Cultura

Il regista ruvese Dario Iurilli: «Pia, l’Aede, il Drive-In»

La Redazione
Un ricordo della Professoressa Pia Olivieri. Una narrazione in cui due realtà culturali, il Drive-In e l'Aede, intrecciano i propri percorsi e due persone si arricchiscono a vicenda
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Il giovane regista ruvese Dario Iurilli, fondatore del circolo culturale e cinematografico Drive-In tesse un ricordo della Professoressa Pia Olivieri, scomparsa qualche giorno fa.

Una narrazione in cui due realtà culturali, il Drive-In e l’Aede, intrecciano i propri percorsi. Un racconto in cui due persone si arricchiscono a vicenda.

«Cara Pia,

ricordo quella prima volta che ci siamo ri-conosciuti, come capita quando qualcuno ti si fa vicino e ti dice: “Tu non ti ricordi, ma io ti ho conosco da che eri un piccolo bambino!”.

Il più delle volte sono le donne a dirlo, e di solito dicendolo indugiano come per un attimo nei ricordi, mostrando inattesi sorrisi mentre lasciano che il tempo si distenda per srotolare e fare spazio ai ricordi. Succede spesso in un paese come il nostro che ti raccontino chi sei, persone che fino a un attimo prima tu non sapevi chi fossero. E fu quello un po’ ciò che accadde a me quel giorno. Con te.

Venisti a curiosare nel nostro primissimo Drive In che, pochi mesi prima di trasferirsi in Piazza Fiume, aveva aperto il suo primo presidio con i suoi sedili blu e le sue tessere di legno proprio di fianco a quello che fino a pochi anni prima era stato il cineteatro Politeama, demolito per diventare una palazzina con emporio cinese.

Una ferita ancora aperta nel cuore culturale della città e anche nel cuore della mia famiglia, perché quello era il cinema dove mio nonno faceva il proiezionista e nei racconti di mio padre quella cabina era stata quella che frattanto avevo visto in Nuovo Cinema Paradiso. Io ero finito senza quasi volerlo ad aprire la saracinesca proprio lì. Ma tu questo lo sapevi già, ed eri lì per questo, e aggiungesti che tutta la generazione di quelli come mio padre e quelli di altre generazioni ancora avevano perso qualcosa in quella demolizione. Avevano subìto una perdita enorme perché senza quel posto non c’era più traccia di tanto del loro vissuto. E c’era un vuoto nella città. Lo avevi chiamato “non luogo”, era la prima volta che lo sentivo, non luogo, dentro Ruvo. E bisognava fare qualcosa, tutti insieme, per colmarlo.

Da quel giorno tu ci sei stata sempre ed è lì nel Drive-in che ho imparato a conoscerti nel tempo e ho imparato a conoscerti in mezzo alle persone e sapevo di parlare a te quando parlavo al pubblico perché sapevo che c’eri sempre, sapevo che eri lì, attenta a intercettare lo sguardo che si posava tra le persone in sala per rispondergli sempre con un sorriso di approvazione che scaldava, e ti trovavo sempre così, come tra i fedelissimi delle proiezioni del pomeriggio, così in mezzo alla moltitudine quando il convento affollato sembrava pieno come un ponte di coperta. Io ti vedevo sempre e sempre ci scambiano poche parole per intenderci e tanti pensieri, curiosità, idee e spunti nelle nostre chiacchierate, prima e dopo le proiezioni che hanno scandito, a pensarci ora, il nostro vederci.

Eri con noi durante tutti i primi anni della nostra poderosa programmazione e poi anche quando la vita mi ha portato a Roma e a Berlino, lasciandomi il dubbio di aver lasciato una creatura troppo piccola perché potesse sopravvivere senza, tu sei stata là , tra quei rari splendidi amici fraterni e i meravigliosi nonni e zii e parenti e compagni di viaggio, come una di casa a prendertene cura dopo la mia partenza. A dimostrarmi che quello spazio che avevamo costruito e in cui ci incontravamo andava difeso, custodito, e rivendicato se necessario come un diritto. A sostenere l’importanza di piantare semi anche in posti dove farli crescere può essere difficile. Una volta mi dicesti che lo facevi perché eri solo felice e grata che ci fossimo, che ci fosse il Drive In. E tu e l’Aede avete dato un contributo decisivo rivendicando quello spazio, facendolo vostro.

Abbiamo intrecciato ai nostri percorsi il piacere di condividere il mangiare insieme, abbiamo riscoperto come il preparare sia un raccontarsi di culture, di posti e di persone e insieme abbiamo vissuto il piacere della giovialità.

Oggi ho rivisto alcune delle tante locandine, delle tantissime schede di film che abbiamo realizzato. Abbiamo organizzato retrospettive sui film d’arte, le biografie, la letteratura civile, il cinema d’inchiesta, ed esplorato decine di argomenti dei più diversi credo proprio perché sei sempre stata una fiera ammiratrice della ricchezza del sapere, e sei sempre stata spinta da una inesauribile curiosità e una contagiosa voglia di condividere, di fare, di credere. Sfogliando ho trovato la locandina di una rassegna, schermi e lavagne che per sottotitolo recita: un ciclo di film per rompere il silenzio sulla scuola, per comprenderne le trasformazioni, per continuare ad amarla! Ecco non è mia… ed io non sarei stato capace di tanta passione!

E proprio per la tua passione in un momento come oggi, davanti ad un fatto che ci tocca tutti così tanto profondamente, tu avresti rotto il silenzio di ogni tristezza, di ogni paura, di ogni imbarazzo e avresti richiamato la nostra attenzione condividendo il tuo pensiero con noi, e in quell’istante nessuno si sarebbe sentito solo, o escluso. E così per questo io, oggi voglio, condividere il mio pensiero con tutti , il mio pensiero per te. Alla mia gratitudine aggiungi quella di tutta la famiglia, dai più grandi ai tuoi ragazzi del Drive-In.

Ed è pensando a questa moltitudine che riesco di nuovo a parlarti, immaginando che stiamo ancora a parlare con tutto il nostro pubblico, perché non sto scrivendo, ma stiamo ancora parlando noi, tra di noi e con gli altri compagni di viaggio, e sappi, cara Pia, che dovunque andremo tu continuerai a stare con noi».

Dario Iurilli

mercoledì 17 Giugno 2020

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