Politica

I “consigli” di Cicerone ai candidati politici: un saggio del professor Antonio Iurilli

La Redazione
​In occasione delle Amministrative del 3 e 4 ottobre prossimi, il Professore condivide coi lettori il saggio "La campagna elettorale secondo gli antichi", prendendo spunto da un manuale di Cicerone​
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In occasione delle Amministrative del 3 e 4 ottobre prossimi, il professor Antonio Jurilli, prendendo spunto dal manuale di comportamenti elettorali scritto nel primo secolo a.C. da Cicerone, condivide coi lettori di RuvoLive un piccolo saggio dedicato al dibattito elettorale contemporaneo, intitolato "La campagna elettorale secondo gli antichi".

 

«Il bisogno pratico conferisce a ogni storia

il carattere di “storia contemporanea”,

perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano,

essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente,

nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni.

Benedetto Croce

Si intitola Commentariolum Petitionis (Manuale per la Campagna elettorale) un aureo libretto che si vuole dedicato da Quinto Tullio Cicerone al più autorevole fratello Marco, grande avvocato in lizza per l’elezione a console, suprema carica della Repubblica, nel 63 a.C. Negli anni forse più tempestosi della Roma repubblicana Cicerone, principe del Foro, ma homo novus nel mondo politico capitolino, scendeva audacemente in campo contro gli aristocratici, detentori storici del potere: un gap difficile da colmare senza inventare qualcosa di nuovo proprio sul piano dell’immagine politica. Scendeva in campo forte solo delle sue doti di avvocato, corazzato cioè di quella eloquenza e di quella tecnica retorica che le società antiche ponevano in cima alle qualità di cui doveva essere dotato l’aspirante alle cariche pubbliche; corazzato di quella eloquenza che il nostro tempo, complice la tecnologia digitale, ha degradato a barbarie mediatica chiamando "comunicazione sociale" quello che è superficiale, incontrollato, velenoso e impunito, pettegolezzo.

Saper parlare era dote pubblica imprescindibile e garanzia di qualità dell’azione politica in una società che non conosceva ancora la divisione fra contenuto e forma. Tutt’altro, insomma, dalle tecniche di marketing politico che, insieme ai sondaggi, oggi mettono in campo gli esperti della comunicazione privilegiando gli aspetti formali ed epidermici dell’esercizio della politica. E tuttavia era chiaro a Cicerone che in quegli anni difficili il mos maiorum (la morale tradizionale) stentava a tenere il passo di una società traboccante di contraddizioni e drammaticamente protagonista del tramonto dei valori democratici e repubblicani e dell’imminente sorgere dell’Impero. E dunque l’esercizio della politica e il suo momento più aspro, la campagna elettorale, non potevano non tenerne conto.

Di qui il bisogno di guidare il fratello nella difficile campagna elettorale che gli si profilava, offrendogli un manualetto dai contenuti audacemente inediti nella cultura politica del tempo: un vademecum dei comportamenti cui il candidato deve ispirare la ricerca del consenso in siffatta società.

Netto e deciso è perciò il preambolo dell’opera, che rimarca la forza della parola nell’agone politico, ma di una parola associata a una lucida visione dei mutamenti sociali in atto, che impongono la trasformazione dell’eloquenza in capacità di persuasione:

Alla novità del nome potrai porre rimedio specialmente con la tua fama di oratore. L’eloquenza è sempre stata tenuta in grandissimo conto. Ma per quanto le qualità naturali debbano svolgere un ruolo primario, sembra tuttavia che, in una competizione elettorale, quelle qualità debbano cedere il passo a tattiche ben orchestrate.

Ecco allora le tattiche elettorali che Quinto Cicerone suggerisce al fratello Marco, partendo da questo principio:

L’aspirazione alle cariche civili comporta due tipi di attività: l’una consiste nell’assicurarsi l’appoggio degli amici, l’altra nel guadagnarsi il favore popolare.

Gli amici

Nella stucchevole liturgia odierna del consenso misurato con i likes queste riflessioni e queste esortazioni elettorali confermano la durata nel tempo delle stesse liturgie, ma ne svelano una ben più alta tossicità, dovuta alla velocità di accesso e di diffusione del canale digitale nel nostro tempo. Scrive così Cicerone:

La parola "amici", quando si è candidati, ha una valenza più ampia che nel resto della vita. Chiunque mostri, infatti, una qualche simpatia nei tuoi confronti, chi ti frequenti, chi venga spesso a casa tua, dev’essere annoverato fra gli amici. Devi fare di tutto perché sia rilevante il numero dei tuoi amici e rilevante il loro ceto d’appartenenza. Procura di tenerli legati a te facendo capire in ogni modo a quanti ti debbono riconoscenza che non avranno altra migliore occasione di provartela, e a quanti vogliono riconoscenza da te che non si presenterà loro circostanza migliore per renderti obbligato. Bisogna poi procurarsi amici di ogni tipo. È necessario che l’appoggio degli amici sia frutto di benemerenze, di sentimenti di stima, di antichità di rapporti, di affabilità e di amabilità di carattere. Per costruirti un’immagine degna ti sarà particolarmente utile ostentare l’amicizia con uomini illustri per cariche e per nome, che godono di un’amplissima stima, i quali anche se non si danno premura di dimostrare il loro consenso a te, ti conferiranno quel decoro che emana dal loro stato sociale. Ti servirà anche l’appoggio dei magistrati, dei consoli e dei tribuni della plebe.
Non esiste uomo insensibile ai frutti che spera di lucrare dalle sue amicizie. Non vi sarà uomo, credimi, purché abbia un minimo di buonsenso, disposto a trascurare l’opportunità che gli si offre di stabilire vincoli di amicizia con te candidato. E dunque devi fare in modo che ognuno creda che tu tieni in gran conto la sua amicizia, e che ha fatto un buon affare a coltivarla. Ancor più dovrai impegnarti a fargli credere che la tua amicizia non è elettorale, ma stabile e perpetua.
Fra i tanti fastidi, la candidatura ti offre questo vantaggio: da candidato puoi in piena onestà ammettere alla tua amicizia tutti quelli che vuoi, mentre se in altre circostanze tu cercassi di farteli amici, parresti agire dissennatamente. Solo in una campagna elettorale è lecito derogare dalla qualità morale degli amici. Se non lo facessi, non ti comporteresti da candidato.

Il favore popolare

Quanti hanno o sperano di avere da te un qualche favore devi accaparrarteli e garantirteli con grande impegno. Procura con ogni mezzo a tua disposizione che costoro ti siano devoti con tutto il loro animo e con la massima sincerità. Devi legarti a quelle associazioni cui appartengono uomini molto influenti nell’ambito elettorale. Di conseguenza devi adoperarti per esigere da loro ciò di cui ti sono debitori, esortandoli, pregandoli, incoraggiandoli, facendo loro capire che non avranno più un’altra occasione per provarti la loro gratitudine. Indubbiamente la speranza di altri servigi da parte tua, unita ai favori che di recente hai loro accordato, sarà per essi sprone a dedicarsi a te con premura. E poiché indubbiamente amicizie di tal genere rappresentano il massimo sostegno alla tua candidatura, fa’ in modo che a ciascuno di coloro che ti sono obbligati sia assegnato un compito preciso e ben definito.
Ma poiché tre cose in modo particolare inducono gli uomini alla benevolenza elettorale: i benefici, la speranza, la simpatia, occorre considerare la maniera di curare ognuno di questi tre generi. Dai benefici ottenuti o sperati, anche se fossero di poco valore, gli uomini sono spinti, più che da qualsiasi altra ragione, a sostenere un candidato. Occorre pregarli tutti capillarmente, avvicinarli e convincerli che condividiamo gli stessi sentimenti e gli stessi valori, e che condividiamo le loro ostilità sociali. Il terzo genere di zelo elettorale è la simpatia spontanea che dovrai rafforzare mostrandoti riconoscente, adattando i tuoi discorsi ai motivi che sembreranno conciliarti la simpatia di ognuno, manifestando sentimenti analoghi ai loro, facendo loro sperare che l’amicizia possa divenire un’intima dimestichezza. Dovrai giudicare e valutare accuratamente le singole richieste, in modo da sapere come tu possa venire incontro a ciascuno, quanto da ciascuno debba attenderti e a ciascuno richiedere. Ciò che non puoi o non vuoi fare puoi rifiutarlo cortesemente o non rifiutarlo: nel primo caso sei un uomo onesto, nel secondo sei un buon candidato.

I giovani

Adoperati per avere dalla parte tua i giovani del ceto nobiliare, o almeno per conservare il favore di quelli che a te sono già devoti: ti procureranno molta considerazione. Fa’ che essi sappiano quanto tu li reputi importanti.

Considerazioni finali

Procura infine che la tua campagna elettorale sia brillante, magnifica, popolare, che abbia aspetto e decoro straordinari. Non preoccuparti se i tuoi avversari seminano contro di te accuse di lusso o di sperpero. In campagna elettorale bisogna avere la massima cura di imporre la propria immagine, non le proprie convinzioni. Per questo devi apparire il difensore degli interessi di tutti: dei benestanti promettendo loro che difenderai il loro riposo e la loro tranquillità; del popolo promettendogli che non sarai contrario ai suoi interessi; del Potere costituito dichiarandoti leale difensore della sua autorità.
So bene che ogni elezione è insidiata dalla corruzione. La questione è della massima importanza e potremo volgerla a nostro favore se sapremo non solo tenerla lontana, ma incutere timore nei compratori di voti e nei distributori di doni.

Giulio Andreotti, che dei riti della politica e della conquista del consenso si intendeva, commentando questo Manuale per la campagna elettorale, scrisse:

I metodi per la conquista del consenso sono oggi gli stessi che sono apparsi efficaci e praticabili ad un abile operatore politico di venti secoli fa. In questo senso si potrebbe dire: “Nihil novi sub soli Romae!”

A questa autorevole chiosa mi permetto un’aggiunta. I mezzi tecnologici del nostro tempo e l’evidente perdita del senso critico delle masse che essi stessi hanno indotto rendono ancor più insidiosi e incontrollabili quei metodi. Tutto questo si consuma in nome di una democrazia che ogni giorno di più ci sorprende per la sua incongruenza con i suoi stessi fondamenti deontologici e con i valori che l’hanno sostenuta al prezzo di tante sofferenze, sofferenze assai lontane, come dimostrano questi nostri giorni, dal finire».

lunedì 20 Settembre 2021

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