Spettacolo

“Parientes” conclude la prima parte del Talos Festival. Prossimo appuntamento a febbraio 2021

Veronique Fracchiolla
Veronique Fracchiolla
close
"Parientes" di e con Peppe Servillo
Domenica scorsa, in piazzetta Le Monache, il trio Servillo-Girotto-Mangalavite ha "narrato" amori, passioni, speranze delle comunità di emigrati in Sud America
scrivi un commento 206

“Da ragazzino ti guardavo da fuori come quelle cose che non si raggiungono mai, il nasino schiacciato sul vetro, in un azzurro di freddo che poi solo vivendo fu uguale al mio. Come una scuola di tutte le cose già da ragazzino stupito mi hai dato le sigarette, la fede nei miei sogni, e la speranza nell’amore”.

Sono le parole di Enrique Santos Discépolo, su musiche di Mariano Mores, che descrivono il piccolo Caffè di Buenos Aires, il “Cafetìn de Buenos Aires”, del 1947, una delle perle reinterpretate da Peppe Servillo, protagonista con il sassofonista Javier Girotto e il pianista Natalio Mangalavite – entrambi argentini di Còrdoba e di origine italiana – in “Parientes”, il recital che ha concluso la prima parte dell’edizione straordinaria del Talos Festival, domenica scorsa, in piazzetta Le Monache.

Quel ragazzino col naso schiacciato sul vetro, proiettato verso i sogni, è argentino, ma può essere anche un tano, un italiano emigrato nella terra del tango, della milonga, le danze e le musiche della nostalgia e della passione di vivere degli emigrati.

“Nosotros somos argentinos, nosotros somos tambien italianos, somos parientes” (Siamo argentini, ma siamo anche italiani, siamo parenti”): le parole di Cuca Noto danno avvio al concerto. Milonga sentimental, Come si usa col ragù, La Calesita, Canta Nenè, Parientes – quest’ultima da Mangalavite – sono alcune tra le canzoni interpretate dal Trio.

Ogni pezzo ha un’introduzione: che sia il monologo, ora appassionato ora brioso, di Servillo; o gli assoli e i duetti, vibranti dello spirito di culture diverse, di Girotto e Mangalavite.

Un concerto che è teatro, è mimica, narrazione jazz, con produzioni proprie e di altri Maestri, diquella che è stata una cultura – non solo musicale – generata dal fertile dialogo tra quella europea, degli emigrati, e quella locale.

Il recital, un viaggio dolce tra passato e presente, si conclude con l’omaggio a Domenico Modugno di cui è proposta la sua prima canzone cantata in pubblico, Lu pisce spada, e a Lucio Dalla con Felicità, in duetto col pubblico.

Intanto, i direttori artistici Pino e Livio Minafra tracciano un bilancio positivo di questa prima parte.

Pino Minafra è orgoglioso della sua creatura, del suo laboratorio “di melodia, ricerca e follia” che, dal 2017, ha accolto la danza: i progetti coreografici, dal respiro internazionale, di Giulio De Leo, direttore artistico della Compagnia Menhir – quest’anno ospiti, anche in diretta streaming Stephanie Kajal, Sanna Myllylahti, Virgilio Sieni – coinvolgono professionisti e non addetti, come gli allievi dell’Università della Terza Età e giovanissimi.

E se Livio Minafra ricorda che in piazzetta Le Monache, piccolo tempio en plein air del festival, si trovava la scuola comunale di musica dove hanno insegnato Antonio e Alessandro Amenduni, dove si sono formati Basilio Giandonato e altri nomi della scena storica musicale ruvese e pugliese, protagonisti anche dei suoi progetti “Lost Tapes” e “Iazz Bann – Storie di jazzisti che girarono il mondo”, l’assessora alla Cultura, Monica Filograno sottolinea ringrazia tutti gli attori del Festival, dagli artisti ai tecnici, allo staff, volontari e professionisti e proprio a chi lavora nel mondo dello spettacolo dal vivo rivolge un pensiero: sono stati i più penalizzati dall’emergenza Covid-19.

Proprio sabato scorso, a Milano, in piazza Duomo, tutti vestiti di nero, hanno fatto una silenziosa protesta, con i “bauli chiusi”, simbolo di valigie sempre aperte per i viaggi, le tournée. La loro richiesta è quella di scrivere, col Governo, un sistema di regole che concili il diritto alla salute, rispettando la normativa antiCovid-19, e il diritto al lavoro, attraverso la sostenibilità economica delle attività.

Le fa eco il sindaco Pasquale Chieco che commenta: «È stato impegnativo, molto. Ma sento di poter dire che è andato tutto bene, grazie all’impegno e alla professionalità di chi ha lavorato sotto il coordinamento diretto dei nostri uffici comunali.

Non ci siamo arresi al Covid non ci siamo sottratti a una delle responsabilità di un ente pubblico: investire nella cultura e sostenere le professioni dello spettacolo.

Dopo esserci aggiudicati il finanziamento nel piano triennale 2017-2019 della Regione Puglia, abbiamo ora ricevuto un sostegno diretto per questo anno grazie alla collaborazione del Teatro Pubblico Pugliese e siamo ormai all’interno del sistema cultura della Regione. Questo ci fa onore.

Per noi Talos non è solo un festival, è un manifesto culturale fatto di rigore, di linguaggi artistici, di visioni, di lavoro sulla nostra identità, sulle nostre radici, sulla capacità di contaminarci. É la nostra cartolina spedita al mondo intero».

Il prossimo appuntamento con la seconda parte del Talos Festival è il 13 e 14 febbraio 2021, al Teatro Comunale, con la Minafrìc Orchestra.

giovedì 15 Ottobre 2020

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti