Politica

Politeama e dintorni. Vi racconto anche io la storia, le gesta, gli eroi.

La redazione
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Continua la "diatriba" e le discussioni sul Politeama di Ruvo. Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Franco Di Palo, nel passato componente esecutivo, in qualità di Assessore comunale, dell’amministrazione di Ruvo di Puglia.

Carissimo direttore,

l’intervista rilasciata per la tua testata da Lia Caldarola contiene tante, tantissime contraddizioni e soprattutto omissioni per cui diventa difficile capire come mai Ruvo si ritrova oggi con il cinema Giardino abbattuto e il Politeama in procinto di esserlo; in più che fine farà il Cine Teatro Vittoria.  Mi esimo dalla contestazione punto per punto dell’intervista tanto riuscirebbe lunga e tediosa.

Dopo l’abbattimento del Cinema Giardino -passato inosservato come gran parte delle scelte politiche subite dalla città che -va anche detto- ama più delegare che partecipare (non ci ritroveremmo altrimenti questa classe dirigente davvero di second’ordine!)- su quei suoli in pieno centro, appetibilissimi, nacque una sorta di villaggio turistico dove anche la pubblica illuminazione, tra palmizi alla Miami beach, si consente una deroga e differenzia ulteriormente il differente.

Poi la lunga, estenuante querelle sul Politeama, trascinato alla chiusura dalla crisi del cinema degli anni Ottanta: un tira e molla per l’acquisto dell’immobile (“storico” non perché costruito con materiali più o meno nobili, ma per quello che ha rappresentato per intere generazioni nell’intrattenimento popolare come nelle proposte culturali!) che, a dire il vero, sin dall’inizio si profilò come pessimo affare per il pubblico, a maggior ragione per la cultura. Non ci volevano i sensitivi per capirlo: dopo l’abbandono il Politeama era ridotto a rudere fatiscente e agli altissimi costi per l’acquisto (il cinema era nel frattempo passato di mano) e la bonifica (per via dell’amianto), bisognava aggiungere quelli, ingentissimi, per la ristrutturazione, l’arredamento e l’adeguamento a teatro. Nulla era utilizzabile della vecchia struttura e tutto da rifare. Insomma davvero un pessimo affare. Ci si ostinò nell’impossibile e seguirono iniziative più o meno fantasiose; si fece, a vanvera, il nome del celebre “Sistina” interessato alla straordinaria “piazza di Ruvo”; fiorirono i protocolli d’intesa e sull’albo pretorio i bandi pubblici (andati a vuoto); ecc. ecc. ecc.

Pareva invece praticabilissimo e concreto, soprattutto adeguato alle possibilità delle casse comunali, l’acquisto del Cinema Vittoria posto in vendita proprio in quegli anni (1996/97). Un vero “affare” per i manager nostrani della cultura, per più motivi, che continuo a ritenere validissimi, ma purtroppo snobbati dai politici di allora (che guarda caso sono gli stessi di oggi): il Cine Teatro Vittoria si vendeva in asta giudiziaria per appena! 800 milioni (quindi piena garanzia sulle procedure e sulla trasparenza); era stato da poco ristrutturato e quindi si presentava con impianti a norma; era collocato in luogo centralissimo e a ridosso della Cattedrale, con ampia zona di rispetto sui prospicienti giardini e possibilità di notevole parcheggio; era perfettamente funzionante e quindi in grado di riprendere la programmazione con la possibilità di affidarne temporaneamente la gestione allo stesso Giuseppe Ciliberti (l’amabile Giosino) magari con una di quelle formule, tanto invocate quanto poco praticate, di società pubblico privato. Soprattutto, non va dimenticato, il Vittoria era, ed è, il cine teatro più antico di Ruvo.

La mia proposta fu bollata come “ingenua” ma in realtà riuscì affatto gradita, scompaginava progetti altri e quindi venne apertamente osteggiata. Ovviamente non ritrovai al mio fianco l’avvocato Lia Caldarola che ora rampogna sulla nobile vetustà del Vittoria. Allora l’avvocato Lia Caldarola che si apprestava ad assurgere alla guida della città, flirtava -politicamente s’intende- con il sindaco Matteo Paparella per dare a Ruvo una nuova maggioranza (in politichese si definisce ribaltone) cosa che puntualmente avvenne. Poi arrivò il tempo delle elezioni e l’investitura -perché tale fu la designazione del sindaco come nelle più antiche e nobili consorterie cavalleresche- ricadde su Lia Caldarola. Nel programma elettorale del candidato sindaco, significativamente intitolato “uniti nell’impegno che continua”, dalla grafica piuttosto funerea, alla voce “cultura” campeggiava la foto del Politeama con il solenne impegno di dare, si cita testualmente, “avvio dell’attività del Cine Teatro Politeama”.

E di fatto sembrò si stesse lì per lì per acquistare il Politeama: la Giunta a guida Caldarola stanziò circa 400 milioni di vecchie lire per alcuni lavori (ma i soldi effettivamente spesi potrebbero essere anche di più). Si fecero quindi opere di adeguamento e messa in sicurezza di una struttura, incredibile a dirsi e ancor più a credersi, p r i v a t a. Ci fu una sorta di inaugurazione e il teatro, nel Natale del 2001, si riaprì per pochissimi spettacoli e ancor meno spettatori (99 in tutto, per motivi di sicurezza). Poi l’idillio Caldarola-Paparella bruscamente naufragò (anche, ma non solo, a causa del Politeama) e la Nuova Compagnia delle Opere si sciolse. Il tempo di preparare le valigie e tutti a casa.

Il resto e storia recente. Va ricordato che ai ruvesi mancano ancora quei 400 milioni spesi, non si sa a che titolo, per migliorare un immobile privato: dovrebbero essere chiamati a restituirli, con tanto di interessi e danno patrimoniale, i nostri paladini che ancora occupano, in senso letterale, la scena politica. Ma possono dormire sonni tranquilli, nessuno andrà a reclamarli anche se sarebbe un atto di profonda civiltà restituirli spontaneamente. Dubito però che ciò possa accadere.

Conclusione: cosa viene oggi a raccontare l’avvocato Lia Caldarola dopo aver fatto tanta confusione; assunto impegni che non avrebbe potuto mantenere e di fatto non mantenne; buttato via i soldi dei cittadini? Il Politeama era fatto di tufo e non presentava alcunchè di architettonicamente rilevante (azzardo però che un teatro non è solo involucro ma anche contenuto) anche ai bei tempi della coppia più bella della politica rubastina; perché scomodare solo ora la buonanima di Nervi?

Ma la vera partita si gioca ora, caro avvocato Caldarola, sulle sorti del Vittoria, il più antico, glorioso cine teatro di Ruvo sorto nel 1932 su un suolo comunale per elevare, era scritto nel contratto di concessione a tale Volpicella, lo spirito e la cultura del popolo ruvese e contro l’edificazione del quale scagliò i propri anatemi mons. Andrea Taccone, per altro un sant’uomo di vescovo, che vedeva in quel luogo, immediatamente a ridosso della Maggiore Ecclesia, un rifugio per scioperati. Che fine farà il Vittoria intitolato, nella retorica del Ventennio, all’italico valore nel conflitto 1915-18?

Ne cambierà il Comune di Ruvo di Puglia la destinazione d’uso consentendo l’apertura di una megagalattica salumeria oppure lo acquisterà per restituirlo alla città, ovviamente ai costi di mercato nel frattempo impazziti? Saremo in grado di fare ammenda degli errori passati e di guardare all’interesse vero della città e, da buoni e bravi cittadini, mettere insieme progetti, idee, entusiasmi per dare a Ruvo, finalmente, un luogo per la cultura? Io ci sto e con me, penso, anche tanti cittadini sempre più costretti ai margini di una politica che, in generale, appare sempre più sclerotizzata e più frequentemente impersonata da spocchiosi arroganti e ignoranti, arrivisti e in cerca di fortuna, incapace di intercettare bisogni, ansie, aspirazioni di una comunità mai così allo sbando.

Dimenticavo: grazie a Dario Iurilli per il suo intervento su Ruvolive: rimango sempre dell’avviso che il Politeama non era, e non è, un buon affare; ma il suo intervento appassionato e forte ha scosso più di un rassegnato e mostra che questa città può pretendere il meglio per il proprio futuro smascherando le magagne degli assistiti dalla politica che formano una pletora sempre più numerosa, pigra, inconcludente, soffocante.

lunedì 27 Agosto 2007

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roccodirella
roccodirella
16 anni fa

Solo oggi ho potuto leggere l’articolo di Franco Di Palo sul Politeama e sulle ex-sale cinematografiche ruvesi. Le parole scritte da Franco sono parole di verità e di saggezza che è impossibile non condividere. Già nel lontano 1995 prevedevamo il fiasco della fantomatica e dispendiosa ristrutturazione del Politeama. Caro Franco, i fatti, purtroppo, ci hanno dato ragione.
Ciao a Tutti
Rocco Di Rella

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