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#IoManifesto, la protesta degli edili in Piazza Matteotti. E il Sindaco dice la sua

La Redazione
​In un post sulla pagina istituzionale Facebook, il Primo Cittadino esprime perplessità sulla manifestazione e le ragioni alla base della stessa e suggerisce un incontro pubblico
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Questa mattina, dalle 8.00, gli imprenditori e dipendenti del comparto
edilizio ruvese hanno protestato, in #IoManifesto,
in Piazza Matteotti, contro la previsione normativa che riconosce come
infortunio sul lavoro il contagio da Covid-19.

“Siamo da sempre una grande famiglia – datori di lavoro, collaboratori e
affini: diciamo no” a questa equiparazione, recitano i cartelli.

Ad appoggiarli sono scesi in campo, nei giorni precedenti, partiti e
movimenti di aree “diverse”, quali il Coordinamento Cittadino di Forza Italia e
“Ruvo Democratica”. Critica, invece, la sezione ruvese di Rifondazione
Comunista.

E in un post sulla pagina istituzionale Facebook, anche il sindaco Pasquale Chieco, come politico e
come giuslavorista, dice la sua.

«Cari amici “Edili e Affini” di Ruvo di Puglia,
parliamone ancora della norma che riconosce come infortunio sul lavoro il
contagio da Covid-19.

Come ho avuto modo di dirvi nel lungo, articolato e approfondito incontro
che abbiamo avuto lo scorso mercoledì – di cui però non trovo alcuna traccia nel
vostro documento #IoManifesto-, ho forti
perplessità sulla impostazione e ancor più sulle conclusioni del vostro
documento come l’eliminazione della norma, frutto peraltro di un protocollo tra
Governo e Associazione che rappresenta le vostre imprese edili (l’Ance, ndr).

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, e lavoro significa dignità,
possibilità di realizzazione individuale, benessere per sé stessi e per i
propri familiari. Il lavoro deve essere sicuro, tutti i diritti sono importanti
e il diritto di fare impresa del datore deve essere indissolubilmente legato
alle garanzie per i lavoratori a cominciare dalla tutela della salute.

Se il vostro timore è quello che il riconoscimento come infortunio sul
lavoro del contagio da Covid-19 di un dipendente sul luogo di lavoro comporti
un rischio giudiziario per l’imprenditore e un aggravio di spese per le
aziende, per la mia conoscenza della materia e i miei studi credo di poter
ribadire che, al contrario di quello che affermate, quel riconoscimento tutela
il diritto alla salute dei lavoratori e nello stesso tempo – mettendo in campo
l’assicurazione pubblica (Inail) – protegge dai rischi di azioni giudiziarie e
per danni i datori di lavoro, consentendo al settore di ripartire in sicurezza.

L’epidemia non è ancora finita, dunque può accadere che ci si ammali suo
luogo di lavoro.
Ebbene, in questo caso, riconoscere come infortunio sul lavoro il contagio
avvenuto in “occasione di lavoro” (non dimentichiamolo) significa
anzitutto che a provvedere al risarcimento del lavoratore sia l’Inail che lo
farà (come dice la legge) senza costi aggiuntivi e, cosa ancora più emblematica
della volontà di Governo e parti sociali, senza che ciò significhi affermare
una responsabilità dell’impresa.

Ciò significa che una eventuale azione legale del lavoratore deve essere
rivolta anzitutto nei confronti dell’Inail, e ciò proprio per effetto della norma
che oggi riconosce il contagio da Covid-19 come infortunio sul lavoro e che
costituisce in realtà uno scudo a tutela del lavoratore e del suo datore di
lavoro dai danni da contagio.

In realtà, è piuttosto con l’abrogazione della norma che si produrrebbe
l’effetto che voi temete: la possibilità di promuovere azioni giudiziarie
dirette e immediate contro le imprese in caso di contagio da Covid-19.

Lo stesso Istituto Nazionale ha ribadito con due circolari che la
interpretazione corretta della legge è quella che vi ho detto.

Questa Amministrazione ha, come tutti sanno e come i fatti testimoniano, una
grande attenzione al comparto dell’edilizia, che reputiamo uno dei settori più
importanti della nostra economia: tante importanti opere pubbliche cittadine
realizzate di recente e in corso di realizzazione portano la firma di imprese
ruvesi, tanti sono i cantieri finanziati e avviati in città e la lottizzazione
del comparto C testimonia il nostro impegno per sbloccare l’edilizia privata
dopo anni di stasi.

Siamo, però, fermamente convinti che la ripresa di questo settore debba
avvenire in piena sicurezza per tutti, senza minimamente intaccare il diritto
dei lavoratori a vedere risarcito un proprio infortunio.

Non interverrò, dunque, affinché il decreto venga modificato, poiché non
condivido la vostra impostazione dal punto di vista giuridico e anzi -come ho
detto- considero quanto scritto nel decreto una garanzia per tutti, lavoratori
e imprese.

Piuttosto la mia proposta è quella di un momento pubblico di approfondimento
su questo tema che possa chiarire i dubbi, sciogliere le preoccupazioni e
aiutare a recuperare un clima di fiducia reciproca fondamentale per
ricominciare con entusiasmo».

venerdì 29 Maggio 2020

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G.pp
G.pp
3 anni fa

I lavoratori vanno tutelati tutti non solo quelli
ediili anche altri come prevede la Costituzione il diritto al lavoro ecc.ecc.signori