Il 21 marzo è primavera ed è la Giornata Mondiale della Poesia.
Intima, ironica, simmetrica o libera, la poesia è il canto dell’anima che, in questi tempi incerti, è smarrita. Ma nei versi, l’anima ferita può trovare lenimento ed è per questo che in rete sono nati gruppi di poesia. Tra questi #lapoesiacura,l’hashtag che ricorre da giorni, nei social, gli unici luoghi di incontro liberi dal nervosismo e dalla tensione che si respira in quelli fisici, dove i necessari divieti e imposizioni hanno riscritto le regole sociali.
Tra coloro che celebrano l’equinozio di primavera e la poesia,c’è il poemusico e compositore Vincenzo Mastropirro, amico di Alda Merini, autore di sillogi in vernacolo e in italiano.
Mastropirro ha composto “È stata mia madre”, dedicata all’amata madre, scomparsa qualche tempo fa.
«L’ho scritta in questo brutto periodo – racconta – associando chi ci ha lasciati e noi che dobbiamo resistere».
Una resistenza che ha manifestato anche durante il flash mob sui balconi, diversi giorni fa, con la sua musica e il suo grido di resilienza “sciom’nnanz”.
La lirica è affidata all’interpretazione del drammaturgo molfettese Francesco Tammacco, direttore della compagnia teatrale “Il Carro dei Comici”. Tammacco è stato anche voce recitante in Mater Dolorosa Stabat in nove quadri su laudi dialettali pugliesi, composta da Mastropirro ed eseguita con il Mastropirro Ermitage Ensemble negli anni Novanta.
Noi vi proponiamo il testo e il reading. Entrambi intensi, malinconici eppure pieni di speranza.
È stata mia madre
Te ne sei andata sei mesi fa
e non sai cosa sta succedendo.
Non so se avresti percepito tutto
ma so che saresti considerata morta.
I vecchi devono morire, dicono: son vecchi.
Tu soffrivi in silenzio. Attendevi. Arrivò.
La vita è bella, invece, e ora tutti lo sanno
ora che sono, siamo tutti nudi
sotto un gracile arcobaleno sbiadito.
Tu mi hai insegnato il sacrificio
una parola che ho sempre odiato.
Ora, l’hanno detto a tutti, ma proprio a tutti
che devono star fermi. Non ti muovere.
Non mi muovo. Sto fermo come te
nel punto in cui di mio non ho più niente
e aspetto che in questa fossa mi ricoprano.
Aspetto il tempo che scorre ancora e ci sarò,
ci sarai con il sacrificio delle tue mani. Ora,
lo dico io per noi, per tutti. Credetemi.
È stata mia madre.