Spettacolo

Bluombre, il viaggio musicale intorno al mondo di Giuseppe Tumolo

Elena Albanese
​Il 41enne ruvese residente a Busto Arsizio, diplomato in Ragioneria («ma avrei preferito l'alberghiero»), dal 2015 porta avanti un progetto indipendente e auto-prodotto​, una sorta di "virtual band"​
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Giuseppe Tumolo ha 41 anni. Ruvese, è diplomato in Ragioneria («ma avrei preferito frequentare l’alberghiero») e circa otto anni fa è emigrato nel varesotto, «principalmente per questioni sentimentali, ma anche per lavoro». Ora vive a Busto Arsizio con la compagna e una bellissima bimba di poco più di 3 anni.

La sua passione è sempre stata la musica. «Nasco come autore di testi – ci racconta -. Inizialmente mi dilettavo a scrivere poesie, poi dalla passione per la musica anni ’80 e ‘90 e dalla mia ammirazione per Eros Ramazzotti e Mogol su tutti, ho imparato a suonare la chitarra come autodidatta e quindi ho “messo in musica” le mie parole». Nel corso della sua carriera ha conosciuto artisti del calibro di Marco Ferradini, Teddy Reno, Rita Pavone ed Edoardo Bennato, «ma ai tempi era necessario stampare i cd e i costi erano alti. Poi ho avuto difficoltà nel trovare interpreti seri e sul pezzo».

L’avvento del digitale gli ha consentito allora di cimentarsi in un progetto discografico a 360°: Bluombre musica. «Il blu è il mio colore preferito, amo il colore del cielo, e ombre sta a indicare la presenza di più collaboratori (musicista, arrangiatore, cantante), ma fisicamente distanti». Accantonato per un periodo in un cassetto, Bluombre 2.0 «è ripartito a fine 2015, quando ho incontrato Bruno Augugliaro, che ha riacceso in me il desiderio di riprenderlo in mano. Nel 2016 è uscito il primo brano in doppia versione, “Quando tu ci sei”. Dopo due anni, quel video ha oltre 10400 visualizzazioni, 22mila ascolti e 1100 downolad.

Si tratta di un progetto indipendente e auto-prodotto. Al centro di tutto ci sono la diffusione tramite il web e la condivisione con tutti gli interpreti, in uno cambio di visibilità e con la possibilità di cantare la stessa canzone in lingue differenti.

Io e chi canta per me non siamo una band – specifica -, ma se vogliamo possiamo definirci “virtual band”».

Anche il suo lavoro è a 360°. «Oltre ai testi e alle musiche, mi occupo di tutto il resto: dalla grafica ai video, e ovviamente alla distribuzione. Un’altra cosa determinante è la scelta degli interpreti: la ricerca sul web, il contatto e la valutazione».

Il progetto è in continua evoluzione. «Ad oggi conto un buon numero di follower, circa 1200 su Instagram e oltre 1300 su Facebook. Vado fiero anche dei numeri su Youtube: quasi 29mila visualizzazioni in due anni abbondanti».

Anni in cui le collaborazioni sono state numerose e molto interessanti, varcando spesso i confini nazionali. «Con Bruno Augugliaro ho fatto due progetti, attualmente sto lavorando con Francesco Nardone. Sul versante internazionale, ho collaborato alla versione spagnola del brano “Quando tu ci sei” con un interprete del Perù, poi con Ruan Wepener del Sudafrica. Colgo l’occasione per ringraziare José María Sánchez Sáez, sia voce di una canzone che prezioso collaboratore per la parte mastering e arrangiamenti».

Lo scorso 5 ottobre sono uscite le due prime versioni di “Goccia d’argento – music project”, con il video disponibile su Youtube e le canzoni in tutti i negozi digitali. Il brano in italiano è del giovane barese Francesco Nardone, classe 1990, che Tumolo definisce «un bravissimo cantante poliedrico», mentre la versione rock, in lingua Afrikaans, è interpretata da Ruan Wepener. A breve il pezzo sarà edito anche in lingua spagnola, con un traccia solo chitarra, e in inglese, grazie alla collaborazione con un artista americano).

«Nessuna limitazione al tipo di lingua, dunque, perché un Bluombre può essere chiunque e in qualsiasi parte del mondo».

E mentre il suo progetto viaggia virtualmente in lungo e in largo, a Ruvo di Puglia Giuseppe Tumolo ha lasciato «metà della propria vita tra famiglia, parenti e amici. I ricordi sono tanti e molto belli. Gli anni ’80 e ‘90 sono stati molto importanti per la mia crescita: la campagna, i nonni, il primo lavoro, le prime canzoni e poi la bellezza della Puglia.

Ci tornerei, ovviamente, ma mi sento di dover ricorrere a un luogo comune: tra la mentalità del sud e quella del nord, se facessimo un bel 50 e 50, sarebbe perfetto».

mercoledì 19 Dicembre 2018

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