Cultura

Maria Ausiliatrice, la Madonna dei tempi difficili

Vittoria Laura Leone
Suor Imma racconta, delicatamente, il rito, l'arte e la devozione attraverso il messaggio pastorale di Don Bosco​
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Il culto di Maria Ausiliatrice vanta una storia più lunga di quella dell’Istituto Sacro Cuore, che pure ha già compiuto 90 anni. Tuttavia, leggiamo nella Cronaca della casa che la prima festa a lei dedicata fu celebrata a Ruvo di Puglia il 24 maggio del 1930.

Fin dal 1500, il titolo di Maria aiuto dei cristiani compariva tra le Litanie Lauretane. Il suo culto era già noto all’epoca di papa Pio V e si propagò largamente a seguito della vittoria dei cristiani contro i turchi, a Lepanto (1571) e a Vienna (1683). Nel 1814 poi, il Papa Pio VII, dopo la liberazione dalla prigionia napoleonica, istituì la festa di Maria Ausiliatrice, fissandone la data al 24 maggio.

La devozione alla Madonna sotto il titolo di Ausiliatrice conobbe una larga diffusione nell’Ottocento, grazie a un grande apostolo di devozione mariana, don Bosco, che volle manifestare la propria fiducia e quella dei giovani allievi nella presenza materna di Maria nelle vicende dell’umanità e della Chiesa.

Per lui, infatti, Maria è la Madre che non abbandona mai i suoi figli, ma li segue e li aiuta mediante la sua intercessione. Nel 1862, dovendo decidere la costruzione della grande basilica di Torino, Don Bosco confidò al futuro cardinale Don Cagliero: «La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana» (MB 7,334). Da qui ne è derivata l’immagine emblematica della Madonna come figura salvifica che, in tempi difficili, accorre in aiuto dei cristiani e di tutta la comunità.

Vi sono in realtà numerosi aneddoti che legano la personalità di don Bosco alla Madonna.

Nel sogno dei 9 anni che guidò tutta la sua vita, Gesù dice a Giovannino «Io ti darò la Maestra» e le presenta Maria. Dunque ai suoi oratori, che intanto si diffondevano in tutto il mondo, don Bosco soleva dire: «Quando un giovane entra in una casa salesiana, Maria Ausiliatrice lo prende sotto la sua protezione». Il medesimo concetto fu da lui ribadito sia al momento della costruzione della grande basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, inaugurata nel 1868: «Ogni pietra di questa chiesa è una grazia della Madonna»; sia durante la fondazione dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nel 1872, assieme a Maria Domenica Mazzarello: «Voi siete il monumento vivente della gratitudine di don Bosco a Maria Ausiliatrice».

Quanto alla statua di Maria Ausiliatrice, venerata nella cappella dell’Istituto ruvese, non abbiamo notizie. Riesce facile invece notare la raffigurazione dell’Ausiliatrice sulla porta delle tre mani, il portone di bronzo da cui si accede alla cappella. È un’opera dello scultore molfettese Pietro De Scisciolo, realizzata nel 2008 e inaugurata dal vescovo Mons. Luigi Martella: l’Ausiliatrice, , riproduce fedelmente la visione onirica di don Bosco: la Madre di Dio non stringe il Figlio tra le braccia, tenendolo per sé. La descrive così, il giorno dell’inaugurazione, Renato Brucoli: «Il Bambino abbandona il tepore del seno materno e depone la sua corona di gloria. Veste panni modesti… povero tra i poveri. Semplicemente ancorato alla veste della Madre, indica la missione educativa alle Figlie di Maria Ausiliatrice: essere al servizio delle giovani generazioni, rispondere alla loro domanda di accompagnamento, aiutarli a riscoprire il senso e la bellezza della vita nell’incontro con il Signore Gesù, Dio della vitae della storia».

Ma come si è celebrata nel tempo questa commemorazione? Come la si vivrà nell’anno corrente?

Per rispondere alle domanda abbiamo chiesto a suor Immacolata Milizia, direttrice Centro Italiano Opere Femminili Salesiane, di raccontarci le modalità di svolgimento della cerimonia, realizzata grazie a un’operosa macchina organizzativa che ne permette l’attuazione. «La festa è sempre preparata dalla Novena e dal Triduo, con la partecipazione di tanti devoti. Il giorno solenne ha poi luogo la tradizionale processione per le vie della città», ha spiegato.

A confermare il primato di questa manifestazione religiosa sulle altre di carattere mariano sono le sue parole: «Per noi suore e per tutta la famiglia Salesiana -cooperatori ed ex allievi – è la festa mariana più bella, la principale, in cui affidiamo particolarmente i bambini e i giovani, ma anche tutte le famiglie, a Maria che è aiuto di tutti. E sono tanti quelli che, avendo imparato ad amare l’Ausiliatrice nella nostra scuola o nell’oratorio o nella formazione professionale,portano i loro bambini per affidarli a Lei il giorno della festa».

Non meno coinvolgenti sono le iniziative con cui quest’anno si canterà la grandezza di Maria: «Tutti i giorni, sulla pagina Facebook dell’Oratorio, abbiamo animato la novena alle ore 19.00, coinvolgendo ogni sera una famiglia a pregare con noi- ha dichiarato-. Per la ricorrenza, abbiamo pensato di lasciare la statua di Maria Ausiliatrice all’ingresso della nostra chiesa durante tutto l’arco della giornata, in modo che tutti possano affidarsi a Lei, rivolgerle una preghiera o una richiesta d’aiuto. La chiesa rimarrà chiusa per ragioni di sicurezza;sulle pagine Facebook della casa salesiana si potrà, invece, seguire la processione dello scorso anno, con la benedizione finale e i fuochi d’artificio».

Per concludere la rassegna, a Suor Imma piace ricordare un evento molto vicino a quanto stiamo vivendo in questi mesi dolorosi, menzionando lo scoppio dell’epidemia di colera, avvenuta nell’estate del 1854, con epicentro Borgo Dora dove, a due passi dall’oratorio, si ammassavano immigrati. Il numero dei casi aumentava progressivamente; bloccato il commercio; chiuse le botteghe; fuga di quanti potevano. Il popolo accusava i medici di somministrare «acquetta», una bibita avvelenata, per farli morire più in fretta. Il sindaco Giovanni Notta si appellava alla città e adottava misure sanitarie. Ma il Municipio non trovava volontari per portare i colerosi nei lazzaretti né per assisterli. Anche se stipendiati, pure i più coraggiosi rifiutavano di esporre la propria vita. Si offrivano i preti, i Camilliani, i Cappuccini, i Domenicani, gli Oblati di Maria. I parroci ripetevano ai fedeli gli ordini emanati dalle autorità.

Proprio sullo sfondo dei tragici eventi pestilenziali, il 5 agosto, festa della Madonna della neve, don Bosco raccomandò ai giovani sobrietà, temperanza, tranquillità, coraggio, confidenza in Maria, confessione e Comunione: “Se farete quanto vi dico, sarete salvi. Se vi metterete in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, vi assicuro che nessuno di voi sarà toccato». Gli stessi furono invitati a portare al collo una medaglia della Madonna e a recitare ogni giorno Pater, Ave, Gloria. Quella medesima sera e l’indomani tutti andarono a gara per accostarsi ai Sacramenti e la loro condotta fu un modello, che non si sarebbe potuto desiderar migliore.

Ciò testimonia l’esemplarità della figura di Don Bosco, uomo di mille risorse che osò sfidare la morte a fianco degli appestati. Egli espresse il vivo desiderio che anche alcuni giovani gli divenissero compagni in quell’opera di misericordia, chiedendo a Maria che nessuno di loro fosse contagiato. I gesti di solidarietà e di eroismo, allora, si moltiplicano: non molto lontano dall’Oratorio varie famiglie furono decimate e nelle case morirono in breve tempo tantissime persone. Con loro don Bosco si mostrò un amorosissimo, padre usando ogni tipo di precauzione: ripulì i locali, aggiunse camere, diminuì il numero dei letti nei dormitori, migliorò il vitto sobbarcandosi a gravissime spese. Prostrato dinanzi l’altare, si dedicava all’incessante attività di preghiera: «Mio Dio, percuotete il pastore, ma risparmiate il tenero gregge» e soggiungeva: «Maria, siete Madre amorosa e potente: preservatemi questi amati figli, e qualora il Signore volesse una vittima, eccomi pronto a morire».

domenica 24 Maggio 2020

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enzo coschignano
enzo coschignano
3 anni fa

Come portare medaglia Maria ausiliatrice per ottenere Grazie?