Politica

Cambiamenti climatici, la ricetta di Rifondazione comunista

La Redazione
«Bisogna intervenire. Ridurre l'utilizzo di combustibili fossili e le emissioni di anidride carbonica, ridurre la produzione di plastiche sintetiche e sviluppare le fonti alternative e rinnovabili»
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«Quest’anno in moltissimi oliveti del nostro territorio non si sono “aperti i panni” per la raccolta delle olive, a causa della gelata che ci ha colpito nel febbraio scorso. Si prova una strana sensazione nell’attraversare queste campagne e vederle vuote di lavoratori che solitamente in questo periodo sono intenti a raccogliere il prezioso “oro giallo”». Lo scrive in una nota la locale sezione di Rifondazione comunista.

«Questo evento – prosegue il testo – mette in evidenza due punti su cui tutti noi siamo chiamati a riflettere.

Innanzitutto la questione degli eventi climatici: il clima diventa sempre più estremo, con il moltiplicarsi di estati torride e successive alluvioni e gelate. Questi eventi dimostrano, per chi non volesse ancora capire, che è in atto un drastico cambiamento delle condizioni climatiche, delle quali l’uomo è sia colpevole sia vittima. La comunità internazionale e l’Ue devono praticare una politica adeguata per fermare o rallentare questo processo, altrimenti eventi come quello del febbraio scorso, o ancora più tragici come quelli avvenuti nelle scorse settimane in Sicilia o in Veneto, saranno all’ordine del giorno.

Non è catastrofismo, ma purtroppo realtà evidente. Nelle conferenze di Parigi e di Marrakech le dichiarazioni di scienziati e di capi di Stato non hanno lasciato spazio a dubbi o ulteriori perplessità sul cambiamento climatico in corso, di cui l’ uomo è il maggiore responsabile.

Bisogna quindi intervenire. Ridurre l’utilizzo di combustibili fossili e le emissioni di anidride carbonica, ridurre la produzione di plastiche sintetiche e sviluppare le fonti alternative e rinnovabili (fotovoltaico e biogas da scarti vegetali), incentivare il trasporto ferroviario e pubblico. E ancora: favorire l’agricoltura biologica e integrata per produrre cibo sano e privo di residui di pesticidi, ridurre il consumo di suolo da cemento e asfalto.

Invertire la rotta, verso un equilibrio ecologico di produzioni e consumi in sinergia con tutti gli attori sociali possibili. Dalle università alle associazioni di categoria, dagli enti pubblici ai singoli cittadini, bisogna lavorare per frenare questa minaccia al destino dell’umanità.

Pensiamo che questi eventi mettano in evidenza i rischi che innanzitutto gli agricoltori, ma anche tutti i cittadini, vivono a ogni calamità naturale. Ad arricchire il nostro territorio non possono essere semplicemente gli aiuti dalla Regione o la creazione di un marchio a tutela degli olivicoltori locali e delle loro produzioni di qualità, ma l’avvio di un sistema di rete tra Comuni, Enti istituzionali, gruppi di ricerca, cooperative, consumatori, singoli produttori che possano mettere in moto un sistema virtuoso.

Oggi consorzi e associazioni di promozione e tutela esistono già, ma svolgono ruoli marginali di debole intermediazione tra mille beghe burocratiche. Servirebbe quindi agire sul mercato, con defiscalizzazioni e controlli seri sulle cooperative, calmierando i prezzi al consumo, controllando la filiera produttiva invasa da piccoli privati senza troppi scrupoli.

Siamo convinti che la cooperazione intercomunale e il rapporto tra territorio, agricoltura e ricerca scientifica possano creare il terreno per nuovi posti di lavoro, per fermare la drammatica emorragia di tanti e tante giovani che hanno studiato e lasciano la nostra città in cerca di un lavoro. Non esiste altro modo per difendere il nostro territorio ma anche il lavoro e la dignità di chi vive in queste terre», conclude la nota.

sabato 8 Dicembre 2018

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