazione provocando una carneficina.
Tra le vittime Marino Lojodice, segretario comunale a Tavernola dove viveva con sua moglie Italia e i suoi tre figli: Rosa di otto anni, Vincenzo di sei e la piccola Annamaria di solo un anno. Il cimitero panoramico del paese accolse le spoglie del nostro concittadino insieme a quelle dei figli Annamaria e Vincenzo, deceduti nella strage.
Dopo trent’anni dalla tragedia, la moglie Italia e la figlia Rosa, rimaste superstiti, tornarono a Ruvo di Puglia, decidendo di trasferire i resti dei loro cari nel Cimitero Monumentale.